“Niente soldi alle armi”, “Niente tagli a scuola e sanità”: sono slogan urlati durante il corteo per la celebrazione del 25 aprile. Qualcuno (quasi tutti) ha fatto finta di niente, qualcuno l’ha considerata la solita menata dei pacifisti o degli irriducibili protestatari, qualcuno si è spinto a ritenerla un attentato all’unità resistenziale ed antifascista. Enrico Letta, a cui erano soprattutto rivolti questi “caldi” inviti”, ha risposto picche rifugiandosi nella retorica.
Se posso permettermi di giudicare, il signor Enrico Letta non ha capito niente del mondo ingiusto in cui viviamo. È significativo che sia stato proprio lui oggetto della contestazione: guida (forse fa finta di guidare) una forza politica di sinistra (o sbaglio!?) e la gente si aspetterebbe una certa sensibilità verso i temi bollenti della pace e della giustizia. Invece…
Francesco Palmas su Avvenire riporta e commenta il rapporto Sipri, l’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma, fondato nel 1966 per commemorare i 150 anni di pace ininterrotta in Svezia, che si occupa di peace studies: “Per le spese militari nel mondo un’inquietante crescita senza fine”. Nel 2021 le varie potenze mondiali hanno dilapidato in armi ed eserciti la cifra record di 2.113 miliardi di dollari, il 2,2% della ricchezza globale.
Scrive Palmas: “Sono passati più di 1.600 anni da quando Vegezio coniò il motto bellicoso «se vuoi la pace, prepara la guerra». Sembra che il mondo continui imperterrito a dargli ragione, nonostante i tanti moniti di papa Francesco. Il Pontefice ha più volte espresso la sua contrarietà all’aumento delle spese militari, guerra in Ucraina o meno. Le tensioni sui bilanci della difesa sono una vera ‘pazzia’ per il Papa. Eppure tutto sembra già preludere al peggio. Nel 2021, le varie potenze mondiali hanno dilapidato in armi ed eserciti la cifra record di 2.113 miliardi di dollari, il 2,2% della ricchezza mondiale.
Nello stesso anno, le spese globali per l’aiuto allo sviluppo hanno rappresentato non più di 179 miliardi di dollari, un ammontare senza precedenti per munificenza. Il che è tutto dire. Già nel 2021, il Sipri aveva notato che, a dispetto della crisi economica pandemica, le spese militari mondiali nel 2020 erano cresciute fino a raggiungere la cifra mostruosa di 1.981 miliardi di dollari. Un aumento reale del 2,6% in un anno, che ha sottratto risorse alle spese sociali e sanitarie. Il Sipri si interrogava all’epoca se il trend sarebbe continuato anche durante il secondo anno di pandemia. E i dati del 2022 confermano la tendenza”.
Consiglio a tutti di leggere integralmente il succitato articolo, soprattutto ad Enrico Letta (non mi permetterei mai di rivolgere un simile consiglio a Mario Draghi: è troppo preso da altri problemi “tecnici” per fermarsi a riflettere su questi dati “politici”), che riserva un assordante silenzio all’argomento, preferendo appiattirsi sull’illusione di battere le nefandezze di Putin con le “cazzate” americane e le “puttanate” europee, aprendo gli ombrelli della Nato e riparandosi dietro la retorica resistenziale.
Al di là dell’indifferenza lettiana rimane il problema enorme della deriva bellicista e riarmista mondiale: siamo in mano a una manica di pazzi scatenati. La parola che trovo più adeguata ad esprimere un giudizio è, come dice Alessandro Orsini, “disprezzo”.
Francesco Palmas chiude il suo pezzo con questa amarissima e paradossale constatazione: “Intanto, si annunciano anni amari, perché le spese militari stanno aumentando pure in Africa. Nella fascia subsahariana sono in corso 11 guerre. Un dramma nel dramma, perché la brama delle armi sembra contagiare un po’ tutti e non fa che alimentare i 21 conflitti maggiori di questa terza guerra mondiale a pezzetti, denunciata più volte da papa Francesco. Il cammino per debellare la guerra pare ancora lungo”.
In Italia, tanto e solo per distinguersi, c’è qualcuno che teorizza la differenza fra armi offensive e difensive: un’autentica stronzata! Mio padre ammetteva come arma solo i “bastón ‘d pàn francez”.