La clonazione delle scimmiette e…di Mimì

Ambarabà ciccì coccò tre scimmiette sul comò che facevano l’amore con la figlia del dottore, il dottore si ammalò, Ambarabà ciccì coccò. La filastrocca si presta ad introdurre un commentino etico alla sbandierata novità scientifica della clonazione delle scimmiette, dopo quella delle pecore.

Da una parte questi fatti, come ha detto il teologo e scrittore Vito Mancuso, ci rendono orgogliosi delle conquiste scientifiche di cui siamo capaci, dall’altra ci deve preoccupare l’uso che sapremo fare di queste scoperte, rischiando purtroppo di prescindere da qualsiasi limite etico.

Non dobbiamo avere paura della scienza vivendo in modo oscurantista la sua evoluzione, ma stiamo attenti a ritenerci onniscienti e onnipotenti: più progrediamo nella conoscenza e più dovremmo capire i nostri limiti. Abbiamo in mano degli strumenti importantissimi che ci impongono di rispettare ed utilizzare al meglio la natura e non di stravolgerla. Ci sentiamo forti, intelligenti, capaci di tutto e tendiamo conseguentemente a sovrapporci a quanto circonda la nostra vita.

Questo avviene in campo scientifico, ma anche, ad esempio, in quello artistico. Rai cinque, il canale televisivo culturale, con una sorta di lapsus freudiano, ha annunciato la messa in onda di Bohème come opera di Graham Vick: ho fatto un salto sulla seggiola e mi sono precipitato su internet per verificare questo strano annuncio. Non mi risultava infatti che esistesse un tale compositore e tanto meno una sua opera lirica intitolata Bohème. Sono rimasto a quella di Giacomo Puccini.

Mi ci è voluto poco a capire che trattavasi del regista a cui veniva attribuita la Bohème andata in scena con successo al teatro comunale di Bologna: una rappresentazione piuttosto “innovativa”. Dopo qualche incertezza ho seguito la trasmissione, incerto tra il seguirla chiudendo gli occhi o ad occhi sbarrati: ammetto infatti, come già scritto ripetutamente, di non sopportare queste fastidiose ed inutili operazioni pseudo-culturali. Ogni tanto, mi chiedevo, ma cosa sto guardando? Ad un certo punto ho gettato la spugna e me ne sono andato sconsolatamente a letto.

Cosa c’entra la Bohème di Vick con le scimmiette clonate: non so, ma mi è venuto spontaneo fare questo ardito parallelo. Stiamo forse sovvertendo il nostro patrimonio con l’intento di sfruttarlo a fini quanto meno discutibili ed equivoci? Stiamo perdendo il senso della misura in nome della novità a tutti i costi?

Tra l’altro esiste il rischio di dare fiato alle trombe reazionarie a cui non voglio minimamente unirmi. Stiamo attenti a non esagerare perché ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria e alla fine si salvi chi può.

Cloniamo le pecore, poi le scimmie, poi arriviamo a clonare anche Puccini, facendolo diventare quello che noi vorremmo fosse? Ricordo con emozione, in uno sceneggiato Tv sulla vita del compositore, come lui piangesse sulle creature femminili delle sue opere o come chiedesse conto incredulo di certi fiaschi subiti alle prime rappresentazioni. Non penso potesse minimamente immaginare che le sue opere avrebbero un giorno rischiato di essere clonate da scenografi e registi senza troppi scrupoli.