Insieme (quasi) alla chetichella.

Da tempo si vociferava della nascita di una nuova formazione politica in ambito cattolico. È passato quasi sotto silenzio mediatico questo parto. Stando a quanto ne riferisce, in modo molto chiaro e puntuale, Angelo Picariello su Avvenire, è nato un nuovo soggetto politico «di ispirazione cristiana, autonomo e non confessionale». Una sfida da vincere “Insieme”. Si chiama così il nuovo partito: un progetto a lungo coltivato e lungamente discusso fra varie sigle e componenti dell’associazionismo.

Lo ha presentato il professor Stefano Zamagni, l’ex presidente dell’Agenzia per il Terzo settore: una nuova formazione «che parta dal basso, non da una leadership, che semmai sarà un punto di arrivo, non di partenza». Un progetto per porre rimedio a una diaspora ormai trentennale, «concepita all’inizio con l’idea di favorire il bipolarismo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti – ha detto Zamagni – perché l’Italia non è bipolare e infatti il bipolarismo ha dato pessimi risultati, simili a quelli dei duopoli in economia». Un partito collocato rigorosamente al centro, perché «una democrazia liberale non può fare a meno di un partito di centro».

Ma non è tanto un problema di collocazione. È, soprattutto, una questione di contenuti, di temi, di valori, che sono stati progressivamente marginalizzati nel dibattito politico. «L’effetto del bipolarismo è stato la progressiva sparizione di un partito di ispirazione cristiana. E non si capisce perché questo pensiero non debba avere più dignità nella sfera politica». Il rischio, ora, è addirittura quello di una politica che non abbia più alcun pensiero, che si affidi alla democrazia diretta. Mentre, per Zamagni «la politica non deve limitarsi a dare delle risposte, deve anche saper giocare d’anticipo sui problemi, suscitando domande, perché altrimenti si rischia solo di inseguire i problemi che non si è stati in grado di prevenire».

Un partito, quindi, che sappia fornire una ricetta diversa dalla contrapposizione ormai datata fra statalismo e liberismo, «che hanno fallito entrambi», che promuova una «economia civile di mercato, in cui la famiglia sia soggetto, e non oggetto di mere elargizioni». Attento al magistero della Chiesa, «che però va letto per intero – ha concluso Zamagni – ad esempio la sostenibilità di cui parla il Papa, non è solo ambientale, ma anche antropologica». No quindi alla «servitù digitale», alla tecnica che si sostituisce all’uomo. Sì invece alla centralità della persona umana e a un’Europa che si faccia interprete di questi valori. Dignità della persona, rispetto della vita, «famiglia come primo ambito di fraternità e cellula fondamentale della società», centralità dell’educazione, rilancio della dignità del lavoro. Politiche per l’integrazione. Rilancio della sussidiarietà vera, che rimetta al centro i territori e non mero decentramento politico. Sono queste le priorità contenute nel documento di base.

A questa iniziativa politica aderiscono ex dirigenti sindacali, giornalisti impegnati nell’associazionismo pre-politico, docenti e studiosi. Da sottolineare il carattere non confessionale che dovrà avere questo nuovo partito, «laico, di ispirazione cristiana, aperto a non credenti che ne condividano il programma».

È partito alla chetichella, ma con premesse assai interessanti e prospettive tutte da coltivare ed approfondire. Tento di coglierne gli aspetti innovativi e caratteristici, anche a costo di ripetere pappagallescamente quanto sopra già richiamato al fine di meglio considerare i pro e i contro dell’iniziativa: la natura assolutamente laica e rigorosamente non leaderistica e personalistica ma partecipata dal basso; una forte attenzione ai contenuti ed ai valori riconducibili all’ispirazione cristiana in grado di mettere al centro i problemi e non le facili risposte; le scelte di fondo individuabili in un’economia civile di mercato, nella famiglia quale soggetto fondamentale, nel richiamo all’integrale magistero della Chiesa, nella centralità della persona umana, dell’educazione, della dignità del lavoro, nell’integrazione sociale, nella sussidiarietà autentica, nel ruolo dell’Europa quale interprete di valori su cui innestare le istituzioni e le politiche comunitarie.

Progetto un tantino generico, ma molto sostanzioso e stimolante. La levatura culturale ed etica dei promotori è un ulteriore segno di serietà dell’iniziativa. Si intravedono, è inutile nasconderlo, alcuni rischi: quello di fare anacronisticamente il verso alla democrazia cristiana; quello di cassare tout court il bipolarismo che è scritto nella storia dei Paesi democratici occidentali e che non andrebbe visto come una mera semplificazione di schieramenti, ma come lo sforzo di lavorare su obiettivi largamente condivisi in una contrapposizione autenticamente democratica (la terza fase di Aldo Moro rimasta incompiuta); quello di rinchiudersi in una sorta di problematica cittadella valoriale, sottovalutando il fatto che la politica è fatta di concretezza e di immediatezza e che la gente è sì stanca di proclami populistici, ma è comunque desiderosa di intuire fin dall’inizio sbocchi concreti agli enormi problemi che stiamo vivendo; quello di appiattirsi sul magistero della Chiesa, rischio che intravedo fin dall’inizio (non nascondo, pur con tutto il rispetto delle persone e delle intenzioni assai credibili, di sentire un po’ di odore di sacrestia seppure riveduto e corretto); quello di sottovalutare la schiacciante e globalizzante influenza dei meccanismi economico-finanziari, nascondendosi dietro una non meglio precisata terza via; quello di vagheggiare una collocazione politica centrale foriera di equivoci e frutto di semplicismi derivanti dalla storia  non sufficientemente studiata.

Aspetto con interesse il completamento della diagnosi e le prime indicazioni per la terapia: le malattie di fondo sono state individuate, restano da capire bene le cause delle patologie di cui soffriamo, rimane da tracciare un percorso curativo e riabilitativo, da proporre comunque una equipe medica all’altezza del compito (non solo ottimi diagnostici, ma anche validi e credibili terapisti e, perché no, coraggiosi chirurghi) e da individuare un metodo coinvolgente dei pazienti, togliendo ad essi l’illusione di guarire senza soffrire.