Le streghe finanziarie spadroneggiano

Seguo con un certo interesse la collana edita dal Corriere della Sera sui “Grande delitti nella storia”. Sto leggendo il libro di Alessandro Visca dedicato a Martin Luther King dal titolo “Il sogno spezzato”. Barbara Biscotti conclude amaramente l’introduzione scrivendo: “Il suo assassinio fu il gesto, calcolato o viscerale, di chi pretendeva di poter arrestare quella marea (il movimento per i diritti civili degli afroamericani contro il segregazionismo, per i diritti umani in generale, un movimento di riforma e per una vera e propria rivoluzione pacifica). Un gesto sicuramente di successo sul piano economico, se si considera che nell’anno dell’assassinio di King (e di Bob Kennedy) l’indice Standard & Poors 500 della borsa statunitense chiuse con un rialzo dell’undici per cento. E non si tratta dell’unico caso nella storia statunitense in cui a eventi drammatici ha corrisposto un successo del mondo finanziario”.

Usando questa spregiudicata chiave di lettura della storia si ha la sensazione di vivere in un mondo di favola a rovescio, in cui le fila sono tirate dalla strega cattiva e in cui le fate, le belle addormentate e i principi azzurri non hanno scampo. Più che mai in questo momento storico si hanno le più tristi ed emblematiche conferme.

Su tutto grava come un macigno il gravissimo inestricabile nodo del rispetto dei  diritti umani e delle regole democratiche: eliminazione di esponenti dell’opposizione o di loro sostenitori, mire egemoniche ed espansionistiche ai confini, populismi cavalcati senza scrupoli, rapporti internazionali strani e complessi, sanzioni economiche che vanno e vengono, bombardamenti al di fuori degli schemi, ampi consensi interni conquistati con paura, nazionalismi, giustizia addomesticata e informazione controllata.

Si dovrebbe chiamare realpolitik. Un mio collega, raccontando i retroscena di certe gite scolastiche in odore di corruzione tangentizia, aggiunse ironicamente: e lo chiamano libero mercato… È sempre lo stesso libero mercato che la fa da padrone: sì, perché le più squallide vicende hanno purtroppo il tornaconto finanziario e affaristico. La realpolitik ulteriormente asservita alla realeconomik.

D’altra parte a ben guardare abbiamo i destini del mondo nelle mani dei più squallidi personaggi. Non è che in passato la scena fosse dominata da graziose mammolette, ma tutto ha un limite. La realpolitik del passato ci ha portato alla situazione pazzesca in cui ci troviamo, staremo a vedere dove ci porterà quella attuale riveduta e (s)corretta. Putin, Trump, Xi Jinping, Erdogan, Kim Jong-un, Bolsonaro, Duterte, etc. etc.: un’autentica gang mafiosa che gioca sui destini dell’umanità. E non se ne vede una seppur piccola via d’uscita.

Putin è un post-comunista della peggior specie mafiosa. Trump è un affarista perfetto a fronte del quale il nostro Berlusconi sembra un boy scout in piena regola. Erdogan prende per il sedere tutti o meglio fa comodo a tutti. Il leader nord-coreano rappresenta il volto paffuto e bonario della peggiore dittatura. In Cina hanno trovato il modo di miscelare il peggio del capitalismo e del comunismo. È il caso di dire che i populisti Bolsonaro e Duterte spopolano e fanno seguaci ovunque. Si potrebbe continuare, ma preferisco constatare che, di fronte a tanta vergognosa politica (?), l’Europa, con le sue pallide stelle, sta a guardare. Forse è ancor peggio: sta brigando con l’uno e/o con l’altro interlocutore di cui sopra.

Paolo VI sosteneva giustamente che la politica è la forma più alta di carità. I fatti lo smentiscono categoricamente: la politica, in questo caso mi riferisco al livello internazionale, sta diventando sempre più la forma più bassa di egoismo. E sempre in nome della libertà. Che schifo!

Dalle sabbie mobili in cui stiamo sprofondando emerge papa Francesco, che con la sua recente enciclica “Fratelli tutti” ci allunga una vigorosa e credibile mano. Ne cito di seguito alcuni passi, tenendo fede all’impegno che mi sono proposto di adottarla spesso come vademecum etico per dare risposte impegnative alle situazioni drammatiche in cui viviamo.

“Mi permetto di ribadire che «la politica non deve sottomettersi all’economia e questa non deve sottomettersi ai dettami e al paradigma efficientista della tecnocrazia». Benché si debba respingere il cattivo uso del potere, la corruzione, la mancanza di rispetto delle leggi e l’inefficienza, «non si può giustificare un’economia senza politica, che sarebbe incapace di propiziare un’altra logica in grado di governare i vari aspetti della crisi attuale». Al contrario, «abbiamo bisogno di una politica che pensi con una visione ampia, e che porti avanti un nuovo approccio integrale, includendo in un dialogo interdisciplinare i diversi aspetti della crisi». Penso a «una sana politica, capace di riformare le istituzioni, coordinarle e dotarle di buone pratiche, che permettano di superare pressioni e inerzie viziose». Non si può chiedere ciò all’economia, né si può accettare che questa assuma il potere reale dello Stato.

Davanti a tante forme di politica meschine e tese all’interesse immediato, ricordo che «la grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine. Il potere politico fa molta fatica ad accogliere questo dovere in un progetto di Nazione» e ancora di più in un progetto comune per l’umanità presente e futura. Pensare a quelli che verranno non serve ai fini elettorali, ma è ciò che esige una giustizia autentica, perché, come hanno insegnato i Vescovi del Portogallo, la terra «è un prestito che ogni generazione riceve e deve trasmettere alla generazione successiva».

Riconoscere ogni essere umano come un fratello o una sorella e ricercare un’amicizia sociale che includa tutti non sono mere utopie. Esigono la decisione e la capacità di trovare i percorsi efficaci che ne assicurino la reale possibilità. Qualunque impegno in tale direzione diventa un esercizio alto della carità. Perché un individuo può aiutare una persona bisognosa, ma quando si unisce ad altri per dare vita a processi sociali di fraternità e di giustizia per tutti, entra nel «campo della più vasta carità, della carità politica». Si tratta di progredire verso un ordine sociale e politico la cui anima sia la carità sociale. Ancora una volta invito a rivalutare la politica, che «è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune»”.