Il beneficio del dubbio

“Vogliamo lavorare con Roma ma vigileremo su rispetto diritti e libertà”. Lo dice – in un’intervista a Repubblica – Laurence Boone, nuova ministra per gli Affari europei del governo francese, per la quale “è importante che il governo Meloni resti nel fronte europeo contro Mosca e in favore delle sanzioni”.

“Rispetteremo la scelta democratica degli italiani – afferma- L’Europa deve rimanere unita, in particolare nell’affrontare la guerra che la Russia ha dichiarato in Ucraina, con le sanzioni che abbiamo adottato. Su questo punto, Meloni ha espresso chiaramente il suo sostegno a ciò che l’Europa sta facendo. Dopodiché è chiaro che abbiamo delle divergenze. Saremo molto attenti al rispetto dei valori e delle regole dello Stato di diritto. L’Ue ha già dimostrato di essere vigile nei confronti di altri Paesi come l’Ungheria e la Polonia”.

La Francia è favorevole all’inserimento del diritto all’aborto nella Carta dei diritti umani dell’Ue, “abbiamo bisogno dell’unanimità, quindi – sottolinea – dobbiamo riuscire a convincere tutti i Paesi. Dobbiamo portare una voce per la salvaguardia dei diritti delle donne, delle minoranze sessuali e di tutte le minoranze in generale. Quando vediamo quello che è successo negli Usa, capiamo che dobbiamo rimanere estremamente vigili”.

È seguita una replica durissima su Facebook di Giorgia Meloni: “Voglio sperare che la stampa di sinistra abbia travisato le dichiarazioni fatte da esponenti di governo stranieri e confido che il Governo francese smentisca queste parole, che somigliano troppo a una inaccettabile minaccia di ingerenza contro uno Stato sovrano, membro dell’Ue. L’era dei governi a guida Pd che chiedono tutela all’estero è finita”. Il presidente della Repubblica al riguardo ha dichiarato in modo asciutto e senza polemizzare: “L’Italia sa badare a se stessa nel rispetto della sua Costituzione e dei valori dell’Unione europea”. Da Praga Mario Draghi ha assicurato: dai partner europei c’è curiosità sul nuovo governo, non preoccupazione. È arrivata a stretto giro la marcia indietro di Parigi: “Parole semplificate, rispettiamo le scelte degli italiani”.

La situazione è piuttosto imbarazzante per l’Italia al di là delle dichiarazioni inopportune e infelici a livello Ue. Azzarderei una estrema sintesi: il rispetto lo si può pretendere, la fiducia bisogna conquistarsela. Nel nostro Paese abbiamo la memoria corta, seguiamo uno schema pressapochista o sofisticato per affrontare il discorso politico, ma non possiamo illuderci che fuori dai nostri confini ci sia disponibilità a scherzare col fuoco, come amiamo fare noi.

All’estero in politica due più due fa quattro, in Italia fa (quasi) zero. Eloquente al riguardo il fatto che molti, (quasi tutti) in Italia inneggiassero a Draghi e Mattarella per poi premiare nelle urne le forze politiche che non lo hanno appoggiato o addirittura quelle che lo hanno fatto cadere. Forse all’estero non se lo spiegano. Il professor Cacciari afferma stizzosamente che in Europa se la dovrebbero prendere con chi non ha saputo tenere Draghi al governo e chiedersi perché chi sosteneva Draghi non ha saputo difenderlo prima e durante la prova elettorale. Penso sia una rispettabile pretesa filosofica di approfondimento culturale, che non ha niente a che vedere con la realpolitik del momento, suffragata, magari un po’ strumentalmente, dai fantasmi del passato remoto e prossimo.

Se è vero che FdI è l’unico partito che ha una sua identità storica e sue radici culturali, bisogna ammettere che tutto ciò non è tranquillizzante per il presente e per il futuro. Dal momento che nutro seri dubbi sull’affidabilità democratica di questo partito (i suoi partner da certi punti di vista sono ancora peggio, perché giocano sull’equivoco mente almeno Giorgia Meloni sembra sincera), non mi stupisco e non mi scandalizzo se in Europa qualcuno, più o meno pretestuosamente e strumentalmente, si permette di dubitare. Dubitare non è reato! L’aria che tira è questa. Non so se sia curiosità o preoccupazione, per dirla con Mario Draghi. Sono d’accordo col presidente Mattarella sul fatto che l’Italia debba badare a se stessa, non sono sicuro che sappia farlo. L’ex presidente Sandro Pertini sosteneva convintamente e significativamente che gli italiani non sono primi né secondi a nessuno. Verissimo, ma proprio per questo non sarebbe male che ascoltassero umilmente i pareri altrui: c’è sempre qualcosa da imparare.

È certamente irritante l’atteggiamento francese nei nostri confronti. La convivenza degli italiani con i cugini francesi e viceversa non è mai stata troppo facile e serena: ci si odia cordialmente. Ricordo come mia sorella, nella sua solita schiettezza di giudizio, una volta si lasciò andare e parlò di “quegli stronzoni di Francesi”: forse non sbagliava di molto.   Un conto è essere superiori su basi oggettive, un conto è ritenersi aprioristicamente migliori. Sono convinto che la Francia, come del resto l’Italia, abbia parecchi scheletri nell’armadio da nascondere e invece di cercare l’alleanza con i Paesi mediterranei, con cui instaurare collaborazione e solidarietà, ha sempre preferito la fuga in avanti verso la Germania: della serie “è meglio leccare i piedi ai tedeschi” che condividere “la puzza dei piedi” con gli italiani.

In questi giorni sembra proprio rinsaldarsi l’alleanza franco-tedesca, magari proprio a spese dell’Italia. Avevamo l’autorevole possibilità di sparigliare le carte, avevamo l’antidoto contro i veleni degli amici e dei nemici (si chiamava Mario Draghi a prescindere dal merito della sua azione di governo) e lo abbiamo sprecato malamente. Non solo, adesso diamo l’impressione(?) di voler fare qualche salto nel buio in un passato a dir poco inquietante, ci presentiamo dilettantisticamente alle enormi sfide del presente e giochiamo alla viva il parroco per il futuro. E ci mettiamo a gridare al lupo dell’ingerenza: non vorrei che arrivasse un altro lupo, quello dell’emarginazione e della irrilevanza e sarebbe tardi per accorgersene e mettersi in salvo.