Nel 2022, a pochi giorni dall’invasione russa dell’Ucraina, in una puntata del programma televisivo “otto e mezzo” su La 7, è apparso un importante sacerdote russo ortodosso, padre Giovanni Guaita, coraggiosamente schierato contro la guerra di Putin (una posizione contro-corrente rispetto alle storiche compromissioni ortodosse col potere sovietico prima e russo oggi). La conduttrice, al termine del suo intervento, gli ha chiesto quali fossero le sue speranze. Lui ha risposto con la speranza “debole” che la situazione economica costringa Putin a più miti consigli a cui ha aggiunto, con ammirevole discrezione e convinzione, la speranza “forte” che Dio non ci abbandoni e ci aiuti ad uscire dal tunnel.
È passato più di un anno e siamo ancora inchiodati alla guerra in Ucraina a cui se ne è aggiunta una in medio-oriente e altri focolai stanno bruciando o stanno covando sotto la cenere in diverse parti del mondo. Le armi continuano a far tacere la diplomazia, il disordine mondiale aumenta giorno dopo giorno, tutti i nodi peggiori stanno venendo al pettine, le classi dirigenti a livello governativo si dimostrano totalmente incapaci di affrontare le situazioni con un minimo di costrutto, le superpotenze giocano a scacchi, le carneficine dilagano.
Non si intravede alcuna luce in fondo al tunnel, c’è di che essere sgomenti. Ebbene, abbiamo in mano due jolly e dobbiamo metterli in tavola per non assumerci ulteriori responsabilità rispetto a quelle che abbiamo già accumulato con i nostri colpevoli ed omertosi silenzi e la nostra criminale indifferenza.
La prima carta vincente è la preghiera a Dio affinché abbia pietà di noi e ci soccorra. Ecco perché ho personalmente e convintamente aderito alla giornata di preghiera e digiuno indetta dalla Chiesa italiana in favore della pace. La nostra principale risorsa è questa: non me ne vorranno gli atei.
Come ebbe a dire tanti anni fa Giovanni Bianchi ex presidente delle Acli e parlamentare del partito popolare, la forza dell’umanità e della Chiesa al suo servizio sta anche nell’esercito di “vecchiette” che pregano per la pace senza magari sapere chi siano Putin e Zelensky, Netanyahu e Abu Mazen.
Giorgio La Pira andava a colloquio con i “grandi” a mani nude, armato solo delle preghiere delle suore di clausura. Lo ammise apertamente di fronte ad un attonito politburo dell’Urss. La pace ha bisogno di sognatori più che di raffinati ed inconcludenti governanti ed ambasciatori: i sogni infatti possono diventare belle realtà; le brutte realtà, lasciate a loro stesse, restano immutabili per sempre.
Ma Giorgio La Pira sapeva accompagnare la preghiera con clamorosi e provocatori gesti di pace: andava a colloquio con i potenti, chiamava a raccolta i sindaci, scriveva parole di pace all’indirizzo dei guerrafondai. Ecco la seconda carta nelle nostre mani: i gesti! Dobbiamo sforzarci, ognuno nelle sue possibilità, di farli con un po’ di coraggio e fantasia: piccoli che siano, avranno la capacità di cambiare il mondo.
Il disordine mondiale con l’attacco di Hamas ad Israele ha raggiunto una dimensione cosmica, coinvolgendo ed interpellando tutto e tutti. Azzardo la paradossale ipotesi che la strada per uscirne possa essere relativamente più facile ed obbligata. Non si può più rimanere indifferenti o scaricare su altri il compito di ripristinare una qualche parvenza di ordine basato sul diritto. Introduco una similitudine. Se si entra in una casa dove regna sovrano il disordine totale, ce n’è per tutti, chiunque può fare qualcosa e rimboccarsi le maniche per migliorare la situazione e riportare pian piano l’edificio all’abitabilità. Se invece si entra in una casa apparentemente normale, ma poi ci si accorge ad esempio che gli impianti fondamentali, quello elettrico e quello idrico sono inagibili, si viene presi dal panico e si è costretti a rivolgersi agli specialisti, che interverranno chissà come e chissà quando.
«Quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma l’oceano senza quella goccia sarebbe più piccolo». Così diceva Madre Teresa di Calcutta. Anche la politica, a tutti i livelli, deve ricominciare dalle gocce che ognuno può apportare: gocce pesanti e corrosive, che possono scavare la pietra. Il proverbio latino afferma che così come una goccia con il tempo riesce ad avere la meglio sulla dura roccia, con la pazienza e la perseveranza si può ottenere qualunque risultato.
Don Tonino Bello, vescovo e profeta, diceva ai giovani: «Diventate coscienza critica del mondo. Diventate sovversivi. Non fidatevi dei cristiani “autentici” che non incidono la crosta della civiltà. Fidatevi dei cristiani “autentici sovversivi” come San Francesco d’Assisi».