Un musicista tra politica e misticismo

Franco Battiato era un affascinante e originale intellettuale che amava, con una punta di inevitabile snobismo, aprire i rubinetti della sua mentalità a costo di essere frainteso e “scomunicato”.

Il 6 novembre 2012, in una conferenza stampa, annuncia la sua disponibilità a far parte della Giunta regionale della Sicilia di centro sinistra, guidata da qualche giorno da Rosario Crocetta. Viene nominato lo stesso giorno Assessore regionale al Turismo, allo Sport e allo Spettacolo, precisando che avrebbe rinunciato al relativo compenso.  Un’esperienza che dura pochi mesi. Il 26 marzo 2013 al Parlamento europeo rilascia le seguenti parole: «Queste troie che si trovano in Parlamento farebbero qualsiasi cosa. È una cosa inaccettabile, sarebbe meglio che aprissero un casino». L’intervento desta molte polemiche e scatena l’indignazione del Presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini. L’indomani il Presidente della Regione Siciliana Crocetta gli revoca l’incarico in giunta, insieme a quello del prof. Antonino Zichichi, assessore ai Beni culturali, ufficialmente per le troppe assenze dei due nominando al suo posto la segretaria Michela Stancheris. Battiato, durante una puntata di Servizio pubblico ha ribadito di essere stato male interpretato, in quanto le frasi pronunciate non avevano affatto una matrice misogina: «È un’espressione simbolica, fatta per esprimere una corruzione dilagante. Potere pubblico e privato si mischiano a vantaggio del secondo: “Ci sono parlamentari che hanno accettato denaro per votare decreti e leggi dannose per il paese: questi devono essere espulsi». In merito, intervistato sempre dalla giornalista Gruber nel 2015 afferma: «In Sicilia avevamo un’enorme possibilità. Ho deciso di andarmene per una motivazione molto semplice: le riunioni che si tenevano con i 5 Stelle erano state tre; ognuno di loro mi diceva che i soldi appartenenti ai 5 Stelle sarebbero andati nelle mie mani. Insomma, avevano capito che non ero affatto un buffone. Questa fu l’ultima data della mia presenza in politica; avevo determinato un progetto davvero interessante che comprendeva musica quantistica, quantismo di genere politico, e tutti ne furono soddisfatti. A un certo punto, pressoché alla fine del progetto, ho detto qualcosa che, essendo accaduto quel che è successo, non avrei dovuto dire. Ciò che ho detto di per sé non concerneva soltanto le donne, o perlomeno non era per niente un’estrinsecazione misogina».

“Papa Francesco manca di spiritualità. Anzi, non ha neanche idea di cosa sia Dio”. Parole e musica di Franco Battiato, il grande cantautore siciliano recentemente scomparso e le cui esternazioni, come questa nel programma di La7 Otto e mezzo ospite di Lilli Gruber, sono tornate di colpo virali. La conduttrice gli chiede conto del giudizio estremamente severo nei confronti di Bergoglio: “Perché?”. Bisogna analizzare tutto il ragionamento, replica il compositore che nella sua lunga carriera ha spesso approfondito i temi della spiritualità e del misticismo. “Lui mi piace molto come ho sempre detto” perché è “un individuo che ha ribaltato il Vaticano e dice delle cose eccezionali. Però “manca l’aspetto spirituale di quello che dovrebbe avere un Papa”. Si occupa troppo delle cose terrene, suggerisce la Gruber. “Esattamente” conclude Battiato.

Troppo intelligente per essere capito, troppo onesto per essere tollerato, troppo schietto per essere accettato. Sottoscrivo pienamente la dichiarazione politica di cui sopra che gli costò il posto da assessore. Valeva provocatoriamente per tutti i politici e anche per le donne impegnate in politica: ognuno doveva prendersi la sua parte di ammonimento, invece, alla casta, toccata nel vivo, non parve vero buttarla sulla presunta misoginia. Fu incautamente sincero e coraggiosamente profetico, anche se probabilmente la politica non era il suo mestiere (non dovrebbe essere un mestiere per nessuno).

Quanto a papa Francesco il discorso si fa molto più difficile e complesso. Il giudizio su di lui oscilla tra chi lo considera troppo terreno e poco spirituale e chi lo vorrebbe ancor più terreno e strutturale. Papa Francesco, come afferma il ben informato padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà cattolica, l’autorevole rivista dei Gesuiti, non è un ingenuo e non è un pontefice naif: ha avviato infatti un processo di purificazione profonda. Consapevole dell’assoluta necessità di promuovere e concretizzare una grande riforma strutturale all’interno della Chiesa, preferisce però partire da una riforma spirituale mettendo il Vangelo al centro di tutto e confidando nella forza del messaggio cristiano. Il nodo della riforma incombe e incalza sempre più, considerato il fatto che le strutture vaticane sono assai impermeabili rispetto ai reiterati richiami pontifici: lascia che dica, prima o dopo si stancherà… Penso che la schematizzazione dicotomica fra riforma spirituale e riforma strutturale lasci il tempo che trova.  Effettivamente il papa sembra più orientato ad alimentare la pentola spirituale che non a scoperchiare quella strutturale. Basterà a sconfiggere l’andazzo clerico-conservatore-affaristico che imprigiona la Chiesa istituzione e “sputtana” la Chiesa comunità? La predicazione del pontefice non si ferma peraltro alle parole, ma fa risuonare la musica dei gesti eloquenti ed emblematici come non mai: quelli che affascinano il popolo di Dio.

Franco Battiato, se ho ben capito il suo pensiero, pur apprezzando il coraggio anticlericale e la verve innovativa di papa Francesco, desiderava più spiritualità. È l’appunto che viene mosso ai preti che si tuffano, vangelo alla mano, nella bagarre delle ingiustizie mondane per denunciarle e combatterle. Come se Dio fosse un’idea da coltivare e non una persona (Gesù Cristo) da imitare.

Altro discorso ancora è pretendere che la “politica dei gesti” di papa Francesco diventi sempre più incalzante, coinvolgente e penetrante. Un mio caro amico fa una forte provocazione alla Chiesa di papa Francesco: “Perché non vende un dipinto di Raffaello di proprietà del Vaticano e con il ricavato non trasforma l’ospedale Bambin Gesù in una struttura sanitaria di base a servizio di tutti, dei più deboli in particolare, oppure (aggiungo io) in una mega-struttura di prima accoglienza per i migranti?”. Sarebbero segni evangelici? Cosa ne direbbe Franco Battiato? Sinceramente però, pur con tutto il deferente rispetto per il grande ed eclettico artista, da credente, sarei più interessato al parere dello Spirito Santo.