Il mondo governato dal totalitarismo economico

Il Nobel per la pace è stato assegnato al Word Food Programme, una delle agenzie dell’Onu, che dal 1961, anno in cui è stata fondata, si occupa di assistenza alimentare: dallo Yemen alla Siria, 17 mila dipendenti sul fronte di 83 nazioni per assistere 90 milioni di persone. Manoj Juneia, vice-direttore esecutivo e direttore finanziario del Fondo premiato dichiara: «Pace e fame sono collegati. Il mondo non potrà mai eliminare la fame se non c’è la pace, e finché c’è fame non ci sarà la pace. Dove c’è fame i conflitti peggiorano. Dove ci sono povertà e diseguaglianze, c’è più disperazione. In 80 Paesi su cento, fra quelli dove dobbiamo intervenire, c’è un conflitto». Sulle modalità di intervento del Fondo spiega: «Oggi il 40% della nostra assistenza è in pagamenti cash: trasferiamo il contante alle persone in difficoltà, solo una piccola parte dei nostri aiuti è in beni alimentari e va nei Paesi dove non c’è un mercato. Noi siamo al fronte. Se la Fao è il ministero dell’Agricoltura di tanti Paesi, noi siamo i vigili del fuoco».

Vandana Shiva, l’indiana scienziata di punta nell’attivismo della sostenibilità, chiede con vigore che il premio Nobel al Word Food Programme sia l’occasione per porre con forza l’obiettivo di garantire a tutte le genti del mondo una sana e corretta alimentazione, oltre che educazione, salute, lavoro e rispetto.

Quanto al collegamento fra le due piaghe della fame e del coronavirus afferma che «chi ha fame si indebolisce e diventa più vulnerabile. Poi, la crisi economica flagella Paesi già poveri che vedono compromesso il delicato ma cruciale equilibrio che avevano faticosamente costruito: produzioni agricole biodiverse ed ecologiche realizzate con criteri di rispetto dell’ambiente e di circolarità delle risorse».  Vandana Shiva aggiunge coraggiosamente una denuncia: «È atroce pensare che un ristrettissimo numero di miliardari sta aumentando la propria ricchezza durante la pandemia e i lockdown. Lo stesso pugno di uomini decide come cibo, salute, educazione devono essere organizzati. Nel mondo con c’è più una democrazia diffusa, ma un totalitarismo economico: è questo il problema centrale su cui concentrarsi; non è più sostenibile che centinaia di milioni di persone debbano fuggire lontano per sopravvivere o vengano spossessate dei loro beni. Siamo una sola umanità e dobbiamo sentirci vincolati da un obbligo di solidarietà. I ricchi aiutino i poveri e tutti mettano da parte i pregiudizi e le divisioni razziali, culturali, religiose. Purtroppo queste fratture vengono amplificate dal “divide et impera” che sembra inestricabile nei governi e negli individui economicamente e politicamente più potenti. Invece dobbiamo difendere i nostri comuni diritti, dal cibo al lavoro».

Finalmente voci autorevoli che ci provocano e ci portano a riflettere seriamente e ad affrontare i problemi al di sopra delle nostre quotidiane bagatelle. Proseguo inoltre nell’utilizzo del pensiero del Papa non tanto per farne una celebrazione o una incensazione che lasciano il tempo che trovano, ma per aggiungere, in diversi casi, chiose che mi mettono in crisi nel modo di concepire la mia vita e quella del mondo in cui sono inserito.

Scrive papa Francesco nella sua recentissima enciclica “Fratelli tutti”: “Molte volte si constata che, di fatto, i diritti umani non sono uguali per tutti. Il rispetto di tali diritti «è condizione preliminare per lo stesso sviluppo sociale ed economico di un Paese. Quando la dignità dell’uomo viene rispettata e i suoi diritti vengono riconosciuti e garantiti, fioriscono anche la creatività e l’intraprendenza e la personalità umana può dispiegare le sue molteplici iniziative a favore del bene comune». Ma «osservando con attenzione le nostre società contemporanee, si riscontrano numerose contraddizioni che inducono a chiederci se davvero l’eguale dignità di tutti gli esseri umani, solennemente proclamata 70 anni or sono, sia riconosciuta, rispettata, protetta e promossa in ogni circostanza. Persistono oggi nel mondo numerose forme di ingiustizia, nutrite da visioni antropologiche riduttive e da un modello economico fondato sul profitto, che non esita a sfruttare, a scartare e perfino ad uccidere l’uomo. Mentre una parte dell’umanità vive nell’opulenza, un’altra parte vede la propria dignità disconosciuta, disprezzata o calpestata e i suoi diritti fondamentali ignorati o violati». Che cosa dice questo riguardo all’uguaglianza di diritti fondata sulla medesima dignità umana?”.