La svolta del governo sui migranti è durissima e arriva in un video dai toni drammatici all’ora di cena. Nulla sarà più come prima. La gestione dell’immigrazione sarà militarizzata. In sei minuti Giorgia Meloni demolisce quella che chiama la retorica «immigrazionista», annuncia una serie di misure rigidissime e si copre il fianco a destra, dopo giorni di martellamento da parte dell’alleato Matteo Salvini.
«Annuncio che…» dice a un certo punto. Meloni annuncia che «sarà dato mandato alla Difesa di realizzare nel più breve tempo possibile» nuove strutture per i migranti «in modo tale che siano sufficienti a trattenere gli immigrati illegali».
La presidente del Consiglio indica anche dove: «Daremo mandato di realizzare queste strutture in località a bassissima densità abitativa e facilmente perimetrabili e sorvegliabili». Nessun problema di ordine pubblico dovrà esserci quindi, men che meno sarà necessario pensare al coinvolgimento dei territori. La decisione verrà calata dall’alto. Quanto agli ingressi degli irregolari, «non conviene affidarsi ai trafficanti di esseri umani».
Sui tempi, dice Meloni, «al Consiglio dei ministri di lunedì porteremo una modifica del termine di trattenimento nei centri di permanenza per i rimpatri di chi entra illegalmente in patria. Limite che verrà alzato al massimo consentito dalla normativa europea, ovvero 18 mesi». Detenzioni lunghissime, per disincentivare chi volesse provare ad arrivare in Italia.
Il fronte scoperto resta l’Africa: la premier si autoelogia per l’impegno in Libia, ma ammette che sulla Tunisia ci sono stati problemi per l’esodo imponente di questi mesi. «Una parte dell’Ue si è mossa contro» l’accordo, tanto che 250 milioni promessi a Saied non sono ancora arrivati.
L’intervento di Meloni sembra dunque tornare ai tempi della campagna elettorale, con la rievocazione del blocco navale per fermare le partenze. Serve una «missione europea, anche navale, se è necessario, in accordo con le autorità del nord Africa, per fermare la partenza dei barconi». (dal quotidiano “Avvenire” – Diego Motta)
Nei giorni scorsi si è gridato al complotto europeo (protagonista la sinistra in particolare) contro l’Italia e il suo attuale governo: si starebbe usando l’immigrazione per metterlo in difficoltà. Salvini vede un atto di guerra dietro gli sbarchi. E tira in ballo pure i Servizi. Il vicepremier ha fatto una lunga intemerata davanti alla stampa estera per denunciare una “regia esterna” che pianifica l’arrivo dei migranti.
Poi arriva l’annuncio della militarizzazione della gestione dell’immigrazione: un’autentica cavalcata della paura. Un giorno è tutta colpa della Francia, un altro giorno è l’Europa che si nasconde, il terzo giorno è colpa di tutti coalizzati contro di noi. E allora non resta che trasformare il fenomeno migratorio in una guerra. Non servirà a niente, ma nel frattempo tutto ciò consente di placare i contrasti interni al governo e di mostrare agli italiani lo specchietto della linea dura.
Poi però forse la premier Meloni, dopo avere abbaiato a più non posso, si accorge di avere esagerato e fa partire l’invito alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen a visitare con il governo la stessa Lampedusa, per prendere visione dell’emergenza umanitaria. Un eclatante colpo al cerchio della tolleranza zero ed un sommesso colpo alla botte della collaborazione con la Ue e i partner europei. Una sceneggiata: dopo avere mostrato le facce feroci, tutti a Lampedusa a mostrar le chiappe del vogliamoci bene. E magari troveranno persino uno straccio di accordo sulle peggiori premesse possibili e immaginabili: una sorta di fumoso pugno duro europeo, della serie facciamo finta di fare la guerra agli immigrati poi si vedrà…
Non prendo nemmeno in considerazione il merito delle boutade propagandistiche di Giorgia Meloni, che dimostrano lo stato confusionale regnante nel governo italiano a cui fa effettivamente riscontro la recalcitrante posizione delle istituzioni e dei partner europei. A farne le spese saranno gli immigrati stessi e tutti i cittadini europei alle prese con un fenomeno, che, anziché essere realisticamente e solidalmente gestito, viene agitato come uno spauracchio.
Proprio in questi stessi giorni il presidente Mattarella, come ho già avuto modo di rilevare, ha invitato a non pensare che i problemi possano risolversi da sé, senza l’impegno necessario ad affrontarli. Oppure – ancor peggio – a non cedere alle paure, quando non alla tentazione di cavalcarle, incentivando – anche contro i fatti – l’esasperazione delle percezioni suscitate. Quando ha pronunciato queste parole c’era schierato il parterre del centro destra, che lo applaudiva freneticamente: in dialetto parmigiano si chiama “bècch äd fér”, in lingua italiana corretta faccia tosta, in espressione triviale faccia da c…