Siamo arrivati al punto in cui basta una frase inopportuna di un giudice, quella maliziosa di un giornalista-scrittore per scatenare un finimondo di illazioni e di attacchi. Non so se qualche Ong, impegnata nel soccorso in mare ai migranti, abbia scheletri nell’armadio, non so se l’allora ministra e attuale sotto-segretaria Maria Elena Boschi abbia provato a chiedere l’intervento di Unicredit per il salvataggio della banca di cui era amministratore suo padre. Una cosa so per certo: se andiamo avanti così rischiamo di buttare la democrazia nel cesso.
Non è possibile spargere badilate di merda contro tutto e tutti per coltivare il gusto dell’antipolitica su cui qualcuno sta costruendo o tenta di costruire le proprie fortune: questo non è diritto di cronaca e/o di critica, questo non è trasparenza, questo non è ricerca della verità. Che la corruzione esista e si allarghi sempre più è un dato preoccupante, che non può lasciarci indifferenti. Di qui a ritenere che tutti coloro che sono investiti di pubbliche funzioni o che esercitano un pubblico servizio siano corrotti il passo è lungo e totalmente fuorviante. In Italia si sta sostituendo la presunzione di innocenza con la presunzione di colpevolezza, sul piano giudiziario ed anche su quello politico.
Ferruccio De Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera, sputa veleno su chi gli capita a tiro liberandosi probabilmente di tutto quanto avrà dovuto ingoiare durante la sua carriera giornalistica. Non ce lo vedo proprio nelle vesti di fustigatore dell’establishment o in quelle di moralizzatore della politica. A De Bortoli (e non è certo l’unico) sta sulle balle Renzi e tutte le occasioni sono buone per sputtanarlo, direttamente o per interposta persona.
Il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro vuole a tutti i costi insinuare il dubbio che nel settore dell’accoglienza agli immigrati vi siano infiltrazioni affaristiche e mafiose. Non mi risulta che Falcone e Borsellino chiacchierassero a vanvera come sta facendo lui. Mi sembra alla disperata ricerca dell’appiglio per poter un giorno dire: avete visto, ve l’avevo detto! De Bortoli si vuole rifare una verginità, Zuccaro la lascia intendere in anticipo.
Su queste ipotesi di reato si scatena la strumentalizzazione politica e tutti attaccano tutti come se fossero disonesti patentati, senza capire che così facendo si distrugge la democrazia in un gioco al massacro sulle cui rovine qualcuno crede di costruire un’altra democrazia (quale?).
Oltretutto, nel caso di Maria Elena Boschi, mi sembra non si possa configurare nemmeno lontanamente un reato. Tutt’ al più si tratterebbe di un’invasione di campo da parte della politica nella finanza. Da che mondo è mondo la politica ha sempre sguazzato, direttamente o indirettamente, nel mondo bancario: molti di coloro che oggi fanno gli scandalizzati lo hanno fatto o, quanto meno, lo hanno sopportato o, nella più leggera delle ipotesi, lo sapevano da una vita. E dove è stato fino ad oggi Ferruccio De Bortoli? Perché non ha pontificato al riguardo dagli autorevoli pulpiti giornalistici che ha occupato per anni?
Conflitto di interessi? Ma quale conflitto? Tutto allora confligge con la politica, che dovrebbe isolarsi non nella Camera dei Deputati, ma in una camera stagna.
Non voglio prendermela sempre con Pierluigi Bersani, che afferma: «Non basta una smentita. Bisogna andare a fondo. Se è vera una cosa così, non vedo come Boschi possa restare». Ma mi faccia il piacere… Proprio lui che viene dal Pci-Ds-Pds… Ci parli delle interferenze politiche del suo partito in Monte Paschi Siena (si faccia semmai aiutare dal suo collega Massimo D’Alema). Si ricordi della montatura fatta ai danni di Piero Fassino per una frase illegittimamente pubblicata e sostanzialmente insignificante durante le manovre Unipol per accaparrarsi BNL. Adesso lui incespica in un analogo “niente”: roba da pivellino in buona fede o da spregiudicato politico in mala fede. Cose vergognose! Mi dispiace perché la faziosità degli ex-comunisti rischia di rinfocolare l’anticomunismo. Non sono mai stato anticomunista, ma mi ci stanno tirando per i capelli.
Sono curioso di sapere cosa dirà Federico Ghizzoni, allora amministratore delegato di Unicredit, che, in base a quanto scrive De Bortoli sul suo libro, dovrebbe essere stato involontario interlocutore di una intromissione politica a difesa di interessi di tipo familistico. Sono altrettanto curioso di sapere dove e come finiranno tutti gli elementi in mano ai magistrati di Catania, dietro cui si lasciano intendere intromissioni mafiose o comunque affaristiche nell’organizzazione dei soccorsi e degli aiuti agli immigrati.
Non sarà politica con la “P” maiuscola quella degli attuali governanti, ma non vedo niente di meglio in coloro che danno picconate alla viva il parroco. Era tutt’altra musica quella dei veri ed autentici profeti che hanno contestato il potere e segnato la storia in Italia e nel mondo.
In mancanza di meglio provo ad adottare lo schema dell’antipolitica. E se fosse solo questione di equilibri di potere a livello di establishment, una sorta di riciclaggio interno in cui i Grillo e i Salvini non potranno che abbozzare o lasciarci clamorosamente le penne? Voglio provare a scriverci un libro. Sì, ma io non mi chiamo De Bortoli e mi prenderanno per matto.