Il caso di Hasib Omerovich che si buttò dalla finestra per sfuggire alle torture. Le accuse di Romelu Lukaku e Paola Egonu, che hanno raccontano di essere stati vittime di episodi di razzismo. E le parole d’odio della politica, con un campionario di frasi che vanno da Matteo Salvini a Roberto Vannacci. Oltre ai «resoconti di profilazione razziale da parte della polizia». Che prende di mira «rom e persone di origine africana». In quella che potrebbe definirsi come «una potenziale forma di razzismo istituzionale». La Commissione Europea contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri) del Consiglio d’Europa ha messo insieme fatti di cronaca e accuse precise nel dossier che ieri ha scatenato la reazione del governo e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Accusando più la politica che la polizia. (Open)
Il Consiglio d’Europa ha evidentemente il naso e la memoria lunghi, molto più di noi italiani. Ha fiutato un clima politico maleodorante a riprova che, come spesso succede nella vita, le cose si vedono e si valutano meglio dall’esterno. Non prendo per buone ed assodate le critiche europee, ma qualcosa di vero e di preoccupante lo colgono. Evidentemente a livello nazionale siamo talmente abituati alla puzza di bruciato, da non accorgerci più dei rischi che stiamo correndo.
Nel bel mezzo dell’affaire Albania, con pesanti accuse da parte di diversi ministri del governo Meloni alle “toghe rosse”, il Consiglio d’Europa scatta una fotografia allarmante, quella di un’Italia in cui “il discorso pubblico è diventato sempre più xenofobo” e di una classe politica che “mina l’indipendenza della magistratura quando si occupa di casi di immigrazione”.
Il tempismo scelto dalla Commissione del Consiglio d’Europa contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri) per pubblicare il rapporto adottato già il 2 luglio scorso è perfetto. Perché nelle ultime settimane la violenza del discorso politico nei confronti dei giudici si è impennata: non solo le furiose reazioni del governo alla sentenza del Tribunale di Roma che ha rimandato in Italia i 12 migranti destinati ai centri albanesi, ma anche la crociata di Matteo Salvini contro i giudici di Palermo per il processo Open Arms. (eunews)
Quindi secondo la Commissione del Consiglio d’Europa non è solo questione di polizia razzista, ma anche di politica che si occupa malamente di immigrazione, creando un perfetto assist alla montante xenofobia. Dubbi e perplessità di gravità eccezionale.
Affermazioni che hanno suscitato l’indignazione della premier Giorgia Meloni e lo “stupore” del presidente Sergio Mattarella. Il capo dello Stato, in una telefonata, ha espresso al responsabile della Polizia, il prefetto Vittorio Pisani, “stima e vicinanza” alle forze dell’ordine. La presidente del Consiglio ha sparato invece ad alzo zero contro le valutazioni dell’Ecri: “Le nostre forze sono composte da uomini e donne che, ogni giorno, lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, senza distinzioni, meritando rispetto, non simili ingiurie”. (ANSA.it – Europa)
Non mi sorprende la solita lumacosa e penosa reazione della premier, mentre mi stupisce lo stupore di Mattarella, che peraltro in questi giorni aveva già reagito in modo molto blando e formale agli attacchi governativi verso i magistrati. Non è, tra l’altro, anche Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura?
“Tra le istituzioni e al loro interno la collaborazione, la ricerca di punti comuni, la condivisione delle scelte sono essenziali per il loro buon funzionamento e per il servizio da rendere alla comunità”. Lo ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo a Bari all’inaugurazione del terzo Festival delle Regioni e delle Province autonome.
“Vi sono, in particolare, dei momenti nella vita di ogni istituzione in cui non è possibile limitarsi ad affermare la propria visione delle cose –approfondendo solchi e contrapposizioni- ma occorre saper esercitare capacità di mediazione e di sintesi. Questo è parte essenziale della vita democratica poiché le istituzioni appartengono e rispondono all’intera collettività e tutti devono potersi riconoscere in esse”, ha detto il Capo dello Stato. (adnkronos)
Capisco l’imbarazzo e la preoccupazione del Capo dello Stato, ne ammiro l’equilibrio e la saggezza, ma ogni tanto non mi dispiacerebbe se facesse qualche intervento più spinto: i cittadini sono sicuro che lo apprezzerebbero. Sarebbe auspicabile che parlasse meno in punta di forchetta e più in punta di coltello: non è questione di intromissione nella politica, ma di estromissione di atteggiamenti e comportamenti anti-costituzionali.
Quanto al discorso della Magistratura, non voglio santificarla perché ha certamente tanti difetti: Mattarella li conosce benissimo e preferirei che fosse lui a incoraggiarne l’autoriforma piuttosto che lasciarla nelle grinfie dell’invasivo potere esecutivo.
Tornando al fiume carsico della “xenofobia pubblica” mi viene spontaneo superare il fastidio di queste bacchettate europee per andare al merito delle questioni sollevate: i rimproveri possono imbarazzare, ma devono provocare reazioni positive. Di peccati in materia razzista ne abbiamo tanti: a livello privato e a livello pubblico. Ho il timore che la politica, anziché tentare di favorire una maturazione della mentalità popolare in senso solidale, ne cavalchi i peggiori istinti camuffandoli in senso orgoglioso e patriottico.
La vicenda dell’esportazione migratoria in Albania, al di là degli aspetti di irresponsabilità tragicomica e propagandistica nel comportamento governativo, può dare l’impressione alla gente di poter vivere chiudendo porte e finestre in faccia a chi è disperato. L’egoismo al governo!
Gli attacchi ai “magistrati rompicoglioni”, al di là della ignoranza e scorrettezza istituzionali, al di là, come sostiene Massimo Cacciari, della dimostrazione di debolezza cronica in capo alla politica, potrebbero essere funzionali ad un inquietante progetto di rovinosa riforma (anti) costituzionale: le derive del premierato autoritario, del regionalismo divisivo, della repressione a tutta canna ne costituiscono le avvisaglie.
Mentre dal livello europeo – pur tra contraddittorie sparate orbaniane alla viva il sovranismo, opportunistiche e gattopardesche strizzate d’occhio ursuliane, burocratiche e conservatrici difese dello status quo – si percepisce qualcosa di strano nel paesaggio italiano e si mette in qualche evidenza, a livello interno si finisce con l’accettare acriticamente tutto in nome di una governabilità illusoriamente conveniente. Una sorta di qualunquismo strisciante da cui non usciremo se non con un bagno di sangue fatto di lotta alla povertà, di scontri sociali, di rifiuto categorico ed intransigente delle esperienze del passato remoto, di avversione alla partitocrazia. Butteremo tanta acqua sporca. Ci rimarrà il bambino costituzionale!?