Dopo il ministro della Difesa Giudo Crosetto è Giorgia Meloni ad alzare la voce contro Berlino, esprimendo tutto il proprio «stupore» per l’aiuto del governo tedesco alle ong. In una lettera inviata sabato scorso al cancelliere Olaf Scholz, la premier critica una decisione che a suo avviso comporterà il rischio «di partenze moltiplicate» e «nuove tragedie» in mare, pur mitigando le sue esternazioni palesando la disponibilità a una soluzione «strutturale», che sarebbe pronta a trovare parlandone di persona.
«Ho appreso con stupore che il Tuo governo – in modo non coordinato con il governo italiano – avrebbe deciso di sostenere con fondi rilevanti organizzazioni non governative impegnate nell’accoglienza ai migranti irregolari sul territorio italiano e in salvataggi nel Mare Mediterraneo. Entrambe le possibilità suscitano interrogativi. Innanzitutto, per quanto riguarda l’importante e oneroso capitolo dell’assistenza a terra è lecito domandarsi se essa non meriti di essere facilitata in particolare sul territorio tedesco piuttosto che in Italia. Inoltre, è ampiamente noto che la presenza in mare delle imbarcazioni delle Ong ha un effetto diretto di moltiplicazione delle partenze di imbarcazioni precarie che risulta non solo in ulteriore aggravio per l’Italia, ma allo stesso tempo incrementa il rischio di nuove tragedie in mare».
«Ritengo che gli sforzi, anche finanziari – continua il capo dell’esecutivo -, delle Nazioni Ue interessate a fornire un sostegno concreto all’Italia dovrebbero piuttosto concentrarsi nel costruire soluzioni strutturali al fenomeno migratorio, ad esempio lavorando ad un’iniziativa Ue con i Paesi di transito della sponda sud del Mediterraneo, che peraltro necessiterebbe di risorse inferiori rispetto a quella da tempo in essere con la Turchia». (dal quotidiano “Avvenire”)
Mi stupisco dello stupore di Giorgia Meloni. Sono perfettamente d’accordo sul fatto che gli interventi, direttamente o indirettamente finalizzati al sostegno del fenomeno migratorio, andrebbero programmati e concordati a livello europeo. Ho però l’impressione che in attesa di questa programmazione concordata assisteremo ad ulteriori stragi di migranti, considerati i tempi e i modi di intervento della Ue e dei suoi Paesi, divisi fra di loro e chiusi in logiche particolaristiche.
Ecco perché ben vengano i provvedimenti concreti e tempestivi per salvare vite umane e mi sembra che l’aiuto alle Ong abbia questo scopo: prima di tutto i migranti vanno salvati, poi si potrà e si dovrà discutere sul come accoglierli, assisterli e integrarli.
Mi sovviene al riguardo la parabola evangelica del buon Samaritano: se, vista l’inerzia del sacerdote e del levita (che forse facevano ragionamenti simili a quelli di Giorgia Meloni), il Samaritano (le Ong?) non fosse intervenuto tempestivamente, quel povero disgraziato (molto simile ai migranti) sarebbe morto dissanguato in attesa degli interventi strutturali.
Al Samaritano premuroso avrebbero potuto eccepire un interventismo fuori luogo, volto a provocare i benpensanti e non si può negare che, in un certo senso, avesse in sé una valenza provocatoria: fatto sta che quel povero disgraziato ebbe salva la vita. Cosa successe poi il racconto evangelico non lo dice.
I migranti sono tali non perché approfittano delle Ong al loro servizio, ma perché sono disperati, affamati, torturati e non hanno altra scelta se non quella di fuggire dai loro inferni di terrore e di morte. Le polemiche fra i Paesi europei risultano quindi oltre modo penosi e disgustosi. Si rimbocchino tutti le maniche e la smettano di litigare sulla pelle dei disgraziati.
Quanto al governo italiano non faccia nei confronti delle Ong la parte del lupo che accusa l’agnello situato a valle di sporcare le acque a monte e in subordine di farsi strumentalizzare dalla sinistra tedesca per parlare male della destra italiana.
Mi pare che con questi atteggiamenti, infantili e strumentali, andremo poco lontano nella costruzione dell’Europa e nella soluzione del problema migratorio. I tatticismi e gli opportunismi non servono a niente, anche perché, come si suol dire, le balle stanno in poco posto.