Alla vigilia della strage di capodanno nel locale da ballo di Istanbul l’Autorità per gli affari di culto aveva invitato i musulmani turchi, attraverso i suoi ottantamila imam ufficiali, a non conformarsi a pratiche d’importazione come i festeggiamenti per l’imminente arrivo del nuovo anno, ritenute estranee alla tradizione religiosa e destinate a “corrompere lo spirito del popolo turco”.Lo scrittore Jason Burke, sempre in merito all’attacco terroristico al Reina, il prestigioso e lussuoso locale notturno di Istanbul, sostiene: «Una ragione per prendere di mira questi locali è lo sdegno morale puritano nei confronti della decadenza che incarnano; un’altra ragione è la sensazione di adempiere a un dovere religioso. Nella sua rivendicazione l’Isis ha spiegato che l’organizzazione voleva colpire i cristiani e una potenza musulmana che li protegge».È inutile girarci intorno, gli atti di terrorismo islamico hanno un retroterra culturale anche nell’intransigente purismo radicale e trovano una loro fanatica giustificazione nella lotta contro i costumi di vita in contrasto con le regole religiose. Non si può quindi sostenere che gli attentati non abbiano alcun fondamento nella religione islamica, lo hanno eccome dal momento che la religione viene portata al massimo livello di intolleranza e di integralismo. Gli ottantamila imam che hanno demonizzato i festeggiamenti di capodanno dovrebbero rendersi conto che nelle menti fanatiche ed esaltate di certi musulmani ciò viene recepito come un invito a colpire gli infedeli che ballano e cantano in un night oltretutto collocato nel pieno di un Paese islamico.Non posso negare che anche a me certi festeggiamenti esagerati ed eclatanti danno fastidio nella loro provocatoria ostentazione, urtano la mia sensibilità nella loro forzata e lussuriosa impostazione, non tanto per un fatto di sessualità trasgressiva (ho fatto e so fare ben di peggio), ma per la mancanza di rispetto verso chi soffre in gravi difficoltà esistenziali. Non per questo mi metto a predicare contro chi adotta questo stile di vita e a criminalizzare chi balla seminudo aspettando il nuovo anno.Che l’etica conseguente alla fede possa rifiutare certi comportamenti è quasi normale, la differenza sta nel laico rispetto verso chi ritiene di operare scelte diverse e di adottare stili di vita contrari.Se proprio vogliamo rendere l’idea del limite esistente tra l’intransigente scelta di vita propria ed il rispetto per quella altrui, pensiamo a Giovanni Battista che smazzolava a tutta canna i beoni e i mangioni dell’epoca, mentre Gesù andava a pranzo con loro per capirne e smascherarne le contraddizioni.Se le religioni non adottano una mentalità laica nei confronti della società che le circonda, possono diventare fattori di divisione, di discriminazione e di violenza. Credo che per l’Islam, con tutto il rispetto per il loro Libro, il cammino verso la laicità politica sarà ancora molto lungo e le donne ne dovranno essere le protagoniste così come ora sono le vittime di un integralismo assurdo e antifemminista.È seminatore di odio chi dolosamente spinge l’altro a compiere atti di violenza contro un nemico giurato, ma rischia di esserlo anche chi, magari in buona fede, spara condanne esistenziali a destra e manca: qualcuno, non troppo equilibrato, alla fine si sente legittimato a prendere un arma e a sparare nel mucchio. In un certo senso successe così anche per il terrorismo a sfondo politico.Non basta quindi piangere sul latte versato, ma occorre mettere una chiusura di sicurezza ai contenitori del latte. Altrimenti…