Bene ha fatto il quotidiano Avvenire a inserire nella stessa pagina del giornale tre fatti, che, pur nella loro diversità, la dicono lunga sul volto odierno del razzismo: lo sfregio ad Anna Frank da parte degli ultrà laziali; le minacce a monsignor Giacomo Martino, direttore di Migrantes a Genova; l’accanimento indagatorio della procura di Trapani verso l’ong “Save the Children”.
Non mi avventuro nel tentare una graduatoria della gravità di questi fatti: hanno portata, significato e conseguenze molto diversi, tuttavia li trovo collegabili a dimostrazione di un clima sostanzialmente razzista, che sta montando a dispetto di tutte le puntute ma stucchevoli condanne di rito.
I vaneggiamenti antisemitici dei tifosi altro non sono che la punta vomitevole dell’iceberg; le proteste anti-immigrati costituiscono la manifestazione esteriore della viscerale paura dello straniero esistente nel clima di intolleranza e di egoismo sociali; le insistenti ed esagerate inchieste sulle ong impegnate nel soccorso ai profughi forniscono la sponda giudiziaria al processo di criminalizzazione generale dell’immigrazione.
Tutti hanno le loro motivazioni da mettere in campo. I fanatici del pallone dicono di voler solo scherzare ed ironizzare sui tifosi avversari, sfogando goliardicamente la loro macabra vis polemica. Coloro che protestano molto vivacemente nelle piazze, a volte con metodi violenti, mettendo nel mirino persino la Caritas, temono che l’accoglienza agli immigrati possa compromettere l’assistenza agli italiani bisognosi. Una certa magistratura inquirente va alla scoperta dei legami tra soccorritori ed affaristi, ipotizzando che dietro le azioni umanitarie si possano celare, direttamente o indirettamente, veri e propri traffici di migranti.
Mi sembrano motivazioni piuttosto deboli e pretestuose. La cloaca calcistica può contenere questo ed altro, ma la goliardia non c’entra proprio niente con gli sfoghi razzisti: durante una partita di cartello un allenatore che va per la maggiore non ha protestato con l’arbitro per le solite questioni di regolarità del gioco, ma per i cori razzisti che si levavano impunemente da una curva. È tutto dire…
È dimostrato che gli immigrati non rubano il lavoro a nessuno, ma coprono spazi occupazionali lasciati liberi dalle scelte di comodo degli italiani; spesso vengono sfruttati, sottopagati, maltrattati dalle imprese che lucrano sulla loro pelle; complessivamente danno al nostro Paese (in tasse e contributi) più di quanto ricevono (in termini di assistenza e servizi vari). Le cifre non hanno nulla di clamorose e i sacrifici chiesti alle comunità locali paiono del tutto sostenibili. Tuttavia la paura fa novanta e si dice un no pregiudiziale.
È altrettanto dimostrato che gli immigrati non delinquono più degli italiani, ma le loro malefatte fanno notizia e creano scandalo e quindi meglio tenerli alla larga. Se poi addirittura c’è chi specula sul loro salvataggio in mare e sulla loro accoglienza…
Inchieste, intimidazioni, ricatti, molotov, attentati: c’è poco da dire, chi è impegnato a favore degli immigrati è sotto attacco.
Un residente di Multedo, quartiere periferico del capoluogo genovese, si è rivolto al sacerdote reo di avere portato dieci migranti nei locali di un ex-asilo della diocesi con queste parole: «Con lei ce l’ho a morte, ma dopo aver visto questi ragazzi in faccia, non verrò più ad urlare sotto l’asilo». Ciò a dimostrazione che il razzismo è irrazionale, mentre l’accoglienza è ragionevole.