È stato varato il governo Gentiloni. Non va bene quasi a nessuno, come sempre… Bene le critiche, ma il governo lo vara il Capo dello Stato e la fiducia gliela concede il Parlamento. Fortunatamente il Presidente Mattarella, dopo avere puntualmente e rigorosamente ascoltato tutti, ha deciso: l’Italia ha bisogno di un governo, delle elezioni se ne riparlerà semmai dopo che il Parlamento avrà varato, possibilmente a larga maggioranza, una legge elettorale che risponda al quadro istituzionale ripristinato dal referendum ed alle esigenze di rappresentatività e governabilità del Paese.“Linea al collega che stava parlando”, dicevano un tempo i cronisti di tutto il calcio minuto per minuto, costretti ad interrompersi e a darsi sulla voce. “Linea all’Istituzione a cui tocca di operare”, sembra dire Sergio Mattarella. Molto bene!Il governo Gentiloni da una parte riscontra l’ignorante avversione e contrarietà da parte degli “elezioni continue”, quelli che, ringalluzziti dal risultato referendario, vorrebbero andare subito alle urne (cosa che la Costituzione prevede ogni cinque anni), vorrebbero un governo eletto dal popolo (cosa che la Costituzione non prevede, configurando una repubblica parlamentare), vorrebbero sciogliere le Camere ad ogni piè sospinto (cosa che la Costituzione riserva al Presidente della Repubblica), vorrebbero votare immediatamente (cosa impensabile senza una valida e armonica legge elettorale), vorrebbero aspettare il responso elettorale prima di governare (cosa assurda visti i problemi e gli impegni assillanti che ha il Paese a tutti i livelli).Dall’altra parte si richiedeva comunque al Pd, nonostante il passo indietro di Renzi, di farsi carico di una soluzione governativa ponte per non lasciare il Paese allo sbaraglio in balia delle onde post-referendarie e in attesa delle (de)rive elettorali. Quasi tutte le altre forze politiche si sono dichiarate rigidamente e acidamente indisponibili a qualsiasi forma di governo allargata.Il Presidente Mattarella su questo punto è stato consequenziale e intransigente ed ha preteso un governo che potesse governare perché, prima dei partiti e delle loro mire, vengono i problemi degli Italiani, terremotati in primis.Ma è un governo fotocopia! Così hanno detto in tanti. Gli elettori al referendum hanno chiesto un forte cambio di indirizzo politico. Veramente gli elettori hanno solo bocciato una legge di riforma costituzionale (molti fautori del No, stanno cautamente prendendo le distanze dall’inevitabile disfattismo, anche se è un po’ tardi). Sì, ma c’era in ballo molto di più: la protesta dei giovani e del meridione. Ma questo di più, che andrebbe approfondito e valutato attentamente e non sbrigativamente come sta avvenendo, avrebbe comunque bisogno di conferma a livello di elezioni politiche (“La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” e non semplicisticamente a furor di referendum). Si torna da capo.E allora, come avrebbe potuto il Pd, forza di maggioranza, voltare pagina, cestinare o distruggere il proprio operato e la propria classe dirigente in una furia iconoclasta verso i suoi stessi simboli personali e programmatici. Cambio di premier (il precedente si è irrevocabilmente dimesso), qualche ritocco alla compagine governativa e al programma, e poi pedalare…Ecco spiegato il governo Gentiloni. Chi è favorevole, chi è contrario, chi si astiene?