L’immagine della politica invischiata in voti di scambio e corruzione (metodi sostanzialmente mafiosi) non è certamente il miglior biglietto da visita per presentarsi al prossimo parlamento europeo: la nostra fama di spreconi, corrotti e mafiosi trova purtroppo ulteriori conferme.
Mi ha decisamente colpito l’analisi del giornalista Corrado Augias, che mi permetto di sintetizzare: il fenomeno del coinvolgimento della politica nel sistema e nei metodi mafiosi e quello della mafia nel sistema e nei metodi politici è talmente diffuso territorialmente e trasversalmente da consigliare un pietoso velo di silenzio, anche perché parlarne senza avere una strategia seria per combattere queste interconnessioni non serve a nulla, ma peggiora addirittura la percezione del fenomeno e induce alla rassegnazione.
Stupisce l’attivismo a ondate della magistratura inquirente, ma è sempre così, si viaggia a retate e passata la brutta nottata ritorna un pallido sole di normalità. Non illudiamoci che possano essere i giudici a ripulire e moralizzare il sistema, possono soltanto mettere il dito nelle piaghe e nelle pieghe, il resto spetta alla cultura prepolitica: la moralità non è la politica e bisogna diffidare di chi la cavalca in tal senso.
Ho l’impressione che la gente non si scandalizzi neppure, subisce perché dà quasi per scontato che i partiti sia pervasi da corruzione e adozione di sistemi mafiosi: colpa dei rappresentanti del popolo che si adeguano all’andazzo o colpa del popolo che esprime malamente i propri rappresentanti? Gli italiani meritano i politici che hanno? Se da una parte è vero che da un albero cattivo non si possono raccogliere frutti buoni, è altrettanto vero che l’albero cattivo si potrebbe e dovrebbe curare.
Non si devono nemmeno fare delle generalizzazioni qualunquiste. Non sono tutti uguali! È però più qualunquista l’uomo della strada che esprime un dissenso radicale rispetto al sistema partitico o chi ricopre cariche istituzionali e ne fa di tutti i colori per arrivare a certe posizioni e per poi approfittarne? Oltre tutto non gettiamo via il bambino (i partiti) assieme all’acqua sporca dell’immoralità.
La bonifica del sistema è molto difficile, ma non impossibile. Gli italiani dovrebbero cominciare a votare con la testa e non con…lasciamo perdere. Piuttosto che votare coi piedi è meglio astenersi dal voto.
Esiste la pericolosa tentazione di prescindere dai partiti, di farne a meno, di bypassarli, personalizzandoli all’eccesso, considerandoli ferri vecchi ed ingombranti, pietre d’inciampo da eliminare in nome del populismo. I partiti però dovrebbero fare un serio sforzo di rinnovamento, riscoprendo il rapporto con la propria base, selezionando la classe dirigente e candidando persone serie e adeguate al ruolo: non sta succedendo in vista delle prossime elezioni europee. Si va in cerca di candidature pigliatutto, di nomi eclatanti ed altisonanti tanto per catturare consensi. Nessuno precisa la propria visione europeista e il proprio programma da presentare al Parlamento europeo. Sinistra e destra sembrano addirittura sovrapponibili e si finisce con l’accorgersi che nella notte (bellicista) di Strasburgo tutti i gatti sono bigi.
Continuo a registrare, intorno a me e dentro di me, dubbi e perplessità molto consistenti. Il dibattito è penoso e devastato dalle vicende di cui sopra. Rimanendo in Italia, all’equivoco ed opportunistico europeismo, che puzza tanto di euroscetticismo, portato avanti dal cosiddetto centro-destra, fa riscontro il flebile europeismo continuista delle forze di sinistra. La politica non riesce a strutturarsi a livello europeo e quindi tutto viene rimasticato e rimuginato in patria.
Lasciamo stare, come consiglia Augias, l’emergente minimo sistema mafioso, puntiamo al massimo sistema della pace, ma sarà possibile parlare di pace con gente che compra i voti, che trucca gli appalti e roba del genere?
Ho già detto, scritto e ripetuto che, al di là di tutto e prima di tutto, vorrei votare per chi punta ad una politica credibile di pace: ho cercando l’ago nel pagliaio. Forse un ago l’ho trovato e non vorrei pungermi.
L’intervista a Michele Santoro su La7 ha fatto traboccare il vaso della mia incertezza: giustamente moderata nei toni, affascinante nei contenuti riconducibili al concetto di utopia (ideale etico-politico destinato a non realizzarsi sul piano istituzionale, ma avente ugualmente funzione stimolatrice nei riguardi dell’azione politica, nel suo porsi come ipotesi di lavoro o, per via di contrasto, come efficace critica alle istituzioni vigenti), convincente anche se un tantino generica (non potrebbe essere diversamente) per il dopo elezioni (buona l’idea dell’intergruppo parlamentare pacifista in Europa e dell’intergruppo politico in Italia), intelligentemente e realisticamente umile riguardo al raggiungimento del quorum.
In un certo senso Santoro ha proposto una sorta di apparentamento per rendere comunque utilizzabile il consenso ottenuto, utilizzabile con o senza superamento dello sbarramento del 4%.
Mi sono chiesto: cosa vuol dire voto utile? Per essere tale il voto deve essere legato a valori fondamentali e non solo orientato ad un risultato immediato e concreto.
Mi sono faticosamente incamminato verso il voto, uscendo dallo splendido isolamento in cui mi ero da tempo un po’ rinchiuso. Mi ha giovato al riguardo il dialogo con persone amiche serie e coraggiose.
Ho votato la lista “Pace terra dignità” dando la preferenza a Raniero La Valle: un tuffo nell’idealità e una scommessa sulla pace peraltro in linea con le mie convinzioni di cattolico.