È inutile nascondere che lo scambio di auguri all’inizio dell’anno porta con sé una carica rituale che nasconde le più rette intenzioni e i più bei propositi. A maggior ragione questo succede quando gli indirizzi augurali si collocano in una dimensione ufficiale che travalica i rapporti personali per collocarsi nella zona istituzionale. Rischioso quindi per il capo dello Stato prendere la parola alla vigilia del nuovo anno: la retorica è in agguato, i fucili sono spianati, le strumentalizzazioni pronte, gli equivoci dietro l’angolo.L’appello di Sergio Mattarella (il secondo da quando è Presidente della Repubblica) si è brillantemente salvato dai suddetti rischi per due motivi.Soprattutto ha raccontato se stesso ed ha spiegato cosa intende per comunità nazionale: lavoro, giovani, terremoto, solidarietà, disoccupazione, migranti, violenza verbale, regole elettorali sono i temi trattati in punta di piedi, senza intromissioni politiche e senza cadute sentimentaloidi. Un discorso più di metodo che di merito, una lezione di stile democratico. Ne avevamo bisogno. Una boccata d’ossigeno nell’aria inquinata della politica italiana e non solo italiana. I commenti si sono sprecati e qualcuno, come al solito, ha voluto vedere i messaggi nel messaggio: un incoraggiamento al governo Gentiloni, un altolà a Matteo Renzi, l’auspicio di un svolta nel programma di governo, una bacchettata di qua e una di là. Sinceramente non ho colto queste valenze immediate nel discorso di Mattarella di cui ho apprezzato il taglio sobrio ma non reticente, aperto ma non invadente, colloquiale ma non piacione. Quindi non mi hanno interessato i vari politici e commentatori cimentatisi nel tirare la giacca presidenziale.Solo un commento mi ha colpito ed è il secondo indiretto motivo per cui approvo Mattarella e, da cittadino della Repubblica italiana lo sento come mio presidente. Tra le reazioni immediate, quelle a caldo, ho colto la solita stronzata di Matteo Salvini: “Mattarella non mi rappresenta”. Bene, anzi benissimo, buon segno in due sensi: significa che il presidente ha colto nel segno e che io posso considerarmi da lui ben rappresentato.La prova del nove, se mai ce n’era bisogno, ha dato esito positivo.Grazie al Presidente per le cose che dice e fa!Tra l’altro nell’occasione le sue coraggiose ed equilibrate parole sono state quasi una riflessione anticipata all’attentato terroristico di fine anno in Turchia: “l’equazione immigrato uguale terrorista è ingiusta e inaccettabile, ma attenzione sia ai predicatori di morte sia a sottovalutare i problemi e i disagi creati alla popolazione”.Arrivo, in clima buonista da capodanno, a rivolgere persino un grazie (?) anche a Matteo Salvini per le stronzate che regolarmente ci somministra: l’ultima (del 2016) almeno mi è servita, a contrariis s’intende.