Il presidenzialismo, dolcetto o scherzetto

Quando il gioco va male o rischia di andare male o si fa pesante, conviene cambiare le regole, altrimenti… Mi sembra questo il ragionamento minimalista della destra al potere, che intende rafforzarsi introducendo nella Costituzione il presidenzialismo, cioè una forma di governo personalizzata e legittimata direttamente dal popolo.

Non sono pregiudizialmente contrario ad una simile novità anche se non vedo sinceramente i presupposti per la sua introduzione. Innanzitutto al presidenzialismo occorrerebbe accompagnare una serie di altre modifiche istituzionali volte ad un riequilibrio di poteri, ad una ridefinizione del sistema di pesi e contrappesi in mancanza del quale l’impianto democratico potrebbe scricchiolare.

Si è già provato in passato a cambiare la Costituzione a spizzichi e bocconi con risultati assai discutibili: si pensi alla riforma del Titolo V della Costituzione che ha modificato sostanzialmente il riparto delle funzioni legislative, regolamentari e amministrative tra Stato e regioni, creando più confusione che precisione, più inefficienza che razionalità, più “scaricabarile” che senso di responsabilità.

La nostra Costituzione è troppo “bella” ed è stata ideata e varata da una classe politica a cui quella attuale non è degna nemmeno di slegare i lacci dei sandali. Solo il pensiero di rimettere in gioco il testo costituzionale davanti all’attuale Parlamento mi fa tremare le vene ai polsi. Basti dare un’occhiata ai presidenti delle Camere, al ministro per le riforme, agli esponenti di maggioranza e opposizione per buttare la spugna e lasciar perdere.

Non c’è il clima politico per affrontare una simile impresa, inoltre non vedo a latere dei partiti una intellighenzia in grado di impostare sul piano giuridico, e culturale in genere, un tale processo di cambiamento. Forse sarebbe molto meglio cercare di attuare in tutto e per tutto l’attuale Costituzione piuttosto che farneticare su una sua riforma. Ci ha provato in un recente passato Matteo Renzi sbagliando completamente l’impostazione, non tanto nel merito che, tutto sommato, poteva anche starci, ma nel metodo, vale a dire usando l’arma costituzionale per mettere in piega la capigliatura politica, mentre invece è la politica che dovrebbe fare la permanente alla Costituzione.

Prendiamo pure in considerazione sic et simpliciter di affidare in tutto o in parte poteri di governo ad un presidente eletto direttamente dal popolo. Siamo in presenza di una profonda crisi del sistema partitico: chi proporrebbe il candidato presidente? Pensiamoci: gli attuali partiti a livello parlamentare non sono stati in grado di esprimere seri presidenti dei due rami del Parlamento. C’è da vergognarsi! Se tanto mi dà tanto…

Il bipolarismo, peraltro ancora tutto da venire, quali candidature potrebbe mai sfornare e proporre ai cittadini? Proviamo per gioco ad ipotizzarlo rebus sic stantibus. Forse ci si potrebbe arrivare con il meccanismo delle elezioni primarie come negli Usa. A destra si potrebbero misurare Giorgia Meloni e Luca Zaia. A sinistra Stefano Bonaccini e Carlo Calenda. Sono stato ottimista, perché potrebbe andare anche molto peggio…Con Giorgia Meloni presidente plenipotenziaria dovrei varcare per la prima volta nella mia vita i confini nazionali per rifugiarmi all’estero. Con Stefano Bonaccini potrei rimanere in patria, ma soltanto per vivere di ricordi. Chiedo scusa, ma bisogna pur pensare anche a queste estreme conseguenze.

Lasciando stare le simulazioni e tornando a bomba, ‘l é mej stär in-t-i primm dan. Fidiamoci ancora una volta dei padri costituenti che la sapevano e la vedevano lunga. Se dovessimo eleggere una nuova assemblea costituente, ne vedremmo delle belle, prima, durante e dopo. Se prendessimo la scorciatoia di una commissione bicamerale per cercare accordi più o meno trasversali finiremmo in un nulla di fatto o in un vomitevole polpettone. Se lasciassimo fare all’attuale parlamento, dove stanno succedendo cose assurde e disdicevoli, dovremmo innanzitutto ribattezzarlo a “pirlamento”, come ho sentito dire a margine di una lucida e spietata analisi politica formulata da una simpatica anziana signora. D’altra parte non è che le cose migliorerebbero dando la parola alle urne: lo abbiamo verificato il 25 settembre 2022.

E allora? Teniamoci la moglie-Costituzione così com’è! Non facciamo la figura degli amanti che fuggono e cominciano a litigare scendendo le scale: della serie la Politica e il Parlamento sono una cosa seria. ‘L è mej ‘na mojéra stagionäda che ‘na galanta siochètta.