Nel deposito delle occasioni perse

Sono in attesa, come tutti, dei nuovi provvedimenti governativi finalizzati a contrastare la forte ripresa del coronavirus. Mi viene spontaneo però prima di pensare al nuovo, ripensare al vecchio, vale a dire alle occasioni buttate al vento in questi ultimi mesi di relativa tregua. Come afferma l’aforista americano Mason Cooley, rimpiangere il tempo sprecato è ulteriore tempo sprecato, ma non resisto alla tentazione e quindi spero di non cadere nel fastidioso atteggiamento del grillo parlante, di non piangere inutilmente sul latte versato, di non entrare per mettere ordine nel grande deposito delle occasioni perse e degli appuntamenti mancati, di non farmi influenzare più di tanto dalle sacrosante critiche circolanti (quelle del professor Massimo Cacciari in particolare, a cui peraltro faccio riferimento).

Pongo una premessa: le manchevolezze non riguardano solo il governo centrale del Paese, ma anche Regioni e Comuni; non dimentichiamo che le Regioni sono dotate di poteri enormi in materia sanitaria e non solo e rivendicano sempre maggiore autonomia salvo poi dimostrarsi molto spesso non all’altezza della situazione; ognuno ha la sua parte di responsabilità correlata alle proprie competenze. Forse la principale carenza è quella di non essere riusciti a fare squadra a livello istituzionale, rimanendo imprigionati nella confusione dei ruoli, presi dalla preoccupazione di scaricare il proprio barile anziché di farsene carico.

Ma vengo al merito delle questioni e parto dal fondo, dalla struttura assistenziale e sanitaria che ha evidenziato grosse carenze. Pur considerando i tempi stretti e le difficoltà oggettive, si poteva e doveva fare di più, potenziando le terapie intensive, i reparti ospedalieri, il personale sanitario, invece ho la sensazione che l’idea del peggio che sembrava passato abbia creato una sorta di rilassatezza comprensibile ma colpevole.

Fin dall’inizio si era capito che non funzionava il meccanismo dei tamponi: ebbene a distanza di otto mesi si registrano code interminabili e ritardi inammissibili. Riuscire a diagnosticare per tempo e in breve tempo la malattia è certamente un importante punto d’attacco: se il nemico non lo vedi e non lo individui con una certa precisione, come fai a combatterlo efficacemente?

A livello di prevenzione bisognava puntare sull’evitare gli assembramenti. La riapertura delle scuole ha impegnato tutti nella ricerca affannosa di personale, di locali e di strutture. La questione dei banchi è diventata un autentico tormentone, mentre si intuiva facilmente che il problema non sarebbe stato dentro le scuole ma fuori dalle stesse: mi riferisco soprattutto ai trasporti che non sono stati sufficientemente potenziati e che riguardano non solo gli studenti ma tutte le persone che hanno ripreso pienamente le loro attività. Il nodo dei trasporti è stato purtroppo sottovalutato e affrontato in modo sbrigativo e semplicistico.

Per evitare gli assembramenti occorreva anche concentrare, orientare e razionalizzare i controlli in tal senso, invece, come lucidamente osserva Massimo Cacciari, si sta facendo un gran casino creando allarme e panico dove occorrerebbe calma e serietà.

La gente è in balia di un’informazione carente, reticente, contraddittoria e sconclusionata da parte dei media, che proseguono imperterriti il loro macabro balletto, ma anche da parte degli organi istituzionali e scientifici che non affrontano con chiarezza gli snodi fondamentali della situazione. Non se ne può più di chiacchiere inutili, allarmistiche, illusionistiche: sono auspicabili poche, univoche e significative indicazioni almeno da parte di chi ci dovrebbe guidare e di chi supporta scientificamente i pubblici poteri.

Ritorno in conclusione alla premessa: si continua a legiferare in modo confuso e contraddittorio, ogni istituzione va per la propria strada più o meno giusta, si sente la mancanza di autorevolezza e affidabilità da parte di chi ci governa ai vari livelli. Gli italiani hanno capito la difficoltà enorme della situazione, tutto sommato hanno apprezzato l’impegno profuso dai governanti, hanno snobbato le sterili, inconcludenti e irritanti critiche delle opposizioni, hanno generalmente collaborato in modo oserei dire insperato, ma ora cominciano a sentirsi confusi e spaventati, trattati come “cani perduti senza collare”.

Mi sembra giusto riprendere testualmente quanto afferma incisivamente il professor Cacciari: “Basta, basta! Basta con questo delirio normativistico assurdo, con questo controllismo fuori senso. Sono un animale razionale e intendo essere trattato come un animale razionale!». Vale per lui, vale per me, vale per tutti.