Ippoeresia papale

Papa Francesco ha offerto uno spettacolo al circo a oltre duemila tra bisognosi, senzatetto, profughi, detenuti e volontari. L’iniziativa è in linea con l’attenzione dimostrata dal papa verso gli artisti circensi, considerati come “creatori di bellezza”. Sono insorti gli animalisti che si sono rivolti assai criticamente al sommo pontefice, affermando per bocca della presidente Enpa: «La stragrande maggioranza delle persone e dei fedeli ritengono che l’amore per gli animali non debba essere sacrificato all’amore per il prossimo, ma al contrario faccia parte di un armonioso sentire, come oltre 7 secoli fa insegnava al mondo il Santo di cui Ella ha deciso di portare il nome».

È proprio vero quel che diceva mio padre: «Se casca un òmm, tùtti i ridon cmè i matt, se casca un caval, i dizon “pòvra béstia”. Assistiamo imperterriti alla carneficina quotidiana dei fuggiaschi dai paesi africani e ci scandalizziamo degli eventuali maltrattamenti subiti dagli animali utilizzati nei circhi equestri. Siamo pronti ad ascoltare gli insegnamenti di San Francesco inerenti il rispetto per la natura e gli animali, ma ce ne freghiamo altamente della sua testimonianza riguardo al distacco dai beni materiali e la solidarietà verso i poveri. Siamo intransigenti con i bambini che giocano in strada, ma siamo tolleranti con i cani che insozzano i marciapiedi.

Niente da ridire su chi tratta bene gli animali e li difende dalle violenze degli uomini, arrivo persino a considerare che anche per loro ci potrà essere una vita felice oltre la morte: il creatore ripescherà tutto e tutti in una creazione rinnovata e sublimata.

Tuttavia non nutro grande simpatia e affetto verso gli animali (è più forte di me), li rispetto, non farei loro il minimo sgarbo, ma   preferisco vederli nel loro habitat naturale. Non ho nulla da ridire sull’iniziativa di papa Francesco, anche perché non penso che con questo gesto abbia voluto sottovalutare o addirittura sorvolare sulle torture agli animali, ma esprimere un gesto di simpatica solidarietà a persone emarginate, offrendo loro gratuitamente uno spettacolo popolare per antonomasia: un dono semplice, che vede protagonisti artisti semplici e spettatori persone semplici. Anche questo è un armonioso operare.

Povero papa Francesco…ha tutti gli occhi addosso perché ha il coraggio di mettere in discussione se stesso e la sua Chiesa. Chi lo ritiene un eretico, chi lo considera un “rompiscatole”, chi lo bolla come populista, chi lo vede troppo progressista, addirittura lassista, chi lo giudica “molto fumo e poco arrosto”, chi lo giudica un demagogo evangelico, chi non vede l’ora che si tolga dai piedi, chi lo combatte con le furbizie curiali etc. etc. Lui lo sa e va dritto per la sua strada. Ha molti nemici, ma anche molti amici. Nella prima categoria sono entrati anche gli animalisti: pazienza…

Forse i protettori degli animali farebbero bene a girare intorno a casa mia: giorno e notte si lamenta un cane dimenticato e relegato in un piccolo recinto. Denunce e proteste non hanno sortito alcun risultato. Oltre tutto la prima volta che riuscirà ad aprirsi un varco nella recinzione che lo avvolge, avrà tanta cattiveria in corpo da sbranare il primo sfortunato che gli capiterà a tiro. Tutti piangeranno e imprecheranno, il cane verrà abbattuto e forse diremo “povera bestia”, dimenticandoci magari della persona sbranata. Così va il mondo e non certo per colpa di papa Francesco.