Dove potremmo geograficamente collocare oggi i “maghi” orientali che fecero quella strana visita a Gesù Bambino? Forse nella Turchia di Erdogan? Al loro ritorno dovrebbero guardarsi dai rischi incombenti: avrebbero un Erode che li attende in patria e probabilmente li riterrebbe troppo amici dell’occidente e di Israele; se venisse loro l’intenzione di scappare rischierebbero di cadere nelle grinfie dei terroristi dell’Isis che non perdonerebbero loro il peccato di apostasia per aver adorato un re nemico.Se la situazione medio-orientale era piuttosto incasinata ai tempi della nascita di Gesù, continua ad essere anche oggi, come sempre, estremamente complicata: religioni a go-go, petrolio, rapporti commerciali, Israele e Palestina, Usa e Russia, armi a volontà, miseria a bizzeffe, disuguaglianze sociali spaventose, guerre, attentati, oriente e occidente, dittature laiche e religiose, sciiti e sunniti, chi più ne ha più ne metta.In questo caleidoscopio esplosivo i due principali equivoci in campo arabo sono rappresentati da Arabia Saudita e Turchia, che giocano a strizzare l’occhio alle superpotenze, strumentalizzano le divisioni interne all’Islam, fomentano dissidi al fine di spadroneggiare, ondeggiano persino di fronte all’Isis che è diventato il principale elemento destabilizzante dell’intera area oltre che la spina nel fianco dell’Occidente.La Turchia, in questo gioco perverso, ha finito con l’esagerare diventando il bersaglio principale del novello califfato islamico, quell’Isis che sta colpendo i musulmani traditori, gli amici dei crociati, gli apostati per eccellenza.Di fronte alle disgrazie turche verrebbe spontaneo affermare maliziosamente: chi è causa del suo mal pianga se stesso. Sul fatto che la Turchia sia la causa del suo male non c’è dubbio, quanto al piangere su se stessa il problema è che le vittime degli attacchi terroristici subiti non hanno niente a che vedere con il gioco sporco di Erdogan e c.Paradossalmente l’Isis non ha tutti i torti nei suoi giudizi implacabili sulla Turchia.Musulmani traditori: è innegabile che abbia appoggiato le primavere arabe e i loro sbocchi in chiave islamica, che fino a qualche tempo fa sia stata schierata in campo sunnita e abbia addirittura foraggiato subdolamente l’Isis, dando ospitalità ai foreign fighters provenienti da tutto il Medio Oriente, illudendosi di strumentalizzare il rinascente Stato islamico in chiave antisiriana, antiiraniana e antiseparatismo curdo. Poi, visto il rischio di essere stritolata nella morsa anti-Isis stretta da Usa e Russia, ha pensato bene di cambiare fronte passando in campo filo-russo, non considerando più come nemici giurati Iran e Siria (Bashar el Assad), mandando un consistente numero di soldati a combattere in Siria contro l’Isis e in difesa del regime del precedente nemico Bashar el Assad, fregandosene altamente degli amici sunniti, tagliando i viveri allo Stato islamico, addirittura combattendolo apertamente e preoccupandosi soprattutto di salvarsi dagli odiati curdi.Amici dei crociati: la Turchia è alleata dell’Occidente, fa parte della Nato, chiede di entrare nella Unione Europea, tratta con l’Europa sulla pelle degli immigrati, si dice paese islamico ma adotta usi e costumi del più smaccato consumismo occidentale, finge di essere democratica ma comprime e reprime i diritti fondamentali quali la libertà di stampa e di associazione, usa metodi e sistemi spietati consoni alle più dure dittature fingendosi sotto attacco di fantomatici golpisti. Amica dell’Occidente ma populisticamente a braccetto con Putin in Medio-Oriente, in attesa del terzo compagno di merende, Donal Trump.Apostati per eccellenza: lo sdegno morale puritano nei confronti della decadenza e la sensazione di adempiere a un dovere religioso portano gli islamici radicali a colpire la Turchia quale Paese “apostata”. La teologia e l’escatologia musulmana arrivano ad una visione distorta della storia islamica al punto da considerare la moderna Istanbul, capitale turca, come la moderna Bisanzio da abbattere (assieme a Roma) nello scontro finale tra il bene e il male.Il signor Erdogan sta prendendo per i fondelli tutto il mondo e non stupisce se l’Isis, che non va troppo per il sottile, gliela voglia far pagare cara.Devo fermarmi, perché rischio di spezzare indirettamente una lancia a favore del terrorismo islamico, tale e tanta è la confusione che regna nei rapporti internazionali, tali e tanti sono gli equivoci turchi (e non solo turchi…).Se l’Occidente avesse finalmente voglia di agire seriamente, dovrebbe tagliare definitivamente e totalmente i ponti con i “sottanoni” dell’Arabia Saudita, con la Turchia del burattinaio-burattino Erdogan, mettere finalmente in riga Israele e le sue smanie espansionistiche camuffate dall’ipocrita difesa della propria esistenza, fregandosene dei problemi petroliferi, delle ripercussioni a livello di immigrazione, financo del futuro dei regimi più o meno dittatoriali dell’area medio-orientale. Faremo più fatica sul fronte delle fonti energetiche? Avremo un’ondata forte di immigrati in libera uscita? Avremo un alleato strategico in meno a livello Nato? Consegneremo la Turchia alla sfera di influenza russa? Soffriremo le dittature pseudo-islamiche? Tutti prezzi pagabili in nome della democrazia e dei rapporti pacifici. D’altra parte il problema dell’energia va ormai ben oltre gli assetti medio-orientali; l’immigrazione va affrontata e risolta tramite il dialogo con i Paesi di provenienza senza cedere ai ricatti di un Erdogan qualsiasi; il problema palestinese, volenti o nolenti, andrà risolto una volta per tutte senza piegarsi al volere della casta religiosa israeliana; i rapporti tra i blocchi sono da rimettere in discussione, oltretutto condizionati dalla spada di Damocle della follia trumpista che incombe sull’Occidente; l’Europa ha sufficienti problemi senza andarsi a impelagare in un rapporto sui generis con la Turchia; l’evoluzione democratica dei Paesi arabi va favorita senza interventismi bellicisti e senza soffiare sul fuoco, come hanno ampiamente dimostrato i fallimenti delle cosiddette primavere arabe.Non vado oltre. Mio padre sarebbe oltremodo d’accordo e mi direbbe: “Sì. At pàr vón ed coi che all’ostaria con un pcon ad gess in sima la tavla i metton a post tutt; po set ve a vedor a ca’ sova i n’en gnan bon ed far un o con un bicer…”.