Era prevedibile che all’indomani del risultato delle elezioni amministrative si sarebbe acceso il dibattito sul significato da assegnargli: politico o puramente amministrativo. È una ridicola questione di lana caprina dietro cui si nascondono da una parte gli sconfitti per sminuirne la portata, dall’altra i vincitori per enfatizzarne il peso.
Un tempo si sosteneva che tutto è politica, oggi si pensa addirittura che l’amministrazione di un comune non c’entri niente con la politica. Questione di opinioni? No, questione che, a forza di sfrondare il bosco e il sottobosco, rischia di non rimanerci nulla. Stiamo ben attenti a non buttare via il bambino assieme all’acqua sporca. Se è spiacevolmente vero che c’è tanta sporcizia da cui ripulire il nostro sistema democratico, è ancor più vero che questo sistema va salvaguardato e sviluppato senza scetticismo e disfattismo.
Cala la propensione dei cittadini a partecipare al voto, aumenta la distanza tra amministrati ed amministratori, cala il rispetto per le istituzioni, crescono la rabbia e il rancore sociali, cala la solidarietà e aumenta l’individualismo.
Andare alla ricerca dei perdenti e dei vincitori, oltre che essere uno stucchevole e spettacolare approccio sostanzialmente antipolitico alla politica, è un esercizio fuorviante, che svilisce la consultazione elettorale: v’è chi ne vuol fare l’espressione assolutistica della volontà popolare, v’è chi la considera un relativo indicatore di tendenza, chi dimentica come la politica culmini ed inizi con il voto dei cittadini.
Ho inteso porre un argine alla deriva gossippara: prima di parlare di politica infatti occorre avere fiducia nella politica. Cercherò di riflettere solo ed unicamente sugli indirizzi sostanziali emergenti dalla recente consultazione amministrativa, rifiutando nel modo più assoluto di guardare solo alle grandi città a scapito dei piccoli comuni laddove forse la politica trova maggiore coesione e migliore espressione.
Non ha senso disgiungere il voto con un criterio quantitativo: grande non è forzatamente importante così come piccolo non è necessariamente bello. Il tessuto sociale si articola a livello territoriale: questo è una ricchezza e non un ostacolo da dribblare. Pertanto se una forza politica raccoglie consensi solo o prevalentemente nei grandi agglomerati urbani non per questo deve ritenersi più moderna e adeguata alla modernità; così come se un partito raccoglie voti prevalentemente nei piccoli comuni non deve ritenersi più democratico e popolare.
Usciamo dagli schematismi e andiamo al sodo. La lunga e forse irreversibile emergenza pandemica ha costituito purtroppo un ulteriore elemento di crisi nel rapporto tra i cittadini e la politica, mettendo più alla ribalta che non in scena la scienza e la tecnica, relegando in un cono d’ombra la politica ridotta spesso a mera ratifica delle decisioni assunte nell’alto loco di una scienza più invadente che competente, più autoritaria che autorevole. Mi aspettavo la scarsa affluenza ai seggi elettorali, sintomo della crescente convinzione nell’inadeguatezza della politica chiamata a rispondere a emergenze gravissime ed epocali. Bisogna darsi una regolata e rimettere al centro la politica.
E allora? Matteo Salvini esce ridimensionato dalle urne elettorali? Giorgia Meloni rappresenta l’opposizione trionfante? Enrico Letta darà un respiro rassicurante, stabile e riscattante a serie prospettive di governo? Giuseppe Conte riuscirà a sciacquare in Arno gli strafalcioni pentastellati? Silvio Berlusconi si toglierà finalmente dalle scatole facendosi finanche rimpiangere? Dubbi legittimi anche se impropri e che non dovrebbero trovare risposte immediate ed univoche nelle urne amministrative. Da queste avrebbero dovuto uscire sindaci ed amministratori competenti e coerenti: questo era il segnale politico da dare e da ricevere. Questo era il senso politico: non tanto fare le prove generali di armate brancaleone di destra e di sinistra, fare un test di compattezza per la dilaniata Lega, di remuntada renziana, di tenuta grillina. Mi sembra invece che, a prescindere dalla volontà degli elettori e complici i soliti bla-bla giornalistici, sia proprio andata così.