08/02/2018

Letture bibliche nella liturgia del giorno

 

1Re 11,4-13; Salmo 105; Marco 7,24-30.

 

Riflessione personale

 

A Salomone non bastò la saggezza, in vecchiaia fu attirato dal culto verso dei stranieri e fu punito a livello della sua discendenza: a suo figlio fu tolto quasi tutto il Regno, consegnato a un suddito. Pur in una strana concatenazione di trasgressioni e punizioni, Dio dimostra la sua pazienza, concede sempre una via di fuga rispetto allo smarrimento della strada maestra.

Se non fosse così saremmo tutti spacciati. Una sera guardando il telegiornale in compagnia di mia sorella, tra le tante notizie deleterie ad un certo punto venne fuori un fatto di bontà e altruismo. Mi fu spontaneo commentare: «Dio sa che, tutto sommato e in fondo in fondo, non siamo cattivi, altrimenti ci avrebbe già spazzati via…».

Se nell’antico testamento la pazienza di Dio trova, a livello educativo, narrativo e divulgativo, qualche limite e qualche condizionamento, in Gesù, tolta ogni parafrasi, la pazienza diventa infinita. Con la donna greca, di origine siro-fenicia, Egli sembra però spazientirsi, discriminare questa invadente e insistente straniera: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». In realtà vuole solo testare le fede di questa donna, indipendentemente dalla sua etnia. Infatti la esaudisce dopo averla lodata per la sua convinzione a prova di bomba.

A volte, soprattutto quando mi accosto ai sacramenti con eccessiva spigliatezza scantonante nella superficialità, temo di praticare la fede come se fosse un distributore automatico in cui si introduce il gettone e si ritira quanto cliccato sul monitor. Forse prendo troppo sul serio la risposta minimalista della donna straniera: faccio la parte del cagnolino e mi accontento delle briciole che cadono dalla tavola dei figli. Dio però, anche se si accontenta di poco, vuole tutto, esige che crediamo veramente in Lui. Con la scusa della sua pazienza e bontà infinite, non vorrei finire col prendere in giro il Padre Eterno.