La ragion di stato mutila lo stato di diritto

Nel mondo sono 200 milioni le donne che hanno subito mutilazioni genitali e 3 milioni le bambine e ragazze che ogni anno rischiano di esservi sottoposte. Questi i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, diffusi nella giornata mondiale “Tolleranza zero”. Le mutilazioni si concentrano soprattutto in 30 Paesi africani, dell’Asia e nel Medio Oriente e riguardano in maggioranza ragazze sotto i 15 anni. I numeri sono in calo, ma tra il 2014 e il 2016 la tendenza si è invertita.

Siamo di fronte ad una colossale vergogna e non siamo capaci di fare nulla per rimuoverla. In una delle tante e belle trasmissioni di Rai Storia ho sentito un autorevole esperto esprimere un concetto: bisogna stare attenti a non farsi condizionare dall’etica nell’impostare la politica internazionale. Capisco, ma non sono assolutamente d’accordo e capovolgerei la preoccupazione: non ci si deve fare influenzare dagli equilibrismi politici di fronte alle questioni etiche.

Vedendo un servizio televisivo sul processo ad Adolf Eichmann, il famigerato gerarca nazista, ho potuto ascoltare alcuni passaggi della requisitoria del procuratore, in cui   affermava di non essere in presenza di una persona, ma di una creatura che non aveva più niente di umano, una bestia, forse ancor peggio di una bestia.

Se uno Stato ammette la mutilazione genitale delle ragazze si mette su un piano animalesco a prescindere dalle motivazioni. Il male trova sempre qualche scusa: i nazisti eseguivano gli ordini, i comunisti difendevano il proletariato, i terroristi islamici combattono i senza-Dio, i mutilatori difendono l’onore e la purezza delle donne.

Con uno Stato che ha questa considerazione primitiva della donna non si può bere nemmeno un caffè, altro che farci affari e tenere rapporti diplomatici. Certo c’è un rischio: sono talmente tanti i Paesi in cui si ledono i diritti umani, non ultima la Turchia di Erdogan, che si rischia di scartare più di mezzo mondo, lasciando magari al proprio destino una parte considerevole dell’umanità.

L’imbarazzo del Papa, del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio, che hanno concesso udienza ad Erdogan, era palpabile, si notava un clima di cordialità piuttosto forzata. Prevale sempre però la cosiddetta ragion distato.

Bisogna dare atto al partito radicale di avere promosso diverse importanti iniziative su questo scottante fronte, partendo dalla constatazione che l’uso sistemico della Ragion di Stato ha trasformato circa 150 dei 193 Stati nazionali in “democrazie reali”, laddove le norme giuridiche formali positive vengono calpestate e si va contro lo Stato di diritto, contro i diritti umani, contro il diritto alla verità e il diritto umano alla conoscenza di ciò che lo Stato fa in nome della legge e della legalità e per conto dei cittadini nel cui nome governa.

Solo quando sapremo subordinare gli affari e i rapporti internazionali al rispetto delle persone, potremo pensare di vivere in un mondo civile. Diversamente continueremo a bluffare, a metterci a posto la coscienza con pianti coccodrilleschi, a separare il piano etico da quello politico, ad ammettere nel consesso internazionale Paesi che trattano le donne come esseri inferiori, ad accettare il rapporto storicamente schizofrenico tra il potere de facto delle “democrazie reali” e il sistema del diritto positivo sulla base dei diritti umani, dei trattati e delle convenzioni delle Nazioni Unite.

Chi fa politica porta questa enorme responsabilità sulle proprie spalle e non potrà essere tranquillo finché in alcune parti del mondo si calpesteranno anche i più elementari diritti della persona umana. Vediamo di ricordarlo ai politici, invece di chiedere loro una parziale e settaria difesa dei nostri particolari diritti. Oltre tutto ci illudiamo di stare al coperto quando c’è chi vive allo sbaraglio.