Durante gli incontri di Coppa Davis tenutisi a Malaga, in occasione dei cambi di campo dei tennisti veniva mandata assordante musica per riempire le pause: è una prassi ormai consolidata in tutti gli impianti sportivi. Non so se nelle intenzioni voglia essere un modo per stemperare le tensioni, prevenire disordini e sdrammatizzare il clima. Le musiche sono di quelle che i nervi li urtano più che distenderli, ma lasciamo perdere, ormai l’importante è comunque fare casino e la gente si diverte così.
Non mi è però sfuggito un fatto particolare che nessuno ha sottolineato. Negli incontri di cui sopra con la partecipazione dei tennisti italiani, per diverse volte, è stato trasmesso un pezzo musicale sulle note di “Bella ciao”, la canzone che viene associata alla Resistenza e ai partigiani: le parole del testo evocano la libertà, la lotta contro le dittature e l’opposizione agli estremismi, e per questa ragione è considerata la canzone simbolo della Resistenza italiana.
Non voglio fare della dietrologia a tutti i costi, né tanto più mischiare l’apoteosi tennistica italiana in coppa Davis con la denigrazione politica dell’attuale governo italiano, ma la cosa mi ha incuriosito e stimolato in alcuni pensieri. In Spagna conoscono bene le simpatie del nostro premier verso l’estremismo pseudo-fascista di Vox. Avranno voluto dare una stoccata al governo italiano via coppa Davis? Se non è così chiedo umilmente scusa agli amici spagnoli, se per caso fosse come da me maliziosamente ipotizzato, non mi scandalizzerei, anzi mi compiacerei e trarrei un utile e provocatorio insegnamento che potrebbe essere persino utile a togliere le fette di prosciutto dagli occhi degli italiani dalla memoria corta e dall’illusione facile. Certo che farsi cantare nei denti “Bella ciao” suona come polemica presa in giro: gli spagnoli mi sono sempre stati simpatici, da oggi in poi vorrà dire che lo saranno ancor più.
Mi è tornato alla mente il clamoroso incidente avvenuto il 6 maggio 1959, allorché in occasione dell’incontro di calcio Italia-Inghilterra che si svolgeva allo stadio di Wembley fu suonata la «Marcia reale» invece che l’inno di Mameli, suscitando polemiche e interrogazioni parlamentari. Allora probabilmente dall’alto della loro splendida (?) monarchia democratica gli inglesi vollero ricordarci la nostra squallida monarchia filo-fascista e ce ne venne una gamba sul piano diplomatico.
Oggi, molto più cordialmente, come è nel loro carattere, gli spagnoli forse (il condizionale è d’obbligo) vogliono ricordarci, se qualcuno mai in Italia se ne fosse dimenticato, che la Resistenza è qualcosa di irrinunciabile e con essa non si può scherzare andando magari a braccetto con partiti politici spagnoli di estrema destra in cui ci puzza di fascismo lontano un miglio. Aggiungo solo un grazie di cuore per avercelo ricordato. Ce n’era bisogno. Viva l’Italia del tennis e viva l’Italia della Resistenza!