È in atto un’escalation, quantitativa e qualitativa, di attenzione mediatica nei confronti del Movimento Cinque Stelle e del suo leader Beppe Grillo. Questo atteggiamento va ormai ben oltre la normale cronaca politica o la dietrologia editorialistica: non capisco tuttavia fino a che punto si tratti della solita opportunistica preparazione a salire sul carro del possibile vincitore e fin dove si vogliano snidare i grillini dallo splendido e velleitario isolamento in cui lucrano la generica rendita protestataria dell’antisistema, dell’antipolitica, dell’antiestablishment, dell’anti tutto insomma.
Sta avvenendo un cambio di passo giornalistico nella critica al M5S: dalla contestazione delle evidenti contraddizioni nella condotta istituzionale all’analisi dei massimi sistemi della (non) proposta politica. Anche Grillo, aiutato dalla fantasia di Casaleggio junior e da quel poco o tanto di intellighenzia mobilitata, sta uscendo abilmente e frettolosamente dall’ostentata ritrosia per buttarsi nel dialogo intellettualoide, seppure attestandosi sulla furbesca non-strategia che gli consente di dire e fare tutto e il contrario di tutto, tentando di capovolgere il percorso tradizionale della richiesta del consenso (non più dai partiti alla gente via voto, ma dalla gente ai movimenti via web).
La mega-intervista rilasciata ad Avvenire, il quotidiano cattolico per eccellenza, accompagnata da un abile e intrigante profilo del personaggio, con tanto di immediata eco sul Corriere della sera (intervista sull’intervista a Marco Tarquinio direttore di Avvenire), conferma in modo emblematico la tendenza di cui sopra. Consideriamo inoltre il pulpito da cui viene la predica. Sì, perché l’omelia in questo caso non l’ha fatta Grillo, che ha (s)parlato bene, ma il quotidiano dei vescovi: stia molto attento perché le strumentalizzazione dei preti rischiano di tornargli indietro con gli interessi anatocistici.
Trattandosi di un’autorevole voce della Chiesa cattolica italiana, che si muove in modo felpato, ma non a vanvera o per puro caso, considerato che l’atteggiamento risultante è quello di una seppur parziale apertura di credito verso i grillini, viene spontanea una domanda: siamo alla solita e “simoniaca” ricerca di un futuro ombrello protettivo, siamo ad una studiata trappola coinvolgente e devitalizzante o siamo nel campo di un mero e provocatorio confronto a trecentosessanta gradi sui temi che più stanno a cuore alla gerarchia cattolica (povertà-reddito di cittadinanza; primato del sacro-apertura festiva dei supermarket; pace-neutralismo tra est e ovest; equità-potere finanziario; giustizia-globalizzazione; difesa della vita-testamento biologico; immigrazione-trattamento dei clandestini; Europa dei popoli-Europa delle banche).
Ne esce una radiografia da cui si cerca a tutti i costi di ricavare un interessante stato di salute del M5S, partendo magari da questioni marginali ma socialmente e religiosamente (?) sensibili (il lavoro domenicale) per staccargli un prematuro ed affrettato certificato di buone intenzioni. Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, pur non tacendo alcune significative incongruenze politiche, arriva ad affermare che il M5S è un interlocutore del mondo cattolico. E fin qui niente di straordinario, trattasi di un dato oggettivo. Ma aggiunge: «Se guardiamo ai grandi temi (dal lavoro alla lotta alla povertà), nei tre quarti dei casi abbiamo la stessa sensibilità». E allora il discorso si fa piuttosto ammiccante e compromettente.
Potrebbe trattarsi della solita manovra scambista e politicamente scorretta: se con Berlusconi si era arrivati alla contestualizzazione delle bestemmie, con Grillo si può ben parlare di contestualizzazione dei “vaffanculo”.
Se la Chiesa vuole giudicare seriamente le forze politiche, deve avere il coraggio di analizzarne approfonditamente le proposte di metodo e di merito, anche se non sarebbe suo compito in una visione laica della politica. Se invece vuol far pesare la sua forza di orientamento elettorale, chiarendo fin dall’inizio che chi vuol governare deve fare i conti con lei, rischia un pericoloso tuffo nel passato remoto e recente.
A Beppe Grillo interessa solo catturare l’attenzione dei delusi della politica: siccome questo senso di sfiducia è certamente molto forte nei cattolici e dal momento che la Chiesa sta recuperando una certa influenza sulla mentalità della gente, la scalata al governo val bene un’intervista pelosa ad Avvenire con tutto quel che ne può seguire. Ma stia attento perché la danza non la condurrà lui e inoltre potrebbe trattarsi della prima vera buccia di banana.