Su due questioni caldissime tra i dem, il conflitto Hamas-Israele e il fine vita, la leader ha speso parole che hanno evidenziato le differenze interne e hanno lasciato perplessi, nuovamente, liberal e catto-dem.
Elly Schlein ha bacchettato la consigliera regionale veneta del partito per eccesso colposo in legittima crisi di coscienza sul tema del fine vita. A parte questa reciproca e strumentale forzatura metodologica, per la segretaria, ora, il tema è rilanciare la proposta di legge «per assicurare un fine vita dignitoso», su cui proprio i cattolico-democratici del Pd avevano costruito una faticosa unità interna durante la scorsa legislatura.
I liberal invece restano impressionati da un altro passaggio della segretaria, quello inerente il conflitto Hamas-Israele: «Dobbiamo porci la questione di evitare di alimentare questi conflitti, di evitare l’invio di armi e l’esportazione di armi verso i conflitti, verso il conflitto in Medio Oriente, in particolare in questo caso ad Israele. Perché non si può rischiare che le armi vengano utilizzate per commettere quelli che si possano configurare come crimini di guerra». (le frasi in corsivo di cui sopra sono prese dal quotidiano “Avvenire”)
Sono cattolico, non so se sono catto-dem. Se essere catto-dem vuol dire restare rigidamente attaccati al principio assoluto della morte indisponibile per la persona umana, non lo sono. Ho una visione laica della religione e ancor più della politica. Per farla breve sono perfettamente d’accordo con quanto affermava don Andrea Gallo: «Sulla base di una scelta chiara e consapevole della persona interessata, bisogna rispettare il suo diritto alla non sofferenza, a un minimo di dignità in ciò che rimane della vita. Ogni caso ha una sua trama e una valutazione diversa».
E dove sta don Gallo sta anche una canzone di Fabrizio De André, “Preghiera in gennaio”: “Quando attraverserà l’ultimo vecchio ponte ai suicidi dirà baciandoli alla fronte venite in Paradiso là dove vado anch’io perché non c’è l’inferno nel mondo del buon Dio”.
Dal momento che però non si può cadere in una sorta di assistita anarchia suicida, la politica deve intervenire a normare la delicatissima materia senza pregiudizi religiosi e ideologici, ma mettendo al primo posto i diritti della persona (discorso perfettamente costituzionale). Non ricordo i contenuti della proposta di legge elaborata unitariamente dal PD, ma penso sia la strada giusta senza nascondersi dietro pelose obiezioni di coscienza, che amo definire obiezioni di comodo. Speriamo che il pur sacrosanto intervento legislativo non rappresenti una beffarda tortura burocratica finale per chi è già sufficientemente maltrattato da madre natura con tutto quel che segue.
Sulla questione delle armi mi rifaccio a quanto ha scritto recentemente sul quotidiano “Avvenire” Pier Luigi Castagnetti, un autorevole aderente, seppur critico, al PD: «Mi limito a osservare ad esempio che se, di fronte ai focolai di guerra in corso, che stanno allargandosi spaventosamente, producendo migliaia e migliaia di morti incolpevoli, e lo sconvolgimento degli equilibri del mondo, anche i politici cattolici lasciano solo il Papa a testimoniare una posizione di assoluto realismo e buon senso, perché preferiscono discutere della partita delle capoliste alle elezioni europee, sarà difficile che essi possano migliorare il loro appeal elettorale».
Basta armi, basta armi! Basta con la menata della difesa della democrazia armi in pugno. Papa Francesco ha dedicato gran parte della sua ultima intervista televisiva ad un durissimo atto d’accusa ai signori di ogni guerra, i produttori di armi, quei “fabbricanti di morte” indicati come i maggiori promotori e i principali beneficiari di ogni conflitto. E con loro quei leader che decidono di mettere mani alle armi incuranti della sorte dei loro soldati e delle vittime civili.
Allora mettiamoci d’accordo. Non si può essere accaniti difensori della vita con chi non ce la fa più a vivere e accaniti realisti davanti agli eccidi conseguenti alle guerre. Non so cosa ci sia di cattolico nei primi e cosa ci sia di liberale nei secondi. Bisognerebbe almeno paradossalmente essere sempre radicali o sempre liberali.
Se il Pd si incarta in queste diatribe pseudo-ideologiche si allontanerà sempre più dagli umori e dagli amori popolari per ripiegare su una sorta di partito poco intelligente e molto artificiale. Ben vengano le discussioni interne al partito, ma poi occorre la capacità e la volontà di fare sintesi. Non ce l’ha nessuno e allora penso proprio che mi confermerò nell’intenzione di non votare più per questo partito in cui non mi riconosco. Mai dire mai, ma mi sento troppo laico per difendere la vita solo a parole, per niente liberale per offendere la vita con le armi in pugno.