Tagliarsi i coglioni per fare dispetto al coronavirus

Il leitmotiv negativo dei protagonisti della lotta al coronavirus è quello di anteporre la propria visibilità alle esigenze individuali e comunitarie di vivibilità, allo svolgimento puntuale e corretto del proprio ruolo istituzionale. È una chiave di lettura piuttosto sconsolante, ma purtroppo rispondente alla realtà dei fatti. Cominciamo dall’alto, anche se si potrebbe iniziare tranquillamente anche dal basso.

Il governo, pur concedendogli tutte le attenuanti del caso, ha cercato e sta cercando di difendere più la propria immagine che non la salute dei cittadini: il protagonismo mediatico del premier e dei ministri non ha aiutato ad instaurare quel clima di dialogo e di collaborazione indispensabile per affrontare una situazione così difficile, complessa e drammatica. Troppe conferenze stampa, un’autentica inflazione, troppe buone intenzioni rimaste lettera morta: in certe condizioni occorre parlare poco e a tono. Lo spreco del tempo ha inferto un colpo mortale alla strategia complessiva, ma anche e soprattutto alla serietà governativa.

Errori in cui sono caduti colpevolmente anche gli scienziati protagonisti di una fuorviante bagarre: tutto e il contrario di tutto, opinioni in libertà, idee contrastanti, logorroiche gare all’ultima ricetta. Si sono giocati credibilità ed affidabilità in un momento in cui c’era e c’è grande bisogno di avere alcuni precisi riferimenti scientifici per orientarsi in mezzo all’angosciata e angosciante lotta per la sopravvivenza.

Forse ancor più clamoroso è il comportamento delle Regioni e dei loro massimi responsabili: un vomitevole gioco allo scaricabarile verso il governo centrale, una tendenza a scavalcare le disposizioni nazionali contestandole o addirittura accentuandole, finendo col creare un clima di rissa istituzionale in cui non si capisce più niente.

I media stanno svolgendo un ruolo devastante: il loro ossessionante ritmo informativo diventa, seppure indirettamente, un invito all’evasione e alla trasgressione. Non se ne può più!  La canzone di Mina è perfetta al riguardo:

“Caramelle non ne voglio più
Certe volte non ti capisco
Le rose e violini
Questa sera raccontali a un’altra,
Violini e rose li posso sentire
Quando la cosa mi va se mi va,
Quando è il momento e dopo si vedrà
Una parola ancora
Parole, parole, parole
Ascoltami
Parole, parole, parole
Ti prego
Parole, parole, parole
Io ti giuro
Parole, parole, parole, parole, parole soltanto parole, parole tra noi”

E la gente non è stata e non è da meno. Ha colto al volo le manchevolezze dei pubblici poteri, degli scienziati e dei media e ne ha fatto un alibi per la propria insensatezza trasgressiva. Il clima si è surriscaldato e rovinato: ripristinare collaborazione e solidarietà diventa un problema quasi impossibile. Tutti criticano, tutti si lamentano, tutti protestano: sembra di essere nel felliniano film “Prova d’orchestra”.

La più clamorosa prova è però quella delle Regioni. Volevano intervenire in proprio con provvedimenti drastici e giustamente il governo le ha frenate in questa loro smania di protagonismo. Sono state quindi coinvolte in un discorso globale ma differenziato, anche perché loro stesse non volevano più interventi generali penalizzanti per tutti. Sul più bello si mettono a contestare le decisioni a cui hanno partecipato, accusando di discriminazione politica la catalogazione dei territori effettuata in base a criteri oggettivi di misurazione della gravità della situazione. Chi è in zona rossa chiede perché altri no. Chi è in zona gialla vuole rincarare la dose in proprio chiudendo le scuole ed auto-collocandosi in (quasi) zona rossa. Chi è in zona arancione tace ma non acconsente e si prenota al dissenso non appena sprofonderà in zona rossa. L’opposizione parlamentare cavalca lo scontro e soffia sul fuoco. Semplicemente pazzesco! E se io devo uscire di casa alle undici di sera, devo redigere la solita dichiarazione d’intenti. Cosa risponderebbe anche il più disciplinato dei cittadini: andate tutti a farvi fottere! Stiamo fornendo un perfetto assist a chi vuole fare insensatamente i propri comodi. Stiamo giocando un indecente gioco al massacro. Miglior brodo di coltura al virus non potremmo offrire. Per favore, basta… diamoci tutti una regolata, perché, se non ci convertiamo, periremo tutti.