“Nel 2023 ci sono stati mille morti sul lavoro e spesso questi incidenti sono prodotti dal sistema del subappalto e della logica degli appalti al massimo ribasso. Voglio ricordare però che è stato questo Governo a modificare il codice degli appalti e a reintrodurre il subappalto a cascata. È necessario che ci sia una reazione immediata e penso anche che sia necessario arrivare alla prossima settimana a un’iniziativa generale, che proporrò anche agli altri sindacati, perché non è più accettabile continuare a morire sul lavoro”. (Maurizio Landini segretario CGIL)
La contro riforma del Codice degli appalti che a marzo scorso ha reintrodotto il sub appalto a cascata ha una firma precisa: il vicepremier e ministro Matteo Salvini. Ieri la Lega ha definito le accuse della Cgil «disgustose» sostenendo che «le nuove norme sono state volute dall’Europa, tanto che l’Italia era a rischio infrazione, e nulla c’entrano con la tragedia». I fatti dimostrano il contrario: la commissione Ue chiedeva solamente che non ci fossero percentuali di subappalto predeterminate. È stato Salvini a decidere di liberalizzare completamente il subappalto, permettendo quello a cascata. (dal quotidiano “Il manifesto”)
Nonostante gli autorevoli e accorati appelli del Presidente della Repubblica il grave problema dei morti sul lavoro continua da imperversare. Tutti si commuovono, protestano, inorridiscono e nessuno fa qualcosa di concreto.
Non credo si tratti di una mancanza legislativa: la normativa esiste ed è fin troppo fiscale. Semmai sono carenti i controlli anche perché molto spesso si concentrano sugli aspetti burocratici e procedurali della materia non andando al sodo dell’effettiva funzionalità ed efficacia delle misure adottate.
Forse non è nemmeno un dramma ascrivibile all’insensibilità della politica: effettivamente in questo caso si può dire che destra e sinistra pari sono. Si succedono governi e ministri e i morti tendono ad aumentare. Certo il governo Meloni non brilla al riguardo, infatti si sente immediatamente colpito dalle critiche del sindacato e reagisce in modo scomposto ripiegando sulla solita polemica di stampo salviniano (ma lo facciano tacere una buona volta!).
Il problema è nel sistema economico: i committenti sono costretti, dalla tenaglia degli appalti al ribasso, ad affidare i lavori ad imprese a loro volta costrette a contenere il costo del lavoro per rimanere dentro i prezzi praticati e i lavoratori, anello debole della catena, sono costretti ad accettare ambienti e modalità di lavoro estremamente rischiosi.
Il discorso del ribasso è stato introdotto dopo tangentopoli: prima gli appalti erano al rialzo con tanto di creste fatte a favore dei partiti politici e a danno delle casse dello Stato. Come spesso succede si è passati da un’estremità all’altra con le gravissime conseguenze che stiamo registrando. Bisogna quindi rivedere il sistema introducendo disposizioni di salvaguardia sulla regolarità delle assunzioni e degli inquadramenti nonché sull’incolumità dei lavoratori.
Da una parte abbiamo le imprese costrette a lavorare sottocosto, dall’altro abbiamo gli operai costretti a lavorare senza protezione adeguata. Il discorso vale per i lavori pubblici, ma anche per il settore privato dove comunque trionfa la rigorosa legge del profitto. Una cosa è certa: non si può continuare con una simile carneficina.
Sergio Mattarella, lo scorso settembre ha detto con estrema chiarezza: “Le morti sul lavoro feriscono il nostro animo, feriscono le persone nel valore massimo dell’esistenza, il diritto alla vita. Feriscono le loro famiglie. Feriscono la società nella sua interezza. Lavorare non è morire. Il nostro Paese colloca il diritto al lavoro e il diritto alla salute tra i principi fondanti della Repubblica. Non è tollerabile perdere una lavoratrice o un lavoratore a causa della disapplicazione delle norme che ne dovrebbero garantire la sicurezza sul lavoro. I morti di queste settimane ci dicono che quello che stiamo facendo non è abbastanza. La cultura della sicurezza deve permeare le Istituzioni, le parti sociali, i luoghi di lavoro”.
La sinistra politica dovrebbe farne una questione e una battaglia identitaria e unitaria. La destra, attualmente al governo del Paese, dovrebbe almeno non allargare la falla degli appalti. I cattolici non cerchino di mettersi al centro della politica, ma mettano la difesa del lavoro al centro del loro impegno sociale e politico. Tutti smettano di spargere amare lacrime di coccodrillo e si diano da fare nei limiti del loro possibile.