Ho appena salutato con una certa soddisfazione il varo della legge sul biotestamento, che vieta l’accanimento terapeutico, ma mi accorgo come sarebbe oltremodo necessario un provvedimento legislativo contro l’accanimento politico.
Ogni giorno un colpo basso verso l’avversario, ogni occasione è buona per infangare e sottoporre a giustizia sommaria il personaggio su cui si profila, anche vagamente, qualche responsabilità per comportamenti scorretti: non solo non si aspetta che la giustizia faccia il suo corso, ma ancor prima che si aprano eventuali indagini si improvvisano congetture e gogne mediatiche per i politici in odore di inopportunità.
Mi riferisco all’atteggiamento che da tempo si è scatenato contro Maria Elena Boschi, per la quale mi sembra si intravedano due capi di imputazione: quello di essere bella e di essere amica di Matteo Renzi. Il resto è fuffa demagogica: sul presunto interessamento a favore della banca amministrata anche da suo padre si è costruito un castello di insinuazioni, che punta dritto all’impeachment per interessi privati in atti d’ufficio o favoreggiamento di chissà quali reati. Sento puzza di scandalismo di bassa lega, altra e ben più rigorosa e coraggiosa è la ricerca della verità.
La storia è piena di fulmini scaricati sul capo di politici, distrutti da calunnie camuffate da rigorismo etico. L’attualità però sta superando i livelli di guardia. Che il grillino premier in pectore, Luigi Di Maio, sputi la teoria in base alla quale le presunte e risibili mascalzonate di Maria Elena Boschi chiuderebbero il cerchio di tangentopoli apertosi con le bustarelle di Mario Chiesa è veramente una colossale fandonia su cui i pentastellati cercano di fondare il loro incipiente successo elettorale. Il teorema grillino sarebbe: PSI di Craxi = PD di Renzi. In queste improvvisate ricostruzioni storiche tra passato e presente ci può stare di tutto e di più. Si potrebbe controbattere con il medesimo stile, sostenendo che i comportamenti scorretti di Virginia Raggi in Campidoglio completano la discesa agli inferi della cattiva amministrazione pubblica periferica apertasi con lo scandalo edilizio parmense degli anni settanta del secolo scorso.
Mentre i cinque stelle si esercitano in un giustizialismo da cortile, diversi esponenti del centro-destra non riescono a tacere e tirano pietre nonostante la loro parte politica non sia affatto senza peccato (non dico niente di più per non infierire su Berlusconi, al quale, in queste circostanze, riconosco tuttavia il buon gusto personale di stare zitto, fino a quando non so…).
Ma i più faziosi attacchi vengono da certi media, che sentono odore di sangue e quindi si scatenano e si specializzano in aggressioni volte non tanto a mettere nel mirino e delegittimare certi politici, ma ad autolegittimarsi nel ruolo di giustizieri della notte. Mi riferisco a Marco Travaglio ed alla sua deviante scuola giornalistica, alla spasmodica ricerca della prospettiva politica del “tanto peggio tanto meglio”, interpretata, in questa fase storica, dal movimento cinque stelle.
Quando Berlusconi iniziò la sua parabola discendente e diventò il pianista contro cui non si può sparare, alcuni lucidi ed ironici giornalisti ammisero candidamente: e adesso come facciamo, di cosa camperemo? Ed allora ecco come, terminato il paradossale divertissement dell’anti-berlusconismo di maniera, dopo qualche tempo la mira si sia aggiustata e spostata contro Matteo Renzi, reo di riciclaggio berlusconiano e di continuismo sistemico. Il cavallo, pur bolso che sia, su cui puntare in questo palio della politica, è il movimento cinque stelle col suo abile fantino, per vincere senza esclusione di colpi davanti alla piazza astiosa e facilmente aizzabile.
Non so se, in tale bailamme fangoso e pretestuoso, la pubblica opinione saprà distinguere tra il grano e la zizzania, tra lo scandalismo e gli scandali. La parabola evangelica prevede tempi lunghi per individuare e sradicare le erbe infestanti. La parabola elettorale comporta invece tempi brevissimi con tutti i rischi del caso, compreso quello di un clamoroso e rezionario ritorno al berlusconismo riveduto e corretto, sottoposto ad evidente e carnevalesco lifting.
Ricordo come uno stimato ed esperto commercialista mi descrivesse lo sciacallaggio esistente sul mercato delle libere professioni: ci si ruba il lavoro senza farsi scrupoli, applicando prezzi impossibili pur di conquistare il cliente. Il malcapitato utente si accorge a distanza di tempo di essere caduto nel tranello e ne soffre magari le tristi conseguenze, ma è tardi per tornare indietro: lui paga le sanzioni e il commercialista di un tempo ha perso irrimediabilmente il cliente. È già successo e potrebbe succedere anche in politica.