Le Chiese locali sono incoraggiate, in particolare, ad allargare il loro servizio di ascolto, accompagnamento e cura alle donne che nei diversi contesti sociali risultano più emarginate. È urgente garantire che le donne possano partecipare ai processi decisionali e assumere ruoli di responsabilità nella pastorale e nel ministero. Il Santo Padre ha aumentato in modo significativo il numero di donne in posizioni di responsabilità nella Curia Romana. Lo stesso dovrebbe accadere agli altri livelli della vita della Chiesa. Occorre adattare il diritto canonico di conseguenza. Si prosegua la ricerca teologica e pastorale sull’accesso delle donne al diaconato, giovandosi dei risultati delle commissioni appositamente istituite dal Santo Padre e delle ricerche teologiche, storiche ed esegetiche già effettuate. Se possibile, i risultati dovrebbero essere presentati alla prossima Sessione dell’Assemblea.
Sono state espresse valutazioni diverse sul celibato dei presbiteri. Tutti ne apprezzano il valore carico di profezia e la testimonianza di conformazione a Cristo; alcuni chiedono se la sua convenienza teologica con il ministero presbiterale debba necessariamente tradursi nella Chiesa latina in un obbligo disciplinare, soprattutto dove i contesti ecclesiali e culturali lo rendono più difficile. Si tratta di un tema non nuovo, che richiede di essere ulteriormente ripreso.
Alcune questioni, come quelle relative all’identità di genere e all’orientamento sessuale, al fine vita, alle situazioni matrimoniali difficili, alle problematiche etiche connesse all’intelligenza artificiale, risultano controverse non solo nella società, ma anche nella Chiesa, perché pongono domande nuove. Talora le categorie antropologiche che abbiamo elaborato non sono sufficienti a cogliere la complessità degli elementi che emergono dall’esperienza o dal sapere delle scienze e richiedono affinamento e ulteriore studio. È importante prendere il tempo necessario per questa riflessione e investirvi le energie migliori, senza cedere a giudizi semplificatori che feriscono le persone e il Corpo della Chiesa. Molte indicazioni sono già offerte dal magistero e attendono di essere tradotte in iniziative pastorali appropriate. Anche dove siano necessari ulteriori chiarimenti, il comportamento di Gesù, assimilato nella preghiera e nella conversione del cuore, ci indica la strada da seguire.
Ho estratto dalla Relazione di Sintesi della prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (4-29 ottobre 2023) alcuni passaggi sui temi caldi riguardanti il ruolo delle donne all’interno della Chiesa, il celibato dei presbiteri e i temi etici. Sono andato al sodo, trascurando colpevolmente, almeno per ora, una lettura completa del documento.
Mi sembra che si sia fatto qualche passo in avanti nel senso di cogliere i problemi nella loro attualità e significatività senza paura di guardare in faccia la realtà. Prevale comunque il garbato ma comodo rinvio per le soluzioni da adottare.
E il coraggio? “Certo il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare” … scriveva Alessandro Manzoni nel capitolo XXV de” I Promessi Sposi”. La Chiesa dovrebbe avere al riguardo una marcia in più: lo Spirito Santo, che purtroppo, quando arriva, trova sempre le frittate fatte.
I tempi della Chiesa sono lunghi, troppo lunghi anche perché gli infiniti approfondimenti delle tematiche si fanno sulla pelle di chi le soffre. Ho l’impressione che il Concilio Vaticano secondo, tutto sommato, fosse molto più avanti dei sinodi successivi.
Il cardinale Carlo Maria Martini, nel suo appello prima della morte, dice: «La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni. Come mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio? Comunque la fede è il fondamento della Chiesa. La fede, la fiducia, il coraggio. Io sono vecchio e malato e dipendo dall’aiuto degli altri: le persone buone intorno a me mi fanno sentire l’amore. Questo amore è più forte del sentimento di sfiducia che ogni tanto percepisco nei confronti della Chiesa in Europa. Solo l’amore vince la stanchezza. Dio è amore. Io ho ancora una domanda per te: che cosa puoi fare tu per la Chiesa?».
Insisto col cardinal Martini, che nella intervista-testamento spirituale ribadisce: «La Chiesa è rimasta indietro di 200 anni. Come mai non si scuote? Tre strumenti contro la stanchezza della Chiesa:
- Il primo è la conversione: la Chiesa deve riconoscere i propri errori e deve percorrere un cammino radicale di cambiamento.
- Il secondo è la Parola di Dio: è semplice e cerca come compagno un cuore che ascolti. Né il clero né il diritto ecclesiale possono sostituirsi all’interiorità dell’uomo.
- Il terzo strumento sono i Sacramenti. Non sono uno strumento per la disciplina, ma un aiuto per gli uomini nei momenti del cammino e nelle debolezze della vita… Io penso a tutti i divorziati, alle coppie risposate, alle famiglie allargate… hanno bisogno di una protezione speciale.
Una donna abbandonata dal marito trova un compagno che si occupa di lei e dei tre figli. Il secondo amore riesce. Questa famiglia non deve essere discriminata. L’amore è grazia, l’amore è dono. La domanda se i divorziati possono fare la comunione dovrebbe essere capovolta. Come può la Chiesa arrivare in aiuto con la forza dei Sacramenti a chi ha situazioni familiari complesse?»
Non è male che due omosessuali abbiano una certa stabilità di rapporto e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli. Non condivido le posizioni di chi, nella Chiesa, se la prende con le unioni civili».
Torno al mio ben più modesto parere. Sinceramente non vedo ostacoli teologici e dottrinali che possano ostacolare soluzioni serie per i problemi suddetti. Cosa c’è di evangelico nell’insistenza sul celibato sacerdotale, sulla chiusura al presbiterato delle donne, al matrimonio fra divorziati, alle unioni omosessuali, all’ascolto del grido di dolore emergente dai disperati che desiderano finire la loro vita?
Anche facendo tutti gli sforzi necessari per capire le ragioni degli altri, non riesco a capacitarmi delle titubanze e dei tentennamenti. Non è bello, ma credo che, nella peggiore delle ipotesi, ciò che è nelle facoltà decisionali delle coscienze individuali possa essere tranquillamente adottato. Nella mia vita ho fatto così e non penso per questo di essermi guadagnato l’inferno. Per ciò che invece è legato necessariamente alle regole ecclesiali non rimane che aspettare: che non ci siano più preti, che la trasgressione sessuale stravolga la vita della Chiesa, che le donne occupino il Vaticano, che la Chiesa resti indietro come al solito, non so di quanti anni.