«È molto brava, nella sua visita a Washington ha fatto a tutti un’ottima impressione». In particolare, «per la sua cautela verso la Cina, la sua collaborazione con l’Unione europea, le sue posizioni sull’Ucraina». A parlare è la speaker emerita della Camera dei rappresentanti Usa, Nancy Pelosi, icona dei Dem Usa, simbolo della resistenza liberal al Partito repubblicano versione Trump, idolo della Sinistra italiana. Oggetto dei complimenti, la premier Giorgia Meloni, che la medesima sinistra italiana e certa stampa continuano a dipingere all’estero come un pericolo per la democrazia. Una conferma dell’intelligenza politica di Pelosi e, per chi ancora non se n’è fatta una ragione, del solido legame costruito dalla premier con l’Amministrazione democratica di Joe Biden e, più in generale, del rapporto di fiducia che è stato ricostruito con gli Stati Uniti, dopo le sbandate filo cinesi e filo russe dei Governi Conte. Pelosi, che aveva incontrato personalmente Meloni a Washington, in occasione della visita della premier al Congresso Usa, ha pronunciato i suoi complimenti alla presidente del Consiglio a Venezia, in occasione della Mostra del cinema, ospite d’onore di un premio internazionale. (dal quotidiano “Il giornale”)
Quel che pensano gli americani della politica italiana non mi interessa anche se mi ha sempre spaventato. “Lei la pagherà cara” disse Kissinger o qualcuno del suo entourage ad Aldo Moro in riferimento alle sue aperture al Partito comunista. Sbagliava Moro, no! Sbagliavano gli americani. Ragion per cui se fossi in Giorgia Meloni non mi farei grosse illusioni. Di politica gli americani non capiscono un accidente, basti pensare al loro inossidabile trumpismo. Probabilmente però fra ignoranti e incompetenti ci si intende a meraviglia.
La forzatura polemica del parallelismo tra i democratici Usa e la sinistra italiana suscita più ilarità che fastidio. Ognuno deve fare i conti con la propria storia, nessuno ha la verità in tasca, men che meno Nancy Pelosi, pur con tutto il rispetto possibile e immaginabile. Tutto sommato la considerazione statunitense per Giorgia Meloni mi conferma nel mio giudizio negativo sulla premier italiana. Avere i complimenti americani non è un titolo di merito, ma un segnale d’allarme.
A proposito di sbandate Giorgia Meloni non è seconda a nessuno: sta regolarmente rimangiandosi tutto quanto detto in passato in politica interna ed internazionale. L’unica cosa che stenta a rimangiarsi è la fedeltà al neofascismo. Ognuno interpreta la coerenza a suo modo.
Attenzione però, perché le situazioni cambiano in fretta: anche Silvio Berlusconi sembrava protagonista incontrastato dei rapporti internazionali, salvo crollare proprio su questo terreno scivoloso.
Il Dc9 dell’Itavia precipitato vicino a Ustica il 27 giugno 1980 è stato abbattuto da un missile francese. Lo sostiene, in un’intervista a Repubblica, l’ex premier Giuliano Amato. “Era scattato un piano per colpire l’aereo sul quale volava Gheddafi – racconta – ma il leader libico sfuggì alla trappola perché avvertito da Craxi. Adesso l’Eliseo può lavare l’onta che pesa su Parigi”. “Dopo quarant’anni le vittime innocenti di Ustica non hanno avuto giustizia. Perché continuare a nascondere la verità? È arrivato il momento di gettare luce su un terribile segreto di Stato. Potrebbe farlo Macron. E potrebbe farlo la Nato. Chi sa ora parli: avrebbe grandi meriti verso le famiglie delle vittime e verso la Storia”, afferma Amato nell’intervista, sottolineando che “la versione più credibile è quella della responsabilità dell’aeronautica francese, con la complicità degli americani. Si voleva fare la pelle a Gheddafi, in volo su un Mig della sua aviazione. Il piano prevedeva di simulare una esercitazione della Nato, una messa in scena che avrebbe permesso di spacciare l’attentato come incidente involontario”. (Ansa.it)
Avrà il coraggio Giorgia Meloni di sollevare questo caso non solo con i francesi, ma anche con gli americani? Se lo facesse godrebbe ancora della simpatia statunitense dietro cui sta nascondendo tutte le sue magagne passate e presenti?
Cosa direbbe Giorgia Meloni se un redivivo Trump alla Casa Bianca ripristinasse un buon rapporto con la Russia di Putin? Dovrebbe imbastire una delle sue storiche giravolte. E allora? Smorziamo sul nascere i reciproci facili entusiasmi e pensiamo all’Italia, che ha sempre tenuto un buon rapporto con gli Usa, ma a schiena diritta e senza farsi tirare la volata. Aldo Moro docet! Lui ha pagato cara la sua lungimiranza di statista, mentre Giorgia Meloni non potrà che raccogliere tempesta dopo aver seminato il vento dell’opportunismo, del populismo e del sovranismo.