Ha fatto benissimo il ministro Bianchi a rassicurare gli studenti affermando che per la maturità 2021 non è previsto un esame facilitato di serie b, modificato nelle sue procedure a causa dell’emergenza sanitaria. Per la verità il discorso delle continue modifiche è in atto da parecchio tempo: la quadratura del cerchio di una scuola che necessiterebbe di una profonda riforma per la quale si continua imperterriti a partire dalla fine.
I maturandi di quest’anno, come i ragazzi che hanno affrontato la prova lo scorso giugno, non dovranno passare per le due prove scritte – una di italiano e una sulle materie di indirizzo – ma si ritroveranno a dover superare soltanto l’esame orale, soprannominato “maxi-orale” per enfatizzare la sua rilevanza in quanto unica prova dell’esame di Maturità 2021.
Se ho ben compreso, lo studente porterà all’attenzione della commissione d’esame una sorta di tesina inerente la specificità del suo indirizzo di studi e farà un colloquio di circa un’ora, che oltre approfondire i contenuti di tale elaborato, verterà sui nodi concettuali caratterizzanti le diverse discipline, sulle eventuali esperienze didattiche particolari effettuate, sulle competenze e conoscenze acquisite nell’ambito dell’educazione civica e su tutto il curriculum ed il percorso scolastico.
Anche se non voglio passare da nostalgico della scuola e dell’esame di maturità di vecchia maniera, non posso esimermi dal rammentare come alla verifica finale si arrivasse portando i programmi, talora pluriennali, di tutte le materie di insegnamento sui quali si affrontavano ben quattro prove scritte (un tema di italiano, esercizi sulle discipline tipiche, una prova di lingua straniera) per poi fare colloqui sulle singole discipline (per ognuna circa mezz’ora). Un vero e proprio redde rationem articolato, approfondito, anche se molto nozionistico, sull’intero percorso scolastico: un esame massacrante!
Poi, strada facendo, il tutto è stato via via semplificato ben prima e al di là dell’emergenza sanitaria del 2020 e 2021. Se era molto discutibile la vecchia impostazione selettiva e nozionistica, che, per la verità, rispecchiava la scuola che si frequentava in quel periodo, altrettanto e ancor più discutibile è la nuova impostazione dell’esame, che, per la verità rispecchia la scuola attuale, che non saprei come definire se non un compromesso fra nozionismo alleggerito, banale approfondimento culturale e fantomatica preparazione professionale.
La montagna quindi non può che partorire un topolino: non è l’esame di maturità ad essere a rischio, ma tutta la scuola che lo precede. È pur vero che la scuola non la fanno le leggi, i ministri ed i programmi, bensì gli insegnanti che dovrebbero essere degli educatori veri e propri sulla base delle materie di loro competenza e nella combinazione fra di loro. Sono loro i protagonisti di una commedia col copione piuttosto debole, con registi preoccupati della burocrazia, con gli studenti distratti e deconcentrati da una società facilona, con le famiglie a fucile spianato, con uno stipendio (quasi) ridicolo, con i sindacati della scuola che difendono gli assenteisti e i fannulloni, etc. etc.
I giovani devono mettersi in testa alcune idee precise e scomode. Come ha recentemente ricordato il Presidente della Repubblica, innanzitutto a scuola si va per studiare con impegno e spirito di sacrificio. In secondo luogo per aiutarsi reciprocamente, vale a dire per imparare a vivere e solidarizzare seriamente e non cameratescamente in comunità: è questo l’imperativo culturale e civico che dovrebbe costituire il respiro del polmone scolastico. Di conseguenza ci si dovrebbe prepararsi a svolgere una professione con la quale acquisire un’autonomia socio-economica e prestare un servizio all’intera società.
Studiare quindi per imparare a vivere ed a lavorare, senza inseguire sogni di gloria, ma finalizzando il tutto ad un effettivo inserimento nel mondo del lavoro e, tramite esso, in tutti i rapporti umani e sociali. La scelta dell’indirizzo di studi non deve essere una mera rincorsa alle proprie fantasie, ma una ragionata predisposizione al vivere civile in tutti i suoi aspetti (lavoro innanzitutto). Se la scuola riuscirà ad aiutare e accompagnare i giovani in tal senso, avrà svolto il suo fondamentale compito, diversamente sarà una scuola di serie b, con maturità di serie b e con cittadini di serie b.