Il morbido mattarello di Mattarella

Il messaggio augurale di inizio anno 2023 di Sergio Mattarella ad un primo ascolto può sembrare più ermetico e felpato del solito.  Per capirlo bisogna ricordare l’operazione Draghi ideata dal capo dello Stato non tanto e non solo per affrontare al meglio le devastanti emergenze, ma per dare tempo alla politica di riprendere credibilità, autorevolezza, ruolo e capacità. Non è andata così perché la politica ha avuto paura di essere emarginata ed allora…ha rialzato la testa senza avere la testa a posto.

Ragion per cui Mattarella, pur accettando obtorto collo la necessità di indire in fretta e furia le elezioni, pur riconoscendo chiarezza al risultato delle urne, pur salutando con favore la rapidità della nascita del nuovo governo, pur cogliendo un significato epocale nella femminile premiership di Giorgia Meloni (sinceramente questo stucchevole omaggio se e ce lo poteva risparmiare…), coglie l’inadeguatezza della politica e dei suoi equilibri governativi e parlamentari.

Di qui l’insistente richiamo ad una visione strategica, ad una moderna progettualità, ad un impegno che guardi al futuro abbandonando ogni tentazione proveniente dal passato. Alla politica Mattarella si è permesso di consegnare una bussola (la Costituzione), di consigliare il rigoroso rispetto della democrazia, di invitare tutti ad onorare le proprie responsabilità, di indicare alcune priorità nei giovani, nel lavoro, nella sanità, nell’ecologia, nella digitalizzazione e nella ricerca della pace.

Può sembrare un fervorino retorico, ma non lo è affatto, basta guardare cosa sta succedendo. Il Presidente sembra dire: mi avete voluto ancora al Quirinale, ebbene io allora vigilerò su quanto combinerete. Una sorta di avvertimento forte anche se corretto, leale e collaborativo.

Il messaggio è stato breve: sono più importanti le cose non dette ma lasciate intendere di quelle dette apertamente. Avrei voluto qualche parola in più sulla pace e sulla necessità che il nostro Paese si sforzi di andare oltre gli equilibri…di guerra. Pretendo troppo?

Mi ha sinceramente commosso il richiamo paterno ai giovani ed alle loro assurde trasgressioni. Ci sta tutto. Forse ha detto ai giovani (nuora) perché tutta la società (suocera) intenda. È un discorso da riascoltare (sarebbe meglio addirittura rileggerlo parola per parola), da meditare e da concretizzare.

I richiami in filigrana alla politica vanno di pari passo con quelli apertamente umani e “civici” ai cittadini (basti per tutti l’invito a pagare le tasse). Tutti lo ringraziano per essere ancora al suo posto, anche se il miglior ringraziamento sarebbe quello di stare tutti al nostro posto per fare la nostra parte.