«Francesco è isolato, a parte quelli più vicini a lui, non è seguito dai cardinali, dai vescovi, dai preti e lo stesso popolo di Dio sembra sordo alla sua proposta sinodale, lasciano scorrere tutto quasi nell’indifferenza. E quindi ci si trova in questa sorta di iato, tra un Pontefice profetico e il suo popolo, e questo mi inquieta molto perché poi nella comunicazione attraverso i social media è molto più vivace l’ala tradizionalista».
Quindi lei difende la rotta tracciata da papa Bergoglio, sebbene abbia avuto con lui motivi di contrasto anche piuttosto aperto e aspro?
«Io ho mosso critiche a tutti, non sono mai stato incline all’idolatria di alcun papa, ma adesso colgo una situazione molto difficile. Non credo che si vada verso uno scisma, ma temo che la Chiesa stia scivolando verso un pericoloso smarrimento».
Ma non c’è già un conclave costruito per dare continuità futura alla strada indicata da questo papa?
«Ma no, non è affatto vero che Francesco abbia creato un conclave a propria immagine, ha nominato anche cardinali scialbi e tradizionalisti, quindi il rischio per il futuro è proprio che per mantenere gli equilibri tra le diverse anime, il conclave finisca per scegliere un papa scialbo. Del resto, abbiamo visto come, nello stesso tempo, sia stato scelto di beatificare Giovanni XXIII e contemporaneamente Pio IX: un colpo al cerchio e uno alla botte». (dall’intervista rilasciata da Enzo Bianchi, monaco e teologo, al “Corriere della sera”)
Sembra quasi che si siano messi d’accordo, perché a distanza di pochi giorni è uscita un’intervista del Papa che sembra, direttamente o indirettamente rispondere alle giustificate e condivisibili ansie di Enzo Bianchi. Un botta e risposta un po’ troppo mediatico, ma comunque utile a intuire i fermenti ecclesiali.
«Mi sento bene», ma «la vecchiaia non si trucca». Ecco che allora «ho già scelto il luogo della mia tomba nella Basilica di Santa Maria Maggiore». Un annuncio inaspettato quello che papa Francesco rilascia in un’intervista all’emittente televisiva messicana «N+» e che la giornalista Valentina Alazraki ha in parte anticipato con alcune dichiarazioni.
E parlando della morte, il Papa racconta alla giornalista messicana che ha già parlato con il cerimoniere pontificio per «semplificare il rito dei funerali del Papa, anche se al momento non è dato sapere in che modo sarebbe stato semplificato il rito stesso.
Tornando sul tema della sua età – Bergoglio domenica 17 dicembre compie 87 anni – il Papa ammette che i suoi programmi vanno ripensati. «Vedremo come andranno le cose» dice pensando in particolare ai viaggi previsti per il prossimo anno. «Quello in Belgio è assicurato – ha detto il Papa – mentre gli altri due sono “pendenti”». Si tratta delle visite pastorali in Polinesia e nella nativa Argentina. «Vedremo come vanno le cose» ribadisce il Papa, che comunque assicura di non aver mai pensato alle dimissioni nonostante i problemi di saluti che lo hanno assillato lungo tutto quest’anno. (dal quotidiano “Avvenire”)
Che papa Francesco sia isolato e in chiaro contrasto con una parte sempre più consistente della Chiesa è innegabile. Fino a qualche tempo fa pensavo si trattasse di gravi difficoltà di rapporti con la curia vaticana (soprattutto per questioni di bottega) e con una parte della gerarchia (per questioni nominalmente teologiche, ma sostanzialmente di difesa del clericalismo con tutto quel che segue). Enzo Bianchi, dall’alto della sua schietta e autorevole posizione (è stato emarginato e quindi si sente più libero di parlare), coglie invece una frattura ben più larga e profonda fra Papa e popolo di Dio. Evidentemente è un papa che piace molto a laici, non credenti e diversamente credenti e meno a clero e credenti ortodossi. Verrebbe da dire “nemo propheta in patria”.
Da qualche tempo sono convinto che papa Francesco, buono e dialogante ma tutt’altro che ingenuo e sprovveduto, stia preparando un’uscita pilotata e orientata ad una morbida ma netta prosecuzione della sua linea pastorale: come se intendesse aprire la porta contro cui in tanti spingono per farli rovinosamente cadere e presentare senza clamore coloro che sono già pronti a raccogliere il testimone.
Questa mia convinzione non viene smontata da Enzo Bianchi, ma nemmeno dal Papa stesso. Il primo esprime preoccupazioni molto gravi da non sottovalutare, il secondo, l’interessato principale, ostenta serenità e sicurezza.
É arcinoto che quando si vuole portare avanti una linea piuttosto difficile e delicata si cerca in ogni modo di nascondersi: negare l’intento dimissionario con il fuori onda della sepoltura innovativa, significa che il Papa non ha alcuna intenzione di morire, ma che sta comunque preparando alacremente e seriamente la sua successione e che, solo quando sarà tutto pronto, si dimetterà.
Quanto ai contrasti che vedrebbero la strana alleanza tra il dogmatismo statunitense e quello africano (una sorta di “ignobile” connubio fra ricchi e poveri), Francesco si sente forte e non teme questi pasticci ecclesiali, riparandosi sempre più dietro e dentro il Vangelo, lasciando perdere gli equilibrismi clericali e puntando verso l’esterno, verso coloro che vogliono leggere e seguire il Vangelo senza infingimenti e aggiustamenti.
Vale forse quello che successe a don Andrea Gallo, chiamato in Vaticano a rispondere del suo operato, che dava molto fastidio alle eminenze benpensanti. Si difese così: “Io metto in pratica il Vangelo!”. Al che il porporato inquisitore ribatté: “Se la metti su questo piano…”. “E su quale piano la dovrei mettere…” tagliò corto don Gallo. Forse papa Francesco, in estrema sintesi, la pensa come don Gallo, se ne frega altamente dei benpensanti e va per la sua strada. Non dimentichiamo che dalla sua parte, per chi ci crede, ha nientepopodimeno che lo Spirito Santo. Chi la dura la vince!
Tempo fa circolava la battuta sull’enciclica che sarebbe la bicicletta del Papa. Bisognerebbe fare un’aggiunta: la bicicletta serve al Papa non per girovagare negli accurati giardini vaticani, ma per andare nelle disastrate periferie e semmai nascondersi nell’evangelica Cittadella.