Il Consiglio di garanzia del Senato ha confermato con tre voti favorevoli e due contrari la decisione assunta in precedenza dalla Commissione contenziosa di restituire il vitalizio ai condannati in via definitiva. La decisione riguarda anche la posizione di Roberto Formigoni condannato per corruzione. Sulla questione si è scatenato un vero e proprio scontro politico. Ha fatto molto discutere il caustico commento dell’ex ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina: “Come scatarrare sui cittadini onesti”, a cui naturalmente hanno risposto gli avversari addebitandogli figurativamente i danni dei banchi con le rotelle.
Roberto Formigoni è stato presidente della Regione Lombardia dal 22 aprile 1995 al 18 marzo 2013. Condannato in via definitiva a 5 anni e 10 mesi di reclusione per corruzione, è stato detenuto nel carcere di Bollate dal 22 febbraio al 22 luglio 2019, quando gli è stata concessa la detenzione domiciliare, in quanto ultrasettantenne, come richiesto dalla difesa.
Al movimento cinque stelle, a corto di argomenti politici, non è parso vero di sfogare la propria strumentale indignazione. “Il condannato per corruzione Formigoni riprende il vitalizio, e con lui gli altri ex senatori riconosciuti colpevoli di gravi reati. Dal Senato arriva un nuovo schiaffo ai cittadini italiani: la Lega e Forza Italia se ne assumono la responsabilità di fronte al Paese. Il Consiglio di Garanzia, in cui non siede il M5S dopo il tradimento di un nostro ex senatore, ha deciso di respingere il ricorso avanzato dall’amministrazione di Palazzo Madama contro la sentenza di primo grado con la quale la commissione Contenziosa aveva annullato la delibera Grasso del 2015” affermano in una nota gli esponenti del MoVimento 5 Stelle Paola Taverna, vice presidente del Senato, Laura Bottici, questore di Palazzo Madama e Gianluca Perilli.
“Finché c’era da assegnare i privilegi ai pochi della casta si faceva valere l’autonomia del Senato, ora che invece c’è da applicare regole di civiltà e rigore, l’autonomia non serve più e ci si appella in modo strumentale addirittura alla legge su Reddito di Cittadinanza e Quota 100 nonché a sentenze interpretate in modo forzato. Dopo decenni si sono accorti che i parlamentari potrebbero avere le stesse regole dei cittadini, ma lo fanno nell’unica volta in cui questo serve a difendere un privilegio. Evidentemente non conoscono vergogna. Noi non ci arrendiamo e domani rilanceremo la nostra battaglia con nuove proposte” dichiarano i pentastellati.
Roberto Formigoni ha diritto, per legge, alla pensione. O almeno, è quel che ha deciso già un mese fa la commissione Contenziosa del Senato, presieduta da Giacomo Caliendo (Forza Italia), accogliendo il ricorso dell’ex governatore lombardo. L’organismo guidato dall’ex sottosegretario alla Giustizia, aveva annullato la cosiddetta delibera Grasso.
La decisione della commissione contenziosa del Senato è di carattere generale, non riguarda – va specificato – solo Formigoni, che si era visto revocare la pensione e il vitalizio nel 2019, in seguito alla conferma della condanna per corruzione nell’ambito del processo Maugeri-San Raffaele (nel 2019 Formigoni e altri sono stati condannati a 47,5 milioni di risarcimento erariale). Il consiglio di presidenza di palazzo Madama aveva dato atto a una delibera approvata nel 2015 che prevede la sospensione della erogazione di pensioni e vitalizi per i parlamentari condannati in via definitiva.
La decisione di riassegnargli il vitalizio, secondo Formigoni, riconosce evidentemente la fondatezza del ricorso presentato dai suoi legali dopo il provvedimento, che aveva congelato pensione e vitalizio, portandolo a vivere, in “gravi ristrettezze economiche”. La delibera Grasso-Boldrini, approvata sei anni fa dai due rami del Parlamento, non prevede alcuna deroga per malattia o difficoltà economiche: i vitalizi devono essere sospesi a tutti quegli ex parlamentari condannati in via definitiva per “reati di particolare gravità”. La corruzione rientra tra questi.
Il discorso non mi interessa più di tanto, ma mi sembra che, giuridicamente parlando, le deliberazioni del 2015 siano state considerate contro la legge in quanto il vitalizio del parlamentare in Italia è una erogazione mensile godibile, al termine del mandato parlamentare, in base al conseguimento di alcuni requisiti di anzianità di permanenza nelle funzioni elettive. L’erogazione di un trattamento economico vitalizio, alla cessazione della carica e comunque al superamento di una soglia di età anagrafica, è un istituto che nell’ordinamento italiano è riservato ai deputati, ai senatori e ai consiglieri regionali.
Non mi unisco alle grida pentastellate: le ritengo un‘inutile modo di infierire contro un condannato. Tuttavia mi sembra ridicola l’argomentazione delle ristrettezze economiche e, se anche fosse, non me ne preoccuperei più di tanto, non per antipatia verso l’uomo, ma per serietà verso chi veramente soffre di gravi problemi economici.
Se Roberto Formigoni avesse voluto fare un auspicabile canto del cigno, avrebbe dovuto rinunciare sua sponte a questo vitalizio. Ne avremmo ricavato un beneficio tutti: lui che avrebbe ricuperato dignità al di là della pena che sta scontando; le istituzioni parlamentari impastoiate in un falso, cavilloso e vergognoso problema; i partiti politici incapaci di obiettività e di imparzialità; l’opinione pubblica costretta a scandalizzarsi come se già non ci fosse sufficiente fieno nella squalificata cascina della politica.
E poi, lasciatemelo dire, non accetto quella punta di cattiveria che si usa verso Formigoni, un uomo che sta soffrendo e quindi merita rispetto, un politico, si badi bene, che non mi piaceva, ma che avrei voluto vedere sconfitto non con delle condanne penali, ma con la dimostrazione di una politica sanitaria sbagliata. La giustizia ha fatto il suo corso, al resto ci ha pensato il coronavirus. Adesso finiamola.