Maria Maddalena alla riscossa

Secondo il ben informato vaticanista de La Repubblica la gestione dei fondi del Vaticano sarà sottratta all’ufficio del Sostituto alla Segreteria di Stato e affidata all’Apsa di monsignor Galantino sotto il controllo di un gesuita. Il progetto sarebbe stato definitivamente avviato circa dieci giorni fa: papa Francesco, in seguito allo scandalo del palazzo di Londra e alla destituzione del cardinale Angelo Becciu dai suoi incarichi, avrebbe deciso di togliere qualsiasi risorsa economica alla Segreteria di Stato, compreso il fondo che fino a ora era a disposizione del Sostituto e nel quale confluivano anche parte dei soldi dell’Obolo di San Pietro.

Cos’è l’Apsa? L’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica è l’organismo della Santa Sede che si occupa della gestione del suo patrimonio economico. Il suo presidente è attualmente il vescovo monsignor Nunzio Galantino. Con questa mossa il papa riconduce tutto il patrimonio ad un unico ente di gestione, tentando di evitare interferenze ed usi impropri da parte della politica vaticana di cui è responsabile la Segreteria di Stato e di cui Angelo Becciu è stato per diverso tempo sostituto, vale a dire un esponente di altissimo livello.

La Segreteria di Stato della Santa Sede è il dicastero della Curia romana che collabora più da vicino con il Papa nella guida della Chiesa cattolica, sia coordinando i vari uffici della Santa Sede sia curando i rapporti con gli Stati e gli organismi internazionali. Attualmente il segretario è il cardinale Pietro Parolin.

Ho la netta impressione che il papa stia un po’ giocando ai bussolotti e non abbia la capacità (il coraggio?) di cambiare veramente certe impostazioni: è in atto solo una sorta di palleggiamento di competenze all’interno della Curia, una razionalizzazione alla ricerca di qualche ulteriore garanzia di correttezza e lealtà. Non è questione di ristrutturazione degli uffici: se lo sporco c’è, così facendo, non si fa altro che nasconderlo sotto il tappeto, sperando che non esca, non inquini o addirittura che si volatilizzi per opera dello Spirito Santo.

Non è nemmeno questione di scelta oculata a livello di “porpore” più o meno fedeli al papa: l’esperienza insegna che la fiducia molto spesso non viene ripagata e certi personaggi sfuggono al controllo papale. Forse non si è stati sufficientemente attenti nelle scelte, forse qualcuno ha tradito e si è smarcato, forse la burocrazia vaticana, come del resto tutte le burocrazie, è talmente potente da lavorare in proprio.

Papa Francesco è stato eletto pontefice sulla base di un input abbastanza chiaro da parte dei signori cardinali stranamente orientati al cambiamento (una mossa dettata dallo Spirito Santo!): mettere ordine, ripulire e riformare la Curia. Fino ad ora non c’è riuscito. Ha fatto molte altre cose forse più importanti, ha portato una ventata di aria evangelica nella Chiesa come comunità, ma non è riuscito a trasferire quest’aria nuova a livello istituzionale, rimanendo impastoiato nei tremendi meccanismi curiali.

Si ha la sensazione e il timore che l’intenzione dei grandi elettori fosse quella di cambiare la facciata impresentabile, ma lasciando le cose sostanzialmente immutate, mandando il papa addirittura allo sbaraglio con il retropensiero del “vai avanti tu che a me scappa da ridere”.

Giunti a questo punto del pontificato o papa Francesco comincia veramente a usare il bisturi o non ne esce vivo. Il bisturi, a mio avviso, si chiama responsabilizzazione dei laici e valorizzazione delle donne. Avverto i deboli di cuore che adesso le sparerò grosse ed assai provocatorie. Uso delle metafore: è tempo che Maria di Magdala, una donna vera, bella, sensuale, affascinante e coraggiosa, assuma un ruolo decisivo nella Chiesa, correndo il rischio financo di risvegliare gli appetiti sessuali dei curiali maschi (meglio questi sani appetiti di quelli insani…). Traditore per traditore, è tempo che Giuda Iscariota torni in pista per soddisfare il suo appetito di potere anticlericale, correndo il rischio di buttare all’aria diverse certezze nelle istituzioni ecclesiali: non bastano i sinodi, ma occorrono democrazia e partecipazione allargate. Bisogna cioè reinterpretare e aggiornare il concetto di chiesa gerarchica e apostolica, sovvertendo certe gerarchie e allargando significativamente l’area apostolica.

Se Gesù aveva il coraggio di dire “i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”, papa Francesco potrà avere il coraggio di dire “i laici e le donne devono essere protagonisti in Vaticano e nella gestione della Chiesa, mettendo un po’ in disparte i signori cardinali e, perché no, anche i signori vescovi e i signori preti”?

Termino con una stupenda provocazione di don Andrea Gallo: «Voi sapete che nella nostra Santa Madre Chiesa, uno dei dogmi più importanti è la Santissima Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. L’amore e la comunione vanno in tutto il mondo, e si espandono. Lo Spirito Santo dice: “Andiamo a farci un giro. Io sono affascinato dall’Africa”.  Il Padre risponde: “Be’, io andrò a vedere il paradiso delle Seychelles. Perché non capisco come mai i miei figli e figlie hanno il paradiso in terra”. Gesù ascolta e non risponde. Allora gli altri due: “Tu non vai?” Gesù: “Io ci son già stato duemila anni fa”. “Non ci farai mica far la figura che noi andiamo e tu rimani”, gli dicono in coro il Padre e lo Spirito Santo. “Va be’, allora vado anch’io”. “Dove vai?” “A Roma”. “Sì, ma a Roma dove vai?” “Vado in Vaticano”. “In Vaticano?”, dicono increduli il Padre e lo Spirito Santo. Gesù risponde: “Eh sì, non ci sono mai stato”».