Nell’Eurozona servono “nuove regole e più sovranità condivisa”, ha sottolineando l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi in un intervento pubblicato sull’edizione online dell’Economist. “Le strategie che nel passato hanno assicurato la prosperità e la sicurezza dell’Europa, affidandosi all’America per la sicurezza, alla Cina per l’export e alla Russia per l’energia, sono diventate insufficienti, incerte o inaccettabili”, ha afferma l’ex presidente della Bce, per il quale sul fronte delle politiche di bilancio “tornare passivamente alle vecchie regole sospese durante la pandemia sarebbe il risultato peggiore possibile”.
Secondo Draghi “l’Europa deve ora affrontare una serie di sfide sovranazionali che richiederanno ingenti investimenti in tempi brevi, tra cui la difesa, la transizione verde e la digitalizzazione”, osserva spiegando che allo stato attuale “l’Europa non dispone di una strategia federale per finanziarli, né le politiche nazionali possono assumerne il ruolo, poiché le norme europee in materia di bilancio e aiuti di Stato limitano la capacità dei Paesi di agire in modo indipendente”. Quindi c’è il “serio rischio” che l’Europa non raggiunga i suoi “obiettivi climatici, non riesca a garantire la sicurezza richiesta dai suoi cittadini e perda la sua base industriale a vantaggio di regioni che si impongono meno vincoli. Per questo motivo, tornare passivamente alle vecchie regole fiscali, sospese durante la pandemia, sarebbe il peggior risultato possibile”. (ItaliaOggi)
Da diverso tempo, da non draghiano, mi sto chiedendo cosa abbia in testa Draghi per il proprio futuro politico. Da queste sue dichiarazioni non emerge se e a quale carriera futura stia eventualmente pensando, ma emerge con estrema chiarezza quale sia il suo pensiero riguardo all’Europa. Abbiamo un vero europeista in casa e lo abbiamo liquidato in malo modo, è lui l’unico statista sulla piazza e noi preferiamo volare basso. Sergio Mattarella non si era sbagliato, si sono sbagliati i partiti e gli elettori che li hanno seguiti.
Prima di pensare a fantomatici equilibri in vista delle prossime elezioni europee, sarà opportuno chiarirci le idee sul futuro dell’Europa facendoci aiutare dalla competenza, dall’esperienza, dalla lungimiranza e dalla lucidità di Mario Draghi. Ascoltiamolo, non per prendere per oro colato quel che dice, ma per considerare seriamente quanto afferma. In poche parole ha delineato il quadro europeo e mondiale che ci aspetta.
Francamente non vedo a livello europeo e mondiale un personaggio alla sua altezza. Vediamo di non sprecare questa risorsa considerandolo una sorta di deus ex machina oppure un grande tecnocrate prestabile alla politica. Anche il suo stile assai sobrio è in controtendenza: c’è bisogno di personaggi che misurino le parole e siano in grado di concretizzarle.
Tutti si stanno dichiarando d’accordo con lui, anche se non lo sono. Fanno una certa pena. Non dobbiamo puntare ad esprimere dirigenti che si limitino a rappresentare le istanze italiane in sede europea, ma persone che sappiano guidare l’Europa, trascinando di conseguenza anche l’Italia. Durante la sua esperienza alla presidenza della Bce, ha dimostrato che si può e si deve essere europei e che ciò aiuta il nostro Paese molto più di conflittualità e controversie tra i Paesi partner.
Non so quale sarà il destino di Draghi, certamente ci sta dando una lezione di merito e di stile. Ascoltiamola e impariamola. È l’unico personaggio in grado di raccogliere il testimone dai padri fondatori dell’Europa. La tanto sbandierata agenda Draghi l’abbiamo accantonata, vediamo di riprenderla in mano e di provare a rispettarla con senso critico, ma con altrettanta convinzione e adesione alle sollecitazioni culturali e politiche che contiene.
La politica ha avuto e ha paura di Draghi: in effetti il suo livello sembra fatto apposta per smascherare i limiti dei partiti. Quando sono riusciti a mandarlo a casa, hanno tirato un sospiro di sollievo. Ho l’impressione che anche oggi lo temano. Intendiamoci bene, non è un mago, non ha la bacchetta magica, ha pure lui limiti e difetti. Però con Draghi si può ragionare e guardare all’Europa seriamente. É il caso almeno di provarci.