Possono esistere due letture del termine “bipolarismo”: una squisitamente politica, vale a dire un sistema politico che vede la contrapposizione di due blocchi distinti, rappresentati, di solito, da due coalizioni o raggruppamenti di partiti e/o movimenti, che si contendono la conquista del potere; una di carattere psichiatrico riferibile al disturbo bipolare, chiamato in passato sindrome maniaco depressiva o depressione bipolare, che è un disturbo dell’umore caratterizzato da anomali cambiamenti dell’umore, dell’energia e del livello di attività svolta nell’arco della giornata.
Javier Cercas, scrittore e saggista spagnolo, è riuscito a combinare insieme i due bipolarismi in capo alla politica italiana. In una interessante intervista rilasciata al quotidiano La stampa ha dato questa provocatoria lettura: “A volte sembra una politica bipolare, nel senso psichiatrico: si passa dal “Vaffa” a Monti e Draghi per poi tornare agli estremismi. Non ci sono vie di mezzo”. In poche parole ci ha dato dei matti. Come dargli torto. In pochissimo tempo non siamo forse passati da un consenso forsennato al grillismo ad una autentica “cotta” per il “draghismo” per poi abbandonarci al fascino indiscreto del “melonismo”?
Sono colpevolmente portato a interpretare la politica italiana con un taglio troppo casalingo ed assai poco globale, dimenticando il contesto internazionale e quello economico. Cercas mi scuote da questo torpore nazionale e mi butta nella mischia vista dalla Spagna, parlando con toni preoccupati della eventuale, ma molto probabile, salita al potere della destra italiana capeggiata da Giorgia Meloni, azzardando un parallelismo con Vox, l’estrema destra spagnola: “Molti di noi sono rimasti colpiti dal comizio tenuto da Giorgia Meloni a Marbella: un concentrato di xenofobia che mi ha spaventato. Se arriverà al potere lo sarà grazie ai due partiti più vicini a Putin che ci sono in Italia, Forza Italia, con i legami personali di Berlusconi, e la Lega. Francamente è poco rassicurante. Avere una premier nella terza economia dell’Ue che non riesce a dirsi antifascista e che appoggia l’ultradestra spagnola non mi fa stare sereno, anzi”.
I toni dell’intervista si fanno lugubri in quanto Cercas non esita ad inserire la destra italiana nella deriva nazionalpopulista in atto: “Il nazionalpopulismo non è fascismo, è una maschera diversa dal fascismo. La storia si ripete, ma con forme diverse. Stavolta, per fortuna, il nazionalpopulismo non utilizza la violenza. La crisi del 2008 ha rafforzato il nazionalpopulismo con rappresentazioni diverse tra loro: Trump, la Brexit, Bolsonaro, Salvini, la crisi catalana, Orban. Putin è il punto di riferimento economico e ideologico, e ha appoggiato Trump, la Brexit, la Lega, il nazionalismo catalano e Orban. Possiamo dire che l’invasione dell’Ucraina sia la prima manifestazione violenta del nazionalpopulismo in Europa”.
C’è di che tremare! Ma Cercas aggiunge un pizzico di pepe e sale: “Altro punto inquietante dell’Italia è la vicinanza diffusa con Putin, sia ideologica ed economica, non solo della classe politica, ma anche di quella imprenditoriale”. Ecco una plausibile giustificazione della saldatura fra l’apparente schizofrenia salviniana e il governismo patrocinato dall’imprenditoria del nord-est, della giravolta di quel Berlusconi, che, nonostante tutto, continua ad essere un autorevole interprete dell’affarismo più bieco saldato alla politica più deleteria. I conti tornano. Si spiegherebbe così l’inspiegabile voltafaccia nei confronti di Draghi in nome del realputinismo. Altro che vendette contiane e “moscaciechismo” pentastellato: i grillini non sarebbero, in fin dei conti, che i servi sciocchi del nazionalpopulismo imperante. Della serie “quando gli estremi si toccano…”.
In conclusione lo scrittore spagnolo sconsiglia il cordone sanitario per escludere l’estrema destra, quella grande ammucchiata di centro-sinistra che si sta approntando in mezzo a enormi contraddizioni, che rischierebbe (questo lo aggiungo io) di avvalorare ulteriormente la deriva destrorsa in chiave “anticomunista” (funziona sempre…). Dice Cercas: “Bisogna rispondere sui contenuti. L’estrema destra vive di bugie o di mezze verità manipolate, l’obiettivo è di far emergere queste menzogne. Trump, un bugiardo compulsivo, è l’esempio più lampante. Solo così si può combattere l’ultra destra”.
Pensierino della sera: e io che penso di astenermi dal voto, che mi ritraggo schifato dalla politica, che critico Draghi, che non accetto il teatrino del cosiddetto centro-sinistra, che rischio di sottovalutare i rischi che stiamo correndo? Ho due mesi di tempo per cercare i contenuti, riflettere e decidere. Per il momento ringrazio Javier Cercas. Ho sempre avuto grande simpatia per gli spagnoli…