In occasione di una alluvione in Italia (non ricordo dove e quando, ma non ha molta importanza) mio padre sfoderò una delle sue più belle battute per stile, eloquenza, brillantezza, spontaneità e parmigianità. Di fronte al solito ritornello dei comunisti trinariciuti, quelli col paraocchi, che recitava più o meno “Cozi dal gènnor in Russia in sucédon miga”, mio padre rispose: “ Sät parchè? In Russia i gh’àn j èrzon äd cärta suganta”. Non sopportava infatti la faziosità in generale, detestava la mancanza di obiettività e lanciava questi missili fatti di buon senso più che di analisi politica.
Dopo l’alluvione di Livorno e il solito conseguente rosario della ricerca di facili capri espiatori, me ne sono ricordato e l’ho trovata oltremodo attuale e pertinente. Ai comunisti trinariciuti si sono sostituiti gli ecologisti parolai del giorno dopo.
In tre ore su quella città è caduta la pioggia di un anno: il colore e la tempestività dell’allerta, la perfetta pulizia dei fossi e dell’alveo dei torrenti, il rigoroso rispetto dei vincoli idro-geologici, la costante manutenzione del territorio sarebbero bastati ad evitare i danni di un simile fenomeno catastrofico? Smettiamo quindi i panni del grillo parlante e finiamola con la politicizzazione di questi eventi: il Pd non avrebbe nel suo dna l’ambiente…E chi ce l’ha? Il Papa, come al solito, ci dà una lezione: l’uomo è stupido! Se proprio vogliamo trovare un colpevole su cui scaricare la colpa, siamo tutti colpevoli. Si dirà che i governanti hanno responsabilità. Certamente, ma anche i governati che ne combinano di tutti i colori, anche i cittadini che chiedono tutto e subito, fregandosene altamente del rispetto ambientale e non solo ambientale, persino la difesa del posto di lavoro a volte prescinde dalla salvaguardia della salute pubblica.
Onestamente non so se una diversa politica del territorio possa almeno contenere i danni derivanti da eventi atmosferici straordinari come quello di Livorno e quanto tempo occorrerà prima di averne i benefici effetti. Abbiamo mangiato tutti scriteriatamente ed a crepapelle alla mensa dello sviluppo e del benessere economico; adesso che la tavola si è fortemente impoverita e che su di essa piove a dirotto, “governo ladro”. Non sopporto questo senno del poi di cui sono pieni i fiumi e i torrenti.
Per cui, come si suol dire, calma e gesso. Tra l’altro, non tutto è scientificamente scontato. Non mi riferisco alle farneticazione trumpiane, ma, per fare un esempio, credo che sulla pulizia del greto dei torrenti ci siano due teorie contrapposte: chi la ritiene un obiettivo da perseguire per contenere gli straripamenti e chi la ritiene una spinta ulteriore al precipitare delle acque. Forse mi sbaglio, ma le questioni non sono così semplici e immediate.
Per il presidente della Repubblica “questa ennesima calamità dovrà sollecitare al più presto nel mondo politico una riflessione seria e approfondita sugli effetti dei cambiamenti climatici e su come difendere efficacemente il nostro territorio”. Non si può che essere d’accordo. Ma attenzione: una diversa politica del territorio imporrà sacrifici, scelte dolorose, conversioni cruente, cambiamenti di mentalità e di aspettative. Non sarà una passeggiata nel bosco. Il risanamento ambientale dovrebbe passare da un contenimento dei tassi di inquinamento atmosferico. Le energie pulite dovrebbero prendere il posto del petrolio e dei suoi derivati. Pensiamo a quali mutazioni comporterà una simile scelta, dai rapporti economici internazionali alle abitudini personali. Partire dal dna del partito democratico, fa sinceramente ridere, come illudersi che i grillini con un tratto di web possano cambiare il mondo. Con tutto il rispetto per gli ambientalisti che chiedono udienza alla sinistra politica e per i cinque stelle che chiedono voti agli italiani scontenti.