Un sasso contro la “ragion di Chiesa”

Il sincero, nobile e generoso atto delle dimissioni da parte del cardinale Reinhold Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, interpella e mette in crisi il papa e tutta la Chiesa. Il cardinale è spietatamente chiaro e dice: “Le indagini e le perizie degli ultimi dieci anni mi dimostrano costantemente che ci sono stati sia dei fallimenti a livello personale che errori amministrativi, ma anche un fallimento istituzionale e ‘sistematico. Le polemiche e discussioni più recenti hanno dimostrato che alcuni rappresentanti della Chiesa non vogliono accettare questa corresponsabilità e pertanto anche la co-colpa dell’Istituzione. Di conseguenza rifiutano qualsiasi tipo di riforma e innovazione per quanto riguarda la crisi legata all’abuso sessuale”.

Il discorso evidenzia come non basti rimuovere la sporcizia e nemmeno fissare delle regole per colpire chi la provoca, ma occorra cambiare il sistema che la tollera o che comunque non riesce a prevenirla. Credo che abbia messo il dito nella piaga e buttato un bel sasso in piccionaia. Era ora!

Anche papa Francesco, a cui va dato atto di avere affrontato con un certo coraggio la situazione, deve convincersi che il sistema è malato e va profondamente cambiato. Forse non bastano la sua ispirazione e impostazione evangeliche o meglio bisogna tradurle a livello strutturale e metodologico.

Il cardinale Marx si limita a richiamare l’adozione dello stile sinodale quale approccio al cambiamento. Sinodo vuol dire partecipazione, discussione, dialogo, decisioni condivise, pluralismo delle idee e delle esperienze al fine di sconfiggere clericalismo, centralismo, burocrazia, doroteismo e dogmatismo.

Esistono però a mio giudizio alcuni nodi sistemici strettamente collegati al discorso della sessualità distorta praticata dal clero. Mi riferisco all’anacronistico obbligo del celibato sacerdotale, ai tradizionali seminari di preparazione al sacerdozio, al marginale ruolo della donna nella Chiesa e nelle strutture clericali, alla insufficiente presenza dei laici, alla concezione della sessualità stessa. Ricordiamoci che presto o tardi scoppierà anche la bomba della “schiavizzazione sessuale delle suore” e probabilmente non sarà meno dirompente di quella della pedofilia.

Recentemente ho raccolto la sacrosanta lamentela di un bravissimo sacerdote, stanco di essere messo indirettamente sul banco degli imputati in una generalizzata colpevolizzazione dei preti: basta, non siamo tutti pedofili, come tutte le persone non sono criminali. Giustissimo, ma per uscire dalla genericità delle accuse e dalla faciloneria della colpevolizzazione totale, bisogna avere il coraggio di ammettere le responsabilità in lungo, in largo e in profondità e soprattutto di cambiare il sistema all’interno del quale si creano queste tremende distorsioni.

Indubbiamente papa Francesco, come dice Furio Colombo, ha sostituito l’ossessione sessuale con quella dell’uguaglianza e della protezione dei deboli: non è poco. Purtroppo però la tendenza ad esorcizzare il sesso lineare per ripiegare su quello contorto è presente e va combattuta apertamente.  Non tutti i preti sono come don Gallo che diceva: «Il sesso è anche un piacere. Fisico, intendo. E non me ne vergogno. Come prete non posso praticare la scelta del sesso, ma immaginarlo almeno un po’ praticato da altri, mi rende l’animo più gaudente e allegro».

Se non vogliamo limitarci ai “pretacci”, che peraltro mi piacciono tanto, andiamo sui cardinali e…che cardinale.  Carlo Maria Martini così ammetteva nel 1984 a Vallombrosa: “La prassi cristiana fa fatica nel trovare il giusto atteggiamento nei confronti del corpo, del sesso, della famiglia”.

Chiudo ripetendo testualmente il passaggio della lettera di dimissioni del cardinale Marx da cui sono partito: “Sostanzialmente per me si tratta di assumersi la corresponsabilità relativa alla catastrofe dell’abuso sessuale perpetrato dai rappresentanti della Chiesa negli ultimi decenni. Le indagini e le perizie degli ultimi dieci anni mi dimostrano costantemente che ci sono stati sia dei fallimenti a livello personale che errori amministrativi, ma anche un fallimento istituzionale e “sistematico”. Le polemiche e discussioni più recenti hanno dimostrato che alcuni rappresentanti della Chiesa non vogliono accettare questa corresponsabilità e pertanto anche la co-colpa dell’Istituzione. Di conseguenza rifiutano qualsiasi tipo di riforma e innovazione per quanto riguarda la crisi legata all’abuso sessuale”. Mi sento di ringraziarlo per la sua iniziativa che mira a scardinare la “ragion di Chiesa” e di augurare che il suo sasso diventi un macigno e che Davide possa sconfiggere Golia.