Che i sindaci in Italia abbiano troppi poteri è innegabile, che siano degli incompetenti è spesso vero, sul fatto che commettano reati a raffica mi permetto di avere qualche serio dubbio. Le incertezze di cui sopra valgono a prescindere dall’appartenenza partitica dei sindaci stessi.
Effettivamente i primi cittadini provenienti dalle fila del movimento cinque stelle stanno facendo incetta di avvisi di reato (l’abuso d’ufficio è il più gettonato), ultima Chiara Appendino, sindaco di Torino. Non mi iscrivo però alla schiera di coloro che vogliono “smerdare” tutto e tutti, compresi i grillini o grilloparlantini come dir si voglia.
Sono sostanzialmente tre, a mio avviso, i motivi relativi a questa continuativa valanga che sommerge i sindaci italiani. Innanzitutto l’eccesso di competenze e poteri che li costringe ad essere improbabili tuttologi, esposti al rischio di commettere errori di carattere contabile, amministrativo, burocratico, che possono facilmente sconfinare nel reato. Dovrebbero vivere sotto scorta legale per radiografare preventivamente ogni e qualsiasi atto compiuto nell’adempimento della loro funzione.
L’eccesso di responsabilità si associa spesso alla carenza di preparazione ed esperienza: si candidano a sindaco persone inadeguate per curriculum politico e professionale. Ci cascano fior di personaggi, immaginiamoci sindaci improvvisati e frettolosamente selezionati. Forse c’è anche un po’ di faciloneria associata alla necessità di lanciare segnali immediati ad un elettorato che aspetta il miracolo dal sindaco eletto, il quale a sua volta, prima di essere eletto, ha magari promesso miracoli.
Il terzo motivo dipende dalla complessità e farraginosità delle procedure amministrative: un autentico ginepraio in cui si perderebbe qualunque essere umano, anche il più ferrato degli amministrativisti. I legacci burocratici condizionano tutti, cittadini e loro amministratori. Mentre i cittadini fanno anticamera in comune, i sindaci la fanno in procura.
Parlare di riforma burocratica è tempo perso. Auspicare meccanismi selettivi più seri per la classe dirigente politica impegnata nell’amministrazione degli enti locali è doveroso, anche se ormai candidarsi a sindaco è diventato un trampolino di lancio o un contentino di ripiego per la carriera politica. Temo che parecchi non si rendano conto delle difficoltà cui vanno incontro e si lascino affascinare dall’immagine di sindaco eletto dal popolo e personaggio potente e prestigioso. Rivedere gli assetti amministrativi mi pare impossibile, vista l’enfasi con la quale si sbandiera la funzionalità comunale associata al meccanismo elettorale tanto osannato.
C’è però un quarto motivo ascrivibile alla invadenza della magistratura, troppo rigida e pignola nel valutare e buttare nel tritacarne i comportamenti dei sindaci. Il buon senso, merce sempre più rara e che non si compra dal bottegaio, fa difetto anche nelle Procure della Repubblica: una maggiore prudenza ed una certa cautela potrebbero evitare di sbattere in prima pagina i sindaci ed i loro comportamenti dettati dalla buona fede. Se continuiamo così, dovremo mettere un magistrato a ricoprire le cariche politiche a tutti i livelli. Nella storia del popolo ebreo, come viene riportata nella Bibbia, c’è stato un periodo in cui il potere era esercitato dai giudici: ci pensino loro, sperando che poi non si mettano a litigare ed a farsi le pulci a vicenda.