In Iran le manovre preparatorie seguono il filo della retorica, mentre i Pasdaran guadagnano giorni prima di decidere come intervenire. A Teheran assicurano che i piani sono chiari. In realtà c’è ancora tempo prima di combattere. La diplomazia internazionale non è mai stata così attiva come nelle ultime ore. Nel Paese che ha giurato di vendicare l’umiliazione subita con l’uccisione in casa del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, è stato segnalato (e non smentito) anche un volo segreto di emissari americani giunti a negoziare una rappresaglia misurata. Gli Usa non potranno abbandonare Israele alla minaccia degli ayatollah, sarebbe stato spiegato, lasciando aperta la porta di un rilancio nelle trattative interrotte per il nucleare “Made in Teheran”. Perfino il presidente russo Vladimir Putin ha chiesto all’ayatollah Ali Khamenei di tenere i civili fuori dal mirino. Il messaggio è stato consegnato lunedì da Sergei Shoigu, l’ex ministro della Difesa russo, accusato di crimini contro l’umanità per gli attacchi indiscriminati sui civili in Ucraina. Mentre la Repubblica islamica valuta la sua risposta all’assassinio di Ismail Haniyeh, la Russia che ha fatto incetta di droni iraniani scagliati sul fronte di Kiev avrebbe inviato missili Iskander a Teheran oltre a sistemi di contraerea S-300 che all’occorrenza possono essere usati come mezzi offensivi. Teheran ha anche fatto pressione su Mosca per la consegna di jet da combattimento “Su-35” di fabbricazione russa. (dal quotidiano “Avvenire” – Nello Scavo)
Strana e incredibile diplomazia in cui tutto è paradossalmente possibile. In dialetto parmigiano, quando una persona assume atteggiamenti sfrontatamente in contraddizione col suo normale comportamento, viene immediatamente apostrofata con una espressione colorita: “avérgh un bècch äd fér”. Gilberto Govi, in dialetto genovese, li chiamava “marionéti”.
Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere di fronte a Putin che chiede agli iraniani di tenere i civili fuori dal mirino: proprio lui che di civili in Ucraina (e non solo) ha fatto stragi a più non posso. Iran e Russia si scambiano armi e vanno d’accordo: non era così in passato, ma si può cambiare posizione a fin di male.
Anche gli americani tengono aperto un canale diplomatico con l’Iran, consigliano una rappresaglia misurata contro Israele. Un po’ come in una simpatica barzelletta. Su un calesse trainato da un asino viaggia un gruppo di suore con tanto di madre superiora. Ad un certo punto l’asino si blocca e non vuol più saperne di proseguire. Il “cocchiere” le prova tutte, ma sconsolato si rivolge alla badessa: «In questi casi l’esperienza mi dice che l’unico modo per sbloccare la situazione, costringendo l’asino a proseguire, è la bestemmia. Mi spiace, ma non c’è altra soluzione…». La suora dopo qualche ovvio tentennamento pronuncia la sua sentenza: «Se è davvero così, non resta altro da fare, ma mi raccomando la bestemmia gliela dica piano in un orecchio…».
Ormai non c’è più alcuna parvenza di dignità nel fare la guerra, se mai fosse possibile almeno salvare la faccia…: uno spietato e delinquenziale gioco delle parti. Un macellaio, Putin, che detta ai suoi clienti una dieta vegana. I vendicatori delle “Torri gemelle” che modulano le vendette trattando con gli ayatollah iraniani. In mezzo ci siamo noi che ci affanniamo a parlare del diritto di Israele e dei palestinesi ad esistere, del diritto dell’Ucraina a resistere, etc. etc.
Davanti alla proditoria rassegna dei becchi di ferro resto a becco asciutto, mi sento becco e bastonato.