Mi stupisco di chi si stupisce per il riaffioramento dell’antisemitismo in conseguenza e/o in corrispondenza della guerra tra Hamas e Israele. Guerra di aggressione, ingiusta, tremenda, pazzesca come del resto tutte le guerre. Le guerre scatenano tutti i peggiori sentimenti delle persone, di chi è direttamente coinvolto, ma anche di chi sta a guardare.
Chi si difende non riesce mai a porre un limite alla propria difesa. É il caso di Israele che sembra voler ribadire il proprio diritto all’esistenza, distruggendo una volta per tutte l’imbarazzante e concorrente presenza di un territorio equivocamente e promiscuamente abitato da una popolazione ad esso storicamente ostile. È Il caso dei palestinesi che sembrano affidarsi disperatamente ai terroristi di Hamas per far valere i loro diritti, vocandosi a loro volta all’auto-distruzione. Entrambi tolgono dal loro vocabolario due termini: politica e pace.
Questo perché la guerra raschia il barile storico dei peggiori sentimenti e trasforma in odio viscerale ed irresistibile ogni e qualsiasi contrasto e conflitto. La guerra è il male assoluto! Dalla sua tragica cucina non possono che uscire tutte le pietanze peggiori di questo mondo. Fra queste possiamo inserire l’antisemitismo, sempre in agguato così come tutti gli odi razziali e religiosi.
L’aggressione di Hamas e la conseguente reazione spropositata di Israele sono un perfetto assist per l’antisemitismo, perfettamente studiato e voluto dai terroristi, drammaticamente non evitato dalla controffensiva israeliana. Scatta in chi interpreta maledettamente tutti gli eventi, passati, presenti e futuri, come lo scontro tra due fazioni in lotta per la propria sopravvivenza.
Purtroppo la storia non insegna niente a chi non vuole imparare, anche perché con le guerre si distrugge la portata ragionevole e pacifica della storia. Non si può distruggere la scuola per poi stupirsi che in molti non vadano a lezione. Restano solo coloro che si sforzano di imparare per loro conto, ma non tutti sono in grado di farlo, perché troppo forte è la tentazione di non studiare e di rifugiarsi nei luoghi comuni, giusti o sbagliati che siano.
Gli odi che riaffiorano sono tali da giustificare la guerra e da renderla perpetua. Chi governa dovrebbe avere il coraggio di rimuovere per tempo le cause delle guerre e non stupirsi che esse portino le più nefaste conseguenze. Chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati è un impegno (quasi) impossibile, in quanto bisogna recuperare sul piano culturale, sociale, economico e politico le motivazioni positive della convivenza pacifica. Compito improbo a cui non giovano le frustranti, scandalizzate e tardive condanne a tavolino degli odi.
Possibile che la storia non dica niente a chi resta prigioniero di una logica fatta di odio e vendetta? Possibile se essa non viene coniugata con un’azione preventiva di risanamento delle coscienze e dei rapporti tra gli Stati e ancor prima tra i popoli. Nessuno può dirsi esente da colpe in tal senso. E chi si stupisce continua a far finta di non capire.
Reprimiamo pure l’antisemitismo, è doveroso, ma occorre rimuoverne le cause: non si tratta di uno sfogo innocuo per bambini scemi e nemmeno dell’esercizio preparatorio di una guerra futura. È la folle realtà di un mondo in perenne guerra con se stesso.
Sono partito dallo stupore e concludo con esso. Termino ponendomi e ponendo a chi si stupisce un provocatorio quesito: è nato prima l’antisemitismo o la guerra? Prima di rispondere a vanvera è opportuno riflettere.