Tensione nell’Unione europea sulle dichiarazioni dell’alto rappresentante Josep Borrell che propone di togliere le limitazioni sull’uso delle armi occidentali inviate all’Ucraina e di sanzionare i ministri di Israele che “hanno lanciato messaggi d’odio, incitazione a commettere crimini di guerra contro i palestinesi”.
“Le restrizioni all’uso delle armi date all’Ucraina devono essere revocate, ci deve poter essere pieno utilizzo per colpire obiettivi militari in Russia in linea con le regole internazionali”, ha detto l’alto rappresentante Ue Josep Borrell accogliendo il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba a Bruxelles per il consiglio informale esteri.
L’Unione Europea “ha iniziato a trasferire all’Ucraina” i proventi dei beni russi immobilizzati e a finanziare direttamente gli Stati membri per fornire armi a Kiev, ha detto Josep Borrell. “Abbiamo già trasferito 1,4 miliardi”, ha precisato.
I limiti per Kiev per quanto riguarda le armi italiane ‘restano’ e l’idea di sanzionare esponenti del governo israeliano è ‘irreale’, replica il ministro degli Esteri Tajani.
“Proposte sconsiderate da Bruxelles sia sull’Ucraina che sul Medio Oriente. La pericolosa furia dell’Alto Rappresentante deve essere fermata. Non vogliamo altre armi in Ucraina, non vogliamo altri morti, non vogliamo un’escalation della guerra, non vogliamo un’escalation della crisi in Medio Oriente. Oggi continuiamo ad adottare una posizione pacifica e di buon senso”. Lo scrive in un post su Facebook il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó.
Un’alta fonte diplomatica europea, intanto, dice all’ANSA che ‘sono possibili negoziati Kiev-Mosca prima delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti’, anche perché ‘i ritardi negli aiuti forzano Zelensky a trattare’.
“Abbiamo discusso delle sanzioni ai due ministri d’Israele, oggi non c’era l’unanimità, ma io proporrò lo stesso al Consiglio queste misure ristrettive, poi decideranno i ministri come sempre, prendendo una decisione politica, dopo aver analizzato con attenzione le ragioni a sostegno di questa proposta”. Lo ha detto l’alto rappresentante Ue Josep Borrell al termine del Consiglio Esteri informale. (ANSA.it)
Prescindo dal merito delle proposte formulate dall’alto rappresentante Ue Josep Borrell: avrei molto da dire contro quelle riguardanti la liberalizzazione dell’uso delle armi da parte ucraina e a favore di quelle inerenti le sanzioni ai ministri di Israele. Mi limito invece a due riflessioni sul modo di essere e di operare delle istituzioni europee.
Le posizioni in politica estera sono a dir poco diversificate: ne esce un’immagine sconcertante assieme alla certezza della irrilevanza europea nello scenario internazionale. Una politica estera europea non esiste ed è lasciata ai singoli Stati membro: una gravissima sostanziale rinuncia!
La seconda riflessione riguarda la inadeguatezza di Borrel, che spara a vanvera sconvolgendo e confondendo i piani istituzionali: è impegnato a spararle grosse a livello mediatico per poi fare penose marce indietro. Roba da dilettanti allo sbaraglio.
Tutto ciò finisce con l’essere funzionale al mantenimento degli scenari di guerra. Credo che i padri ideatori e fondatori dell’Unione europea avranno di che scaravoltarsi nelle loro tombe, mentre le vittime delle guerre in atto avranno di che chiedere vendetta al cospetto di Dio. È una vergogna. Che i ministri degli Esteri dei Paesi Ue non riescano a trovarsi d’accordo per pronunciare qualche parola di vera pace e per assumere qualche iniziativa diplomatica concreta è cosa incredibile. Non posso che indignarmi. E la chiamano Unione…