Bronson Battersby, 2 anni, è morto di stenti. Il suo corpo è stato trovato accoccolato a quello senza vita del padre sessantenne, Kenneth, ucciso in casa a Skegness, nel Lincolnshire, da un infarto. Il dettaglio che scuote l’opinione pubblica britannica è la tempistica del ritrovamento avvenuto, lo scorso 9 gennaio, almeno due settimane dopo il presunto decesso dell’uomo a cui il bambino era stato affidato per il Natale. (dal quotidiano “Avvenire” – Angela Napoletano)
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non risponde alle telefonate del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, dallo scorso 7 ottobre, quando si sono verificati gli attacchi di Hamas, che hanno poi scatenato la guerra di Israele contro la Striscia di Gaza.
Guterres ha riconosciuto oggi in un’intervista ad Al Jazeera a Davos di non aver ancora parlato con il premier israeliano; e, successivamente, da New York, il suo portavoce, Stephane Dujarric, nella sua conferenza stampa quotidiana a New York, ha spiegato meglio. Dujarric non ha specificato quante volte Guterres ha provato a parlare con Netanyahu: “Non è come se qualcuno mi chiamasse tutti i giorni (e dicesse) richiamami, richiamami. C’è’ un protocollo diplomatico. Sappiamo che il messaggio (della chiamata) è stato ricevuto e il fatto che non abbiano chiamato non ha impedito al segretario generale di avere tutta una serie di contatti con funzionari israeliani”, ha spiegato Dujarric, che ha citato -tra questi “contatti”- il presidente israeliano Isaac Herzog o l’ambasciatore all’Onu, Gilad Erdan.
Dall’inizio della guerra, l’Onu è stata accusata di parzialità filo-palestinese dal governo israeliano, che ha preso di mira in particolare il segretario generale; tanto che diversi membri del gabinetto di governo israeliano ne hanno poi chiesto le dimissioni. (Rai News.it)
Ho fatto l’accostamento fra due notizie apparentemente scollegate, che però la dicono lunga sul mondo in cui viviamo. Se un bambino di due anni, nella democratica Gran Bretagna, muore nell’indifferenza generale, c’è indubbiamente qualcosa che tocca nella nostra cosiddetta civiltà occidentale. Se un importante capo di Stato, in un periodo di gravissime tensioni internazionali e mentre muoiono migliaia di bambini fra atroci sofferenze, snobba clamorosamente il segretario generale dell’Onu, c’è indubbiamente qualcosa che tocca nelle nostre cosiddette democrazie occidentali. Lo spaventoso egoismo che ci caratterizza non trova un limite nemmeno di fronte ai bambini. Forse ci commuoviamo sul momento davanti a certe immagini e pensando a quanto sta succedendo, per poi tornare a rifugiarci nella narrazione bellica e in quella pseudo-democratica che ci mettono il cuore in pace.
Papa Francesco, durante l’intervista rilasciata a Fabio Fazio, ha ricordato di avere incontrato in Vaticano dei bambini provenienti da Kiev pochi giorni prima: «Non sorridevano più, hanno dimenticato come si fa. Nonostante gli offrissi cioccolata e scherzassi con loro, non sorridevano. Un bambino che dimentica un sorriso è una cosa criminale, la guerra toglie il sorriso ai bambini». Quei bimbi ucraini accompagnati dai loro genitori «hanno visto qualcosa della guerra ma nessuno di loro sorrideva. I bambini spontaneamente sorridono» ma loro «avevano dimenticato il sorriso» e quando «un bambino dimentica un sorriso è criminale».
Mia sorella andava profondamente in crisi di fronte alle immagini dei bimbi morenti: si commuoveva, pronunciava parole dolcissime di compassione e spesso si allontanava dal video non reggendo al rammarico dell’impotenza di fronte a tanta innocente sofferenza. Sì, perché il cuore viene prima della mente, la sofferenza altrui deve essere interiorizzata prima di essere affrontata sul piano della concreta solidarietà e della risposta politica. Posso facilmente immaginare come reagirebbe di fronte ai drammi della guerra di questo periodo.
Lascio invece a mio padre la colorita reazione verso la politica ufficiale degli Stati in guerra. Cosa direbbe davanti al trattamento disgustoso riservato ad Antonio Guterres, vale a dire da Putin che gli ha mandato bombe che lo hanno sfiorato durante la sua missione in Ucraina, da Biden che ha irriso ai suoi appelli moltiplicando i carri armati all’Ucraina, da Netanyahu che gli chiude il telefono nei denti? “Ig scorezon adrè, i al tozon pr’al cul, robi da mat”. Poi si alzerebbe di soppiatto dalla poltrona e quatto, quatto se ne andrebbe a letto. Mia madre allora gli chiederebbe: “Vät a lét?”. Mio padre con aria assonnata risponderebbe quasi polemicamente: “No vagh a lét”. Un modo per ricordare la gustosa chiacchierata tra i due sordi. Uno dice appunto all’altro: “Vät a lét?”; l’altro risponde: “No vagh a lét” E l’altro ribatte: “Ah, a m’ cardäva ch’a t’andiss a lét”. E chi c’è infatti di più sordo dei capi di Stato che dialogano con le bombe.
Diceva Dietrich Bonhoeffer: “Il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini”. C’era un mio simpatico conoscente che in dialetto parmigiano definiva i bambini, scherzosamente ma con sgarbata dolcezza, “putanén” anziché putén. Probabilmente intendeva sottolinearne la sana e spregiudicata irrequietezza. Quando invece doveva sottolineare il modo assurdo di giocare a carte di qualcuno, esclamava: “Mo guärdol col putanòn lì…”. Come è bello ed eloquente il dialetto parmigiano!!!