A babbo in terapia intensiva

L’assai critico stato di salute di Silvio Berlusconi ha scatenato affrettate, anticipate e talora poco eleganti riflessioni da parte mediatica e politica. Il protagonismo di questo personaggio non ammette pause e di conseguenza il circo mediatico ha immediatamente avviato una revisione critica del fenomeno del berlusconismo, chi per esaltarlo, chi per distruggerlo, chi per ridimensionarlo. Non mi sento di partecipare a questo gioco: i miei giudizi li ho espressi quando Berlusconi era in perfetta salute, ora preferisco sorvolare, limitandomi ad augurargli un superamento delle sue gravi malattie e un rinsavimento rispetto al suo principale problema, quello di essere più personaggio che uomo. Ecco perché non intendo partecipare al (quasi) macabro salotto: rispetto questo suo ultimo tratto di vita, sperando che possa essere il più lungo possibile e gli serva a ritrovare il filo della sua esistenza al di là del protagonismo a tutti i costi.

Se i media fanno spregiudicatamente il loro mestiere, i politici, direttamente o indirettamente riconducibili al cosiddetto centro-destra, fanno pena, oscillando fra l’anticipata elaborazione del lutto, la smania di raccogliere lo scomodo testimone, l’ansia di continuare a sfruttare la scia da lui tracciata. Non sarebbe meglio se stessero tutti zitti? Credo che questo ciarpame da una parte lo gratifichi (?) nel suo inossidabile ruolo di leader, ma dall’altra lo infastidisca anche perché lui ha perfetta conoscenza dei suoi polli (più o meno tutti i politici del centro-destra, anche quelli che lo hanno abbandonato, vengono dal suo pollaio). Sarebbe interessante sentire le sue reazioni a questo coro anticipato e stonato di osanna.

Caro Cavaliere, li lasci perdere tutti; dopo avere alquanto girovagato, si concentri sulle cose che contano. La politica perderà un protagonista, ma il mondo guadagnerà un uomo pur con tutti i suoi limiti e difetti (e chi non ne ha). Lei recupererà umanità e dignità. Poi la storia darà il suo giudizio e Dio farà il resto. La sofferenza è per tutti paradossalmente una grande medicina, lo sarà anche per lei. Le auguro una pronta ma “rivoluzionaria” guarigione. Lunga vita, ma diversa vita!