Emerge sempre più che la strage di Pylos è stato il drammatico e colpevole esito dei “non soccorsi”. Con un video che dimostra con chiarezza come il peschereccio fosse fermo, con mare calmo, in attesa di soccorsi. Invece si sono avvicinati solo mercantili, lanciando con una fune pacchi di acqua in bottiglia. Quindi non una fune per trainare. (dal quotidiano “Avvenire”)
Assistiamo inerti e addirittura indifferenti alle stragi di migranti, che si susseguono e che purtroppo vanno in crescendo. Questi eventi tragici non li abbiamo saputi prevenire nei tempi passati con una lungimirante politica di aiuto ai Paese sottosviluppati, non li riusciamo nemmeno ad evitare con una gestione razionale e solidale del fenomeno migratorio, non li evitiamo nemmeno a valle con i soccorsi umanitari.
Rimangono sempre, se non le certezze, almeno i dubbi atroci che si sarebbero potuti evitare con atteggiamenti solerti e adeguati verso chi chiede aiuto per non morire affogato. Capisco le difficoltà, ma non ci si può rassegnare a fatti del genere: è un comportamento che grida vendetta al cospetto di Dio e della storia.
Forse esiste la orribile riserva mentale del lasciarli morire dal momento che non riusciamo ad accordarci fra di noi sulla loro accoglienza: un gioco a rimpiattino che finisce in tragedia. Prima scarichiamo e rimbalziamo le responsabilità sull’accoglienza, poi buttiamo le colpe addosso al Paese di turno. Questa volta è la Grecia ad essere sul banco degli imputati, qualche mese fa l’Italia. Non è un caso che siano i Paesi più esposti all’ondata migratoria (che avrebbero da tempo dovuto meglio organizzarsi al riguardo), mentre gli altri non muovono un dito (dovrebbero capire che il problema riguarda tutti) e tutti stanno a guardare le mosse altrui (io ho già dato, ora tocca a te). Si parla da sempre di gestione comunitaria del fenomeno, ma ogni Paese guarda i propri interessi e tutto finisce lì.
Il grande sindaco di Firenze Giorgio La Pira ammetteva di non riuscire a dormire sapendo che c’erano operai che rischiavano il posto di lavoro. A maggior ragione gli attuali governanti dovrebbero avere sonni molto agitati sapendo che c’è gente disperata in mare che muore affogata. Tutti dovremmo sentirci colpevoli e chiamati in causa. Nessuno è esente da colpe. Fin qui l’umano senso di responsabilità. Poi vengono le colpe della politica e dell’economia, dell’intero sistema che trova nei fenomeni migratori le valvole di sfogo ai propri problemi e squilibri: i migranti e la loro eventuale morte sono il prezzo da pagare per il “benessere” delle nostre democrazie. Orribile ipotesi!
Possibile che non si possa fare almeno qualcosa per alleviare le sofferenze di tanta gente e per evitare la sua tragica fine? Impossibile, ma vero!