La Chiesa con e dopo Francesco

Celebro a modo mio il decennale della nomina a papa di Jorge Maria Bergoglio, in arte Francesco, vedendone il rapporto col predecessore e proiettandomi, con qualche preoccupazione, sul suo successore.  Voglio gufare al contrario: è talmente importante la sua azione da desiderare che non muoia mai. Invece, pur sperando e augurandogli che possa vivere ancora a lungo, succede come per le persone che amiamo più intensamente: cosa farà la Chiesa senza di lui?

È stata posta al Papa una domanda un po’ impertinente, ma opportuna: “Dopo la morte di Benedetto XVI è stato più difficile per lei il suo lavoro e la sua missione, perché si sono rafforzate le tensioni tra le diverse ali della Chiesa Cattolica?”. Papa Francesco ha risposto con molta disinvoltura. Riporto il testo mutuato da vatican news.

“Su questo punto, vorrei dire, che ho potuto parlare di tutto con Papa Benedetto. (Anche per, ndr.) cambiare opinione. Lui sempre era al mio fianco, appoggiando e se aveva qualche difficoltà, me la diceva e parlavamo. Non c’erano problemi. Una volta che io ho parlato del matrimonio delle persone omosessuali, del fatto che il matrimonio è un sacramento e che noi non possiamo fare un sacramento, ma che c’è una possibilità di assicurare i beni tramite la legge civile, che è cominciata in Francia… qualsiasi persona può fare una unione civile, non necessariamente di coppia. Le vecchiette che sono in pensione ad esempio… perché si possono guadagnare tante cose. Una persona che si crede un grande teologo, tramite un amico di Papa Benedetto, è andata da lui e ha fatto la denuncia contro di me. Benedetto non si è spaventato, ha chiamato quattro cardinali teologi di primo livello e ha detto: spiegatemi questo e loro lo hanno spiegato. E così è finita la storia. È un aneddoto per vedere come si muoveva Benedetto quando c’era una denuncia. Alcune storie che si dicono, che Benedetto era amareggiato per quello che ha fatto il nuovo Papa, sono storie da “telefono senza fili” (il Papa usa per significarlo l’espressione “storie cinesi”, ndr.). Benedetto anzi io l’ho consultato per alcune decisioni da prendere. E lui era d’accordo. Era d’accordo. Credo che la morte di Benedetto sia stata strumentalizzata da gente che vuole portare acqua al proprio mulino. E quelli che strumentalizzano una persona così brava, così di Dio, quasi direi un santo padre della Chiesa, direi che è gente non etica, è gente di partito non di Chiesa… si vede in ogni parte, la tendenza a fare di posizioni teologiche oggetto di scontro partitico. Queste cose cadranno da sole, o se non cadranno andranno avanti come tante volte è accaduto nella storia della Chiesa. Ho voluto dire chiaramente chi era papa Benedetto, non era un amareggiato”.

Una risposta laica, che chiarisce la situazione e smaschera ogni e qualsiasi peloso intento di mettere i bastoni fra le ruote di Bergoglio usando i rami della pianta di Ratzinger. Ho apprezzato l’estrema franchezza e la coraggiosa ammissione della divergenza di opinioni seppure ammorbidita dal dialogo fraterno. È infatti inutile continuare a negare l’evidenza di idee differenti all’interno della Chiesa a tutti i livelli e su tanti problemi. Molto meglio affrontare le diversità che occultarle sotto il tappeto del conformismo curiale vaticano. Ognuno si prenda le sue responsabilità.

Se qualcuno sta tramando alle spalle di Bergoglio per affrettarne le dimissioni e per configurane la successione in chiave reazionaria faccia pure. Non credo che andrà molto lontano. Nel prossimo conclave ci sarà da ridere o da piangere, a seconda dei punti di vista. I cardinali dovranno fare i conti con la popolarità di papa Francesco e al massimo potranno puntare ad una soluzione di regime alla cinese in senso opposto: salvaguardare il potere economico vaticano nelle sue compromissioni con gli affarismi (mantenere cioè il tempio nel mercato) e mollare sulle questioni dottrinarie, almeno le più spinose e coinvolgenti (sono sempre le stesse da parecchio tempo: celibato sacerdotale, ruolo della donna nella Chiesa, sessualità, rapporti con il laicato, stile sinodale, etc. etc.).

Gli è stato chiesto: “Papa Benedetto ha aperto la strada delle dimissioni. Lei ha detto che è una possibilità ma che al momento non la contempla. Che cosa potrebbe portarla in futuro a dimettersi?”. Ed ecco la sua risposta laicamente pragmatica: “Una stanchezza che non ti fa vedere chiaramente le cose. La mancanza di chiarezza, di sapere valutare le situazioni. Anche il problema fisico, può darsi. Su questo domando sempre e seguo i consigli. Come vanno le cose? Ti sembra che devo… alle persone che mi conoscono, anche ad alcuni cardinali intelligenti. E mi dicono la verità: continua va bene. Ma per favore: gridare a tempo”.

Credo che Bergoglio non dorma da piedi e stia preparando la successione a trecentosessanta gradi, seminando a piene mani nel terreno ecclesiale e preparando un gruppo dirigente a cui lasciare in eredità la sua azione da completare, implementare e perfezionare.  Staremo a vedere, Spirito Santo permettendo. Mio padre auspicava di essere ancore in vita alla successiva scadenza olimpionica. Io mi permetto di sperare di vedere un nuovo papa, che porti avanti coraggiosamente la linea tracciata da Francesco, chiamandosi magari Francesco II.