Sta per essere celebrato l’anniversario dei 60 anni dei Trattati di Roma con un vertice dei ventisette membri UE, che a Roma dovrebbero solennemente firmare una dichiarazione sul futuro dell’Europa. Mentre si festeggia questo compleanno incombe la faticosa uscita della Gran Bretagna, la brexit sta per prendere corpo diplomatico, aprendo una lunga trattativa dalle conseguenze ancora tutte da scoprire. Come se in una famiglia si festeggiasse l’anniversario di matrimonio mentre un figlio sta preparando le valigie per scappare da casa.
Ma non è finita. Mentre si cerca di quadrare il cerchio trovando un’intesa per rilanciare i patti integrativi fra gli Stati membri, nel tavolo accanto si discute accanitamente se in futuro si dovrà andare avanti insieme, seppure con tanta fatica, o se non sia meglio, partendo da una stazione comune già raggiunta (Confederazione), salire su due treni parallelamente separati e viaggianti a due velocità, su cui saliranno, a seconda della convinzione a raggiungere speditamente la meta (Federazione), i 27 (forse troppi) componenti della strana famiglia europea. Da una parte si stipulano ulteriori patti per rimanere uniti, dall’altra si pensa già a dividersi pur senza dirsi addio, sperando poi di ritrovarsi un giorno a chiudere il cerchio.
Ma non è ancora finita. Sul figlio che sta per intraprendere la via di fuga (Gran Bretagna) si scatena un attacco terroristico, simbolicamente assai preciso e piuttosto cruento, a significare che su di esso incombe più che mai la minaccia di trovarsi solo a combattere contro il terrorismo. Ma ormai è tardi e bisogna scappare dall’UE, qualcuno in Gran Bretagna ha seri dubbi (i Lord), qualcuno vuol rimanere a costo di dividersi dalla famiglia di origine (Scozia, Galles, Irlanda del Nord), ma la mamma (Theresa May) non ne vuol sapere: tutti uniti, fuori dalla UE. Chi si contenta gode.
E non è ancora finita. In mezzo alle minacce di recrudescenti attacchi terroristici, in mezzo alle risorgenti smanie di potenza americane, russe, e cinesi, in mezzo ai contrasti sul futuro, in vista di test elettorali molto incerti e condizionanti la vita futura della UE, c’è chi fa il tifo contro, ci sono i nemici interni, quelli che vorrebbero distruggere la UE o quanto meno ridurla ai minimi insignificanti termini. La torta di compleanno, invece di mangiarla, qualcuno la vorrebbe scagliare in faccia ai famigliari per poi scappare dalla porta di servizio.
E non è ancora finita. Al momento del brindisi augurale, sul più bello della festa (?), si alza un importante componente della famiglia (quello che “tiene dietro alla cassa”), solleva il calice e, anziché fare gli auguri a tutti, rimbrotta alcuni componenti della famiglia definendoli, di brutto, spendaccioni, ubriaconi, donnaioli, che non mantengono i patti e spillano quattrini a tutto spiano. Qualcuno gli fa presente che se ha voglia di fare il disfattista sarebbe meglio si facesse da parte, qualcuno gli dà addirittura ragione, lui, dopo lo strano cin-cin, si risiede a tavola come se niente fosse.
Avete mai visto una famiglia simile? Così schizofrenica? Io sì, si chiama UE. Il brutto è che si tratta della mia famiglia e non ne vedo una migliore.